7 risposte a "Augusto Benemeglio: Joyce e Svevo s'incontrano a Trieste"
Grazie tante ad Augusto per questa lettura stimolante e coinvolgente dell’amicizia di Joyce e Svevo, due autori che stanno a cuore a molti di noi. Per quanto mi riguarda, ho passato un bel fine settimana a Trieste in cerca di tracce, luoghi del loro errare (li ho sempre immaginati gran camminatori, sia pure tra un caffé e l’altro). Vorrei aggiungere che Svevo e la moglie, Livia, hanno aiutato economicamente i Joyce durante la loro permanenza a Trieste. A quanto sembra, Livia aveva offerto a Nora Joyce un lavoro da domestica a casa sua pur non sentendosi molto a proprio agio con Nora, che si vestiva in maniera “provocante” per i tempi. Vi consiglio anche questa testimonianza della figlia di Svevo: http://www.minimaetmoralia.it/wp/svevo-joyce-storia-di-unamicizia/
Questo piccolo pdf ha avuto la capacità non da meno di riportare in vita gli uomini non solo gli artisti. Artisti da culto, in cui una parte ancora vitale della nostra lettura chiede di più. Davvero un bel regalo, grazie.
Caro Abele, amico mio, io ci ho ricamato su una storia un po’ sui generis, ma quell’amicizia fu davvero “fondamentale”, soprattutto per la nostra letteratura,
che con Svevo si svecchiò di colpo, ma credo che anche Jimmy – come giustamente sottolinei tu – se ne sia giovato. Credo che debba moltissimo( come uomo, come amico, come punto di riferimento per tutte le sue successive scorribande) all’impiegato Ettore Schmitz, metà tedesco, metà ebreo, comunque triestino fin nelle midolla, e alla bellissima fastosamente bianca e ventosa città di Trieste, una di quelle che ho amato di più, pur rimanendoci solo per qualche mese, nel corso della mia vita marinara.
Un abbraccio
Augusto
Che bello, ritrovare Augusto (e i suoi scritti), Svevo, Joyce e anche Trieste. Mi piace il tono dissacrante che Augusto ha usato per scrivere una pagina dove i fili di casualità, amicizia, letteratura, complessi, sogni e disillusioni s’ intrecciano attorno al “piatto” della vita con le sue normalità. Toccando un po’ tutti i punti chiave, perfino la voglia di nascondimento del caro Ettore dopo aver conosciuto la fama. Mi è sempre stato caro “Zeno”.
Grazie tante ad Augusto per questa lettura stimolante e coinvolgente dell’amicizia di Joyce e Svevo, due autori che stanno a cuore a molti di noi. Per quanto mi riguarda, ho passato un bel fine settimana a Trieste in cerca di tracce, luoghi del loro errare (li ho sempre immaginati gran camminatori, sia pure tra un caffé e l’altro). Vorrei aggiungere che Svevo e la moglie, Livia, hanno aiutato economicamente i Joyce durante la loro permanenza a Trieste. A quanto sembra, Livia aveva offerto a Nora Joyce un lavoro da domestica a casa sua pur non sentendosi molto a proprio agio con Nora, che si vestiva in maniera “provocante” per i tempi. Vi consiglio anche questa testimonianza della figlia di Svevo:
http://www.minimaetmoralia.it/wp/svevo-joyce-storia-di-unamicizia/
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commenterò dopo aver letto, per ora, da figlio eretico dell’eretico joyce, un plauso all’Autore..
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Questo piccolo pdf ha avuto la capacità non da meno di riportare in vita gli uomini non solo gli artisti. Artisti da culto, in cui una parte ancora vitale della nostra lettura chiede di più. Davvero un bel regalo, grazie.
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vero!
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Caro Abele, amico mio, io ci ho ricamato su una storia un po’ sui generis, ma quell’amicizia fu davvero “fondamentale”, soprattutto per la nostra letteratura,
che con Svevo si svecchiò di colpo, ma credo che anche Jimmy – come giustamente sottolinei tu – se ne sia giovato. Credo che debba moltissimo( come uomo, come amico, come punto di riferimento per tutte le sue successive scorribande) all’impiegato Ettore Schmitz, metà tedesco, metà ebreo, comunque triestino fin nelle midolla, e alla bellissima fastosamente bianca e ventosa città di Trieste, una di quelle che ho amato di più, pur rimanendoci solo per qualche mese, nel corso della mia vita marinara.
Un abbraccio
Augusto
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Che bello, ritrovare Augusto (e i suoi scritti), Svevo, Joyce e anche Trieste. Mi piace il tono dissacrante che Augusto ha usato per scrivere una pagina dove i fili di casualità, amicizia, letteratura, complessi, sogni e disillusioni s’ intrecciano attorno al “piatto” della vita con le sue normalità. Toccando un po’ tutti i punti chiave, perfino la voglia di nascondimento del caro Ettore dopo aver conosciuto la fama. Mi è sempre stato caro “Zeno”.
Doris
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