Mi riferisco a me stesso
quando penso è avviata
male l’umanità
probabilmente peggio
e se al pensiero segue la detonazione
alla detonazione segue
la ricostruzione
non ti ricordi di aprire
gli armadi
far uscire gli scheletri a passeggio.
Mi riferisco a me stesso
quando trovo ingiusta
la mia vita sospinta
da quello che m’inducono a desiderare
nella sofferenza che non tutto
si potrà avere
come sobillano all’orecchio
e mi dicono di resistere
mentre una parte esiste
e resiste sulla tua fine.
Mi riferisco a me stesso
quando devi sottostare
perché la vita ha i suoi
passaggi e li devi assaggiare
e se qualcosa intasa
la gola e ti strozza
dicono che dovevi metterlo
in conto come quando sbatti
contro il muro con la macchina
a cento all’ora come a cinquanta.
Mi riferisco a me stesso
quando penso quello
che mi dicono
e mi dicono quello che pensano
possa impinguarli
fino al trabocco sordo
e non mi sento pensare
ad alta voce
proferire il naturale disgusto
ferire ogni dio.
Mi riferisco a me stesso
quando sgomina lo sguardo
la pelle a brandelli
le vene del collo esplose
nei giorni in cui ci si brucia
e ci s’impicca prima
della fine della disponibilità
dei mezzi per potersi anche uccidere
e un battito di ciglia sbaraglia
cambia canale profuma l’odore.
Mi riferisco a me stesso
quando pensi alla felicità
se pur mai incontrata
la tieni stretta allontanando
e temendo un contagio
schivi ogni parte che pare
infelice senza sapere
perché tieni stretto ogni
tuo avere
e non senti doveri.
incisiva, ben scritta, ottima composizione poetica..
r.m.
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Bella poesia civile, riferirsi a se stesso e gurdarsi come se si fosse un altro.
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mi piace come sono stati tagliati alcuni periodi, senso di sdegno in saturazione. certo, quando si riesce a riferirsi a se stessi come si farebbe con l’Altro, allora si diviene “civili”.
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Interessante il dialogo io-tu che si articola con destrezza senza alcuna pietà, vi sono amputazioni…
“della fine della disponibilità
dei mezzi per potersi anche uccidere
e un battito di ciglia sbaraglia
cambia canale profuma l’odore.”…
che richiedono tempo per essere assorbite, la chiusa è devastante.
L’ho molto apprezzata,
un saluto Tiziana
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in questo ri-ferirsi, leggo l’ostinazione coraggiosa di combattere la battaglia persa in partenza contro gli scheletri “umani troppo umani” che abitano tutti gli armadi. la voce intensa e sincera che ti riconosco supera financo la mia personale avversione per l’anafora. e come disse bob mould parecchi anni addietro: “qualsiasi rivoluzione deve iniziare in bagno, preferibilmente davanti allo specchio.”
: )
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Reblogged this on lapoesiacheserve and commented:
L’io duplice dell’uomo, la drammatica e a tratti rassegnata dicotomia tra se stessi e il mondo, e’ il fulcro di questa poesia di Maurizio Manzo. La consapevolezza di trovare ingiusto una vita sospinta “da cio’ che m’inducono a desiderare” e l’impossibilita’ di sottrarsene.
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Grazie a Roberto, Giancarlo, Alessandro, Tiziana, Maloser e Paola per l’attenzione e la lettura e un un caro saluto anche ai “mi piace”. 🙂
mm
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