Prima di tutto era la gioia di neve
l’improvviso stupore del ghiaccio
nel contatto gelido
era la corolla a invocare il bocciolo
il nettare a contemplare la sostanza.
Prima di tutto era l’assenza straripante di colori
era l’insieme riassuntivo dei teoremi
la grazia nascente di un batterio
nel primitivo pulsare di elementi.
Prima di tutto era un nome
senza nome
l’impronunciabile antimateria
che declinò in polvere
autografata da uno zero.
Prima di tutto era la fiamma
che bruciava lenta senza sapere
la matrice che coniò il primo stampo
Era la gestazione di un seme
un agguato teso alle sorgenti del sole
un sogno dentro al sogno
una lotta sovrumana contro il tempo.
*
Poi venne… la Separazione dal Sogno
Qui vi è il margine di separazione
dal Sogno
che il silenzio oltrepassa sulle punte
e un librarsi d’ali spinge nel vento
come tempio sospeso tra nubi
con l’arcata che pende dal cielo
e arcobaleni finemente illustrati
quali nicchie di un abside esterno
che l’andar via sottile dei corpi
lo svestirsi degli abiti
in un soffio di voliera azzurra
rende la gabbia possibilmente semichiusa
sulla zona d’ombra di un micro-universo
e gli uccelli in suoni convulsi
eseguono melodie incendiate
a ritmo crescente.
Potremmo salpare qui dove le sponde
di muschio bianco videro le gondole
migrarsi oltre l’Oceano della Scienza
perduto sulle scie d’incenso!
***
Rosemily Paticchio. Poetessa leccese, esordisce in campo letterario nel 2012 con la pubblicazione della raccolta poetica “Prima che i germi”, nell’ambito del volume antologico “Retrobottega 2” (CFR Edizioni), con saggio critico di Gianmario Lucini, e successivamente con il libretto di poesie “Incipio” per la collana Coincidenze di Arca Felice Edizioni, a cura di Mario Fresa. Negli ultimi anni ha pubblicato suoi componimenti in varie antologie di Perrone Editore e partecipato a concorsi letterari, vedendo pubblicate alcune poesie nelle relative raccolte antologiche; altre sono state selezionate e pubblicate nell’ambito dei Premi “Verba Agrestia 2011” (Lietocolle) e “Dal manoscritto al libro 2010” (Perrone). Alcuni suoi contributi poetici sono apparsi su riviste letterarie, blogs e spazi on line dedicati alla poesia. Ha pubblicato racconti sulla rivista per ragazzi “Un due tre stella” (Lupo ed.) e collaborato con artisti operanti sul territorio locale, curando i testi creativi di mostre fotografiche e installazioni.
*
Rosemily Paticchio, Incipio, Edizioni L’Arca Felice
“La scrittura di Rosemily Paticchio è percorsa da una scansione magmatica nella quale la parola cede alla stupefatta rilevazione di un mondo insolito e misterioso, gonfio di sorprese e di trasalimenti. È una poesia che assembla immagini nervose e instabili, sempre in-certe tra il sogno e la concretezza: il suo fondamento è, infatti, l’irrequietezza di una pulsione continuamente metamorfica, pronta al continuo sovvertimento degli ordini e a una registrazione ansio-sa e frantumata degli eventi.”
Dalla prefazione di Mario Fresa
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Nota di lettura di Annamaria Ferramosca
Rosemily Paticchio appartiene alla schiera dei giovani che scelgono con decisione di opporsi alle derive dell’oggi. Di farlo contrastando l’indifferenza e la superficialità diffuse, percorrendo vie sentite come più autentiche e prossime all’umano, come per Rosemily è la scelta della ricerca profonda sul sé e sul mondo attraverso l’epifania della Poesia.
Rosemily dunque detta il suo inizio, con l’esplicito titolo “Incipio”, in una bella plaquette della Collana Coincidenze di arte-poesia curata da Mario Fresa, che ne fa anche un’ illuminante prefazione. E come spesso accade nelle opere di esordio, appare subito l’incontenibile tensione ad abbracciare e insieme voler condividere tutto l’universo delle proprie sensazioni e intuizioni, che qui si affollano in un’offerta appassionata e magmatica. Si tratta di forte densità di pensiero distribuita in dieci componimenti, dove la visione dell’esistere presenta il proprio incipit, appunto, come un’apertura di sipario inattesa, una specie di esplosione creativa, poi si snoda felice dell’approdo alla parola, ma pure a tratti dolorosa per la consapevolezza della nostra fragilità e per echi esistenziali.
La giovane autrice vuole che si entri nel suo mondo interiore come in un tempio e dunque decide di aprirne le porte con toni alti, quasi solenni, accompagnando il lettore lungo un dromos di rutilanti visioni. Già il testo iniziale infatti descrive una sorta di big bang da cui sorge un mondo primigenio con scene di vita nascente e di tempo-spazio che si schiude, infinito. Visionarietà che si fa via via prepotente assumendo toni quasi profetici , a volte sul bordo rischioso dell’incomprensibile, e procede sottolineando il canto con un lessico volutamente straripante di aggettivazioni , come a sottrarre il respiro. Questa scelta di un linguaggio così cangiante sembra obbedire all’esigenza di dare forza al proprio pensiero poetico, che pure si mostra come continua riflessione sul senso del tutto,incessante interrogazione soffusa di amarezza per l’assenza di consolanti risposte all’enigma.
Echi classici e a volte rilkiani – l’autrice ha formazione classica e un lungo kilometraggio di letture poetiche alle spalle- illuminano il passo di una poesia che cerca con ansia quell’”anima assetata di cristallo”, metafora di un progetto di rinascita, frugando nell’universo del sensibile e dell’ultrasensibile, tra “membrane e particelle” e “fiori di campo” , addentrandosi fin nel tessuto primordiale dello spazio-materia e nelle trame oscure della mente. Il viaggio attraversa sentieri onirici immersi nella natura amatissima, anima mundi che indica salvezza e pacificazione, ma ha pure lampi di dolorosa consapevolezza delle macerie del mondo attuale.
La scrittura si snoda con un andamento sintattico lungo e, come già detto, un lessico volutamente letterario percorso da ritmi classici, ricordi perfino omerici:” come vidi che effimero e temporaneo …” E sapiente appare, come una dichiarazione di poetica, l’ultimo testo autografo dell’autrice, con il suo forte richiamo al primo dovere del poeta, quello di ”scavare più a fondo”. Ne deriva spontaneo l’augurio all’autrice di continuare nella sua appassionata ricerca di autenticità, nel nitore della parola poetica.
Di grande suggestione ed empatia con i testi, le artistiche fotografie di Rossella Venezia.
Roma, 16 febbraio 2013 A.F.
http://glucaconte.blogspot.it/2013/03/in-bilico-tra-reale-e-sogno-incipio-di.html
http://transitipoetici.blogspot.it/2013/02/rosemily-paticchio-e-il-suo-incipio.html
http://elina11.wordpress.com/2013/02/28/incipio-rosemily-paticchio/
Una plaquette davvero pregevole, che ri-compone l’origine/il sogno affidandosi a una tavolozza fresca di immagini e colori e a un ritmo cadenzato; attraverso una “ricerca profonda sul sé”, come sottolinea Annamaria Ferramosca nella sua nota puntuale e illuminante. Complimenti a Rosemily Paticchio, un esordio molto promettente che rivela una cifra stilistica matura e consapevole.
Abele
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Grazie per aver proteso l’ascolto alla mia voce poetica, per averne colto nitidamente il flusso, i colori, le immagini e soprattutto…spero di aver trasmesso un senso autentico!
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ma che bella “voce poetica” possiede l’Autrice che nn conosco ma che cattura attenzioni e fascinazioni..
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Una poesia interessante, sempre in procinto di rivivere l’attimo iniziale, quando l’essere era uno, e come in una sua primavera esplode in particelle e colori, e quest’attimo è come se rimanesse sempre fisso nella sua memoria.
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Grazie a voi tutti e a Giancarlo per aver colto l’infinito stupore di quell’attimo!
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piccolo refuso nella mia nota:” per echi esistenziali”
ringrazio Abele, ormai anche talent-scout di poesia, per la diffusione.
e teniamo d’occhio la promettente Rosemily!
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Corretto. Grazie per la nota critica, Annamaria!
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