Nina Maroccolo: Nitrito d’argento

cavalloneve

Giace, latente in giacenza, il Dio numero primo: suono e lavacro.
Quale svilimento, Padre! La giostra sbilenca della comprensione ruggisce nel nitrito di un cavallo: monografia d’aria la cedente ruvidezza linguale? E le vocali soprane?
Quale gola più innocente, dimmi?
Quale destinazione più ecumenica del suono e del lavacro?

Il nitrato d’argento è altro raggiungimento. Una completezza rovesciata.
La chimica si spiega, eppure la maggioranza non comprende il periodico Sistema.
Quale svilimento, Padre! Il Sistema è il sistema: lo viviamo. Lamentiamo diossina, veleno et Paix.
E così – sì, è così: ti tradisce la tavola degli elementi; l’umano “Ti voglio bene” se l’aria d’aria luminescente si beffa di un cavallo felice – incontrandoti.
Il suono muore labiale][ fintobabelico. Justice!

Ma io sfavillo. Non cedo per mancanza di zuccheri.
Mi nuoce il tarlo che imbuca copyright d’autore al mio scrittoio.
Sono il cavallo, la veglia lattea del sonno nell’alveo d’antico lino.
Lo svilimento galoppante, inargentato, pullula tra nevegioia. Non canto: nitrisco cantando.
In vista del Cristo: puledro, pargolo e numero trino.
Prima di Adamo, nello squarcio mattutino d’un inintelligibile atavismo.

Nina Maroccolo, settembre 2009

* Prima di Adamo: libro di Jack London.


26 risposte a "Nina Maroccolo: Nitrito d’argento"

  1. nitrito/nitrato
    preghiera scandaglio
    aspirazione condanna raccoglimento
    (ovvero quel chiedersi e porsi che dà senso alle parole, che non è mai un parlare vano).
    Grazie Nina.
    Abele

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  2. Grazie a te, Abele:-)
    E’ uno scritto breve, essenziale, come può esserlo una preghiera: intima, di puro raccoglimento, riflessiva, eppure giocata su quella differenza tra “nitrito” e “nitrato”… Ancora la Natura e la Scienza a confronto.
    Una preghiera anche denunciataria.
    Ma soprattutto, un grido d’amore. E forse, di rinascenza…

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  3. L’anima come pneuma, soffio capace di contrastare la ineluttabilità della natura: qui avviene attraverso uno degli strumenti dell’anima – per qualcuno identificabile con la stessa essenza dell’anima – il linguaggio che, attraverso il cambiamento di una sola vocale, è capace di operare uno stravolgimento e trasformare la dissoluzione in suono – eterno e vitale suono.
    Ottima e densa prosa poetica che, attraverso la commistione di linguaggio tecnico-scientifico con sintassi e lessico poetici, scardina la caratteristica denotativa del primo e fa diventare l’intero universo uno spazio umano, uno spazio che senza l’Uomo è il nulla, non “sfavilla”.
    Splendido.

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  4. Il testo meriterebbe una vera e propria “esegesi” che non azzardo…
    Non c’è preghiera autentica che non sia al tempo stesso grido interiore ed icona del proprio tempo:

    Quale svilimento, Padre! Il Sistema è il sistema: lo viviamo. Lamentiamo diossina, veleno et Paix.

    …dunque grande autenticità (e stile) …
    con stima,
    Anto

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  5. Mescolanza di temi davvero geniale: la naturalezza spontanea in contrasto alla complessità della scienza, difficile da afferrare (quella “completezza rovesciata”), nel gioco di parole nitrito/nitrato; e ancora la lucentezza e il candore nella gioia dell’animale che s-favilla nella fatica della corsa saltellante, non soffrendo la mancanza di libertà, e, fuori dalla favella, non canta ma nitrisce cantando.

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  6. Cari amici,
    sono davvero incantata dai vostri interventi così profondi, colmi di partecipazione e sentimento. Incantata da quel vibrante “sfavillio” che rende ogni anima / sovr’altra anima.
    E’ la prima volta che mi succede, e lo considero un dono rarissimo.

    Anche lo sguardo è stato così attento nel misurarsi con la molteplicità tematico-prospettica di “Nitrito d’Argento”.

    Sento il bisogno di cor[rispondere] con ognuno di voi.
    Visto la mia lentezza ci vorrà un po’ di tempo. Desidererei che incontraste le mie risposte quando ripasserete da qui – se ripasserete.
    Per ora non posso che dirvi grazie, grazie, grazie!
    Un caro abbraccio.
    *
    PS: chissà Malos… :-)))

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  7. ca’valli e vallette disperse tra gole e golene
    golette di groppi e sgroppate dei fiumi le lunghe catene
    cavalcate
    d’argento i nitriti e salmastri i nitrati
    salati assolati sparati
    el cavo degli occhi tra fini salgemmi e più duri salnitri
    ioduri nitruri i caustici blasoni di una chimica
    copiosa che batte copioni recitati
    a memoria di natura, eco degli zoccoli del primo
    ca-vallo della storia.

    grazie,fernanda

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  8. quale meraviglia!
    “il Dio numero primo”
    come una superba “bestemmia” dimostrarlo di “logica” infinito, ma sempre più “imbucato”, sempre più rarefatto
    (quasi il contrario di un verbo fatto carne)

    Ho avuto il sussulto di stare a sentire il sobboll’io di un crogiolo d’alchimia, d’anima plena (se ci fosse anima e non piuttosto animo, animus d’homunculus vitale, ma questo fa parte della miai eresia di storia personale).

    cmq un lessico amplissimo, un risultato eccellente. estasiata
    complimenti.

    ciao

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  9. Che meraviglia, FERNANDA!!! Un omaggio generosissimo in grande stile.
    Propongo seduta stante un duetto con te:-)
    *
    “Nitrito d’Argento”
    “ca-vallo della storia”

    Si può fare, Abele?

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  10. Una preghiera non è solo una richiesta, ma è anche dedica e omaggio in forma di parole, dove chi prega le offre nella sua personalissima concatenazione, fatta di suoni e di significati.
    Poi, se c’è la luce della Poesia, si trasforma anche in un inno alla vita, che nasce dal profondo e poi galoppa incontenibile.
    Un viaggio, per l’appunto, lungo come la Via Lattea.

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  11. Lo svilimento galoppante, inargentato, pullula tra nevegioia. Non canto: nitrisco cantando.

    Ricacciare indietro lo svilimento, fosse pure cantando un canto stonato, alzando la voce, e la testa, per testimoniare un nitrito di protesta. Chissa’ se ne saremo capaci? E’ questa la prova che ci attende, di questo ci chiederanno conto le generazioni future.

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  12. PHI

    Son tutti andati
    chi per un verso e chi per l’altro
    scontornati di rose e di drappeggi
    baffi rivolti in su, boccucce a cuore
    sedie rigide a fare da spalliera
    e fondali di carta color seppia

    disegnami stasera blu turchino
    numero irrazionale
    rendimi l’eco il peso la misura
    se di coppella in fondere mi sciolgo.
    E d’un calco perfetto
    la conchiglia
    divina_mente armonica
    rivesto.

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  13. spero di leggere sempre parole come queste, con tanta musica, con tanta passione. la ricerca della parola giusta: è la strada maestra che nina segue da sempre.
    chi ama le parole, non può non viaggiare con lei.

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  14. Volentieri! Mi piace moltissimo questo proporre
    riva e ritorno.
    Quando e dove il nostro…mare?

    Abele ha il mio indirizzo email,possiamo sentirci e preparare il nostro
    dia-logo.
    Un grande grazie e aspetto tue nuove.ferni

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  15. ca’valli e vallette disperse tra gole e golene
    golette di groppi e sgroppate dei fiumi le lunghe catene
    i valichi calcati
    d’argento i nitriti e salmastri i nitrati
    salati assolati sparati
    nel cavo degli occhi tra fini salgemmi e più duri salnitri
    ioduri nitruri i caustici blasoni di una chimica
    copiosa che batte i copioni recitati
    a memoria di natura, eco degli zoccoli del primo
    ca-vallo della storia.

    ecco così va un po’ meglio-
    Ci sentiamo Nina-ferni

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  16. @ FERNI_NINA DUET: “quando e dove il nostro mare?”
    Qui, dove è nato?! Ma solo se Abele è d’accordo e lo ritiene opportuno. Altrimenti ci inventiamo… Tu ci sei in FB? Dove ti raggiungo?
    Ti lascio la mia e-mail: PROGETTOATEM@ HOTMAIL.COM (minuscolo).
    Sentiamoci presto. Nitrisco un “Ti voglio bene”:-)
    *
    SIETE TUTTI UNA MERAVIGLIA, creature, creature belle e generose.
    Io non so come farò a rispondere ad ognuno di voi… Nina, il bradipo:-)
    Lo sapevate? Ferni, Margherita, Antonella, Patricia, D.Q., Carmine, Stefano…
    Un bradipo, sì. Elogio della lentezza.
    *
    Come ringraziare se non abbracciandovi idealmente, e per gli auroralici -spero presto!, anche fisicamente – almeno gli alati di Roma.

    @ Cristina, testo di gran classe e di cuore, amica mia sensibilissima; e Gaja, Enzo, Laura, compagni d’avventura e di progetti! Voi conoscete eccome il mio vizio… Mi sopportate, insomma:-)

    Questo inno alla vita è per TUTTI VOI intervenuti, e non solo. E qui rispondo subito a LAURA. Ogni tua parola è anche la mia. Riporto quanto hai scritto:
    “Ricacciare indietro lo svilimento, fosse pure cantando un canto stonato, alzando la voce, e la testa, per testimoniare un nitrito di protesta. Chissa’ se ne saremo capaci? E’ questa la prova che ci attende, di questo ci chiederanno conto le generazioni future.”

    <3<3<3

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  17. Grazie Abele. Occorrerà un po’ di tempo… Però io e Ferni torneremo con il nostro carico d’amore.
    Un carissimo abbraccio: questa dimora è zen:-)
    Soprattutto, necessaria.
    Namastè

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  18. La preghiera non giace, pur con un corpo preda dello sfinimento. Ritrova la chimica della mutazione. Per suo tramite si può invocare l’altro da sè oppure esserlo. La preghiera ha bisogno di suoni e movimenti. Deve raffigurarli. Il tuo corpo, Nina, qui si fa preghiera, le tue parole la chimica dell’ascolto. Ne hai trovato la formula e noi la sperimentiamo in questi commenti.

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  19. @ PASQUALE: ecco un altro commento bellissimo… grazie, e-vento:-)
    E’ vero: la preghiera non può giacere inerte, non può tacitarsi, né trattenersi nell’immobilità. La prece galoppa, malgrado lo sfinimento e lo svilimento. Assume un corpo, un canto, un dinamismo inarrestabile, a partire da quel Dio numero primo. Il cavallo è anche il primo cavallo della storia, nel mio immaginario. Fernirosso ha colto questo particolare in modo esemplare, infatti.

    Diventerà, forse, qualcos’altro, per legge di trasmutazione o, come tu affermi, “chimica della mutazione”: due concetti comunque differenti.
    Di fatto, natura, scienza e Dio a confronto – in così poche righe – non avrei mai creduto che fossero accolti con tanto entusiasmo e generosità di opinioni.
    Un caro abbraccio!

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  20. la prece crepe di strepiti m’apre
    in abissati cieli d’onde amare
    e pietre e pietre tratt’es_tratte pare
    d’inferno – come selenita riapre

    ferit’inferta d’altro lato in canto
    sospeso sceptiqua nescienza sciente
    di ché la cosa farsi sente – dissente
    frangent’attimo – luna – sogn’infranto

    d’unica mente doppia nata dura
    natura mal esser e stremo pura
    d’es – tremo – d’est remo d’esse

    vagante sorge son sonoro dotto
    con (folle babel) d’ali di sotto
    in su di me che son altro n’elesse

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  21. Caro Giò,
    è come se col tuo sonetto tu avessi riassunto i miei scritti, commentandoli con questa poesia che, a sua volta, riassume il nostro Duet sorgivo/sonoro ][ attraversando l’altro mio racconto “Malestremo” – e il tuo: “M’ell’onta tau_t’alogica”.
    Hai circumnavigato di grazia [o inquietudine] ossimorica, i nostri elaborati, le nostre interiorità e ossessioni – viaggiando tra parole scultoree, una preghiera divenuta “crepe di strepiti” che in te spalanca strani e strenui, asciutti “cieli d’onde amare”…

    Oggi, forse per eccesso di stanchezza, il mio cavallo stenta a raggiungerti, non riesce a cavalcare ché tuo passo è velocissimo. Resta indietro senza afferrare le tue briglie.
    Fa che possa galoppare al tuo fianco. Altra prece, affinché la tua parola voli, e non ci lasci soli…
    Namastè

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  22. Ciao Nina e Teq, mi son permesso di copiare il vostro duetto da Nazione Indiana:

    SORGE SONORA
    di Nina Maroccolo

    piove━━━━━━━━━━━
    sorge sonora
    la parola-goccia a
    goccia ][ distillata
    acquamarina ]
    sia ermetica saggezza
    in corpo eloquente━dita sorde
    tambureggiano ore
    l’incavo corpo ][
    sepolcro ]
    divida l’urna a metàtace la parte sottostante
    vulnerabile [ sé
    del corpo civile ][
    ministero di buona
    maniera e
    contenimento ]
    che il silenzio osserva
    e la parola non
    prescrive
    dove il bene━ essere
    [ sia ]
    avanguardia d’una
    perturbazione
    vento indomito
    su tutti i mari━━━━━━━“le principesse conoscevano già il labirinto, ma davanti agli occhi di tutti: era uno spiazzo per la danza”
    (Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia)

    “che cosa è la danza e cosa dei passi possono significare?”
    (Paul Valéry, L’anima e la danza)

    dono per dono
    di Giovanni Campi

    se òrge son or danze in frali dèdali
    di nebulose: nodi sian di nido
    ch’avvolgo e svolgo ] cune [ come d’ali
    al volo pronte – donde l’onde annido

    smarrito e riannodo dono per dono
    perdend’approdo e deriva – sconnessa
    arena ad esso teatro dal sono
    deserto ] soffio [ l’avita sommessa

    parola – primi geni tu – or li grido!
    guscio da franto qual s’è o fu sé o ] sia [
    d’embrione ché sarà ricam che trama

    se dentro-c’esce-fuori-centro – strido
    io d’astri in nomi nati – padri pria
    che figli – e re – ] sia conchiglia [ – (sol)chi ama

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  23. Una pagina bellissima.

    Un testo di rara e profonda bellezza, sensibilità. Nina è bravissima, unica.

    I commenti a seguire, uno più interessante dell’altro, mi fanno sentire microscopica e fortunata insieme… in questo momento vorrei possedere una criniera sfolgorante e (agitandola) lanciare a tutti un hihhiiiihiiii riconoscente.

    Doris

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