Maurizio Manzo – Mi riferisco a me stesso: se può bastare

Mi riferisco a me stesso
quando penso è avviata
male l’umanità
probabilmente peggio
e se al pensiero segue la detonazione
alla detonazione segue
la ricostruzione
non ti ricordi di aprire
gli armadi
far uscire gli scheletri a passeggio.

Mi riferisco a me stesso
quando trovo ingiusta
la mia vita sospinta
da quello che m’inducono a desiderare
nella sofferenza che non tutto
si potrà avere
come sobillano all’orecchio
e mi dicono di resistere
mentre una parte esiste
e resiste sulla tua fine.

Mi riferisco a me stesso
quando devi sottostare
perché la vita ha i suoi
passaggi e li devi assaggiare
e se qualcosa intasa
la gola e ti strozza
dicono che dovevi metterlo
in conto come quando sbatti
contro il muro con la macchina
a cento all’ora come a cinquanta.

Mi riferisco a me stesso
quando penso quello
che mi dicono
e mi dicono quello che pensano
possa impinguarli
fino al trabocco sordo
e non mi sento pensare
ad alta voce
proferire il naturale disgusto
ferire ogni dio.

Mi riferisco a me stesso
quando sgomina lo sguardo
la pelle a brandelli
le vene del collo esplose
nei giorni in cui ci si brucia
e ci s’impicca prima
della fine della disponibilità
dei mezzi per potersi anche uccidere
e un battito di ciglia sbaraglia
cambia canale profuma l’odore.

Mi riferisco a me stesso
quando pensi alla felicità
se pur mai incontrata
la tieni stretta allontanando
e temendo un contagio
schivi ogni parte che pare
infelice senza sapere
perché tieni stretto ogni
tuo avere
e non senti doveri.


7 risposte a "Maurizio Manzo – Mi riferisco a me stesso: se può bastare"

  1. Interessante il dialogo io-tu che si articola con destrezza senza alcuna pietà, vi sono amputazioni…

    “della fine della disponibilità
    dei mezzi per potersi anche uccidere
    e un battito di ciglia sbaraglia
    cambia canale profuma l’odore.”…

    che richiedono tempo per essere assorbite, la chiusa è devastante.

    L’ho molto apprezzata,
    un saluto Tiziana

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  2. in questo ri-ferirsi, leggo l’ostinazione coraggiosa di combattere la battaglia persa in partenza contro gli scheletri “umani troppo umani” che abitano tutti gli armadi. la voce intensa e sincera che ti riconosco supera financo la mia personale avversione per l’anafora. e come disse bob mould parecchi anni addietro: “qualsiasi rivoluzione deve iniziare in bagno, preferibilmente davanti allo specchio.”
    : )

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  3. Reblogged this on lapoesiacheserve and commented:
    L’io duplice dell’uomo, la drammatica e a tratti rassegnata dicotomia tra se stessi e il mondo, e’ il fulcro di questa poesia di Maurizio Manzo. La consapevolezza di trovare ingiusto una vita sospinta “da cio’ che m’inducono a desiderare” e l’impossibilita’ di sottrarsene.

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