se natale è questo albero di morte
allora appenderemo ciò che resta ai fili
ma sarà bucato ogni nostro sguardo
saprà di polvere e di sangue
ogni fiore che sbuca dal cemento e dall’asfalto
tumefatto il corpo eretto a indice di bene e valore universale
un mucchio di fiamme e di catene
per strangolare sradicare e ancora ammazzare
ammazzare
A volte si discute dell’inutilità delle parole davanti a certi fatti…ti chiedi anche a cosa possono servire, a chi possono servire…poi capita qualcosa che va oltre, ti si sofferma in testa, ripete costantamente una morsa allo stomaco…aspetti che passi, così come un temporale che però non passerà…allora ti accorgi dell’importanza, anche, di cercare di scrivere poesie.
“appendere i nostri figli / come ai fili ”
lavarcene le mani o piuttosto girare il viso quello che facciamo
o come pecoroni aspettare che tutto passi, se va e passa, se va.
coraggiosa e priva di fronzoli retorici. però il “noi” gli conferisce un tono un po’ predicatorio (voluto? pensandola in prima persona singolare – “provo ad appendere i miei figli” – comunica più forte e più diretta). poi troppi “come” per il mio sentire e anche l’anafora che non.
insomma, stasera non me ne va bene una!! …mi perdoni?
: )
Certo che ti perdono :))) e ti ringrazio anche.
Forse si’, avrei potuto appenderci solo mia figlia a cui mentre scrivevo questa mia provavo a spiegare cosa stesse succedendo a Gaza. Il tutto comunque mi e’ stato ispirato da quanto succedeva nel frattempo su FaceBook, in cui “noi” eravamo li’ a cliccare… ( pero’ un po’ mi mi piace, si’… 🙂
Semplice, piena di spunti e significati come al tuo solito Abele. Abbiamo ridotto tutto il nostro poter fare qualcosa a gesti insignificanti, non riuscendo più a dare il giusto peso alle tragedie che ci circondano. Ci lasciamo scivolare tutto addosso, sperando passi tutto da sé, come passa un temporale.
mammamia, Abele, in sette bellissimi versi, hai messo il mondo!
emozionata ti abbraccio
cri
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grazie.
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Dimenticavo: complimenti alla piccola grande Sophia.
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con tristezza, un abbraccio..
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Bellissimi, incisivi versi che non chiudono alla speranza, malgrado i bambini appesi ai fili degli arcobaleni ( povera pace, povero mondo….)
Narda
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se natale è questo albero di morte
allora appenderemo ciò che resta ai fili
ma sarà bucato ogni nostro sguardo
saprà di polvere e di sangue
ogni fiore che sbuca dal cemento e dall’asfalto
tumefatto il corpo eretto a indice di bene e valore universale
un mucchio di fiamme e di catene
per strangolare sradicare e ancora ammazzare
ammazzare
ammazzare
Grazie Abele.
f
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Una ferita che purtroppo in tanti vogliono mantenere aperta
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A volte si discute dell’inutilità delle parole davanti a certi fatti…ti chiedi anche a cosa possono servire, a chi possono servire…poi capita qualcosa che va oltre, ti si sofferma in testa, ripete costantamente una morsa allo stomaco…aspetti che passi, così come un temporale che però non passerà…allora ti accorgi dell’importanza, anche, di cercare di scrivere poesie.
mm
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grazie!
Abele
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Poche, essenziali, parole per una grande, immane, tragedia.
Rosaria
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“appendere i nostri figli / come ai fili ”
lavarcene le mani o piuttosto girare il viso quello che facciamo
o come pecoroni aspettare che tutto passi, se va e passa, se va.
Essenziale, anzi scarnificata, efficace, bella.
un caro saluto
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coraggiosa e priva di fronzoli retorici. però il “noi” gli conferisce un tono un po’ predicatorio (voluto? pensandola in prima persona singolare – “provo ad appendere i miei figli” – comunica più forte e più diretta). poi troppi “come” per il mio sentire e anche l’anafora che non.
insomma, stasera non me ne va bene una!! …mi perdoni?
: )
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Certo che ti perdono :))) e ti ringrazio anche.
Forse si’, avrei potuto appenderci solo mia figlia a cui mentre scrivevo questa mia provavo a spiegare cosa stesse succedendo a Gaza. Il tutto comunque mi e’ stato ispirato da quanto succedeva nel frattempo su FaceBook, in cui “noi” eravamo li’ a cliccare… ( pero’ un po’ mi mi piace, si’… 🙂
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Semplice, piena di spunti e significati come al tuo solito Abele. Abbiamo ridotto tutto il nostro poter fare qualcosa a gesti insignificanti, non riuscendo più a dare il giusto peso alle tragedie che ci circondano. Ci lasciamo scivolare tutto addosso, sperando passi tutto da sé, come passa un temporale.
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Grazie, Fernando, proprio cosi’…
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