Cristina Bove: Quando… Come…

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Quando si perse sorvolando
dalle cime dei tetti
una platea di giardinetti incolti

i mimi s’intrattennero sbirciando
ore di campanile e stonature bronzee
scandire le mezz’ore
il bubbolare monocorde dell’assiolo
__sua principale esternazione
inalberare cose d’intelletto__
che non sono per quelli come lei
dediti a far passare le giornate
in cambio di minuti.

C’è una dimenticanza a dimezzarla
e tra le due metà
l’occhio benigno che registra un film
__attori comprimari
se non fosse che lei vive di frodo__
nel fare appello all’emancipazione.

Ma la tradisce la sua riluttanza
__la verità l’inchioda senza scampo
a sentirsi ridicola__
vorrebbe essere morta eppure cede
ogni volta che un fiato la reclama
al proprio vano
intestardito vivere

*

Come cessare d’inventarsi vivi

Due ore, poco più
sufficienti a smorirsi
ad aggrapparsi alla ragione
vederli controluce i fiati
emettere vocali anelli fumo

inconsistente verità
che tutti presumiamo di conoscere
ma che non è mai una
centomila o nessuna
ed ecco il punto diventare cerchio

non è il possesso dei pensieri a fare il savio
la dispersione del controllo esige
qualità sovrumane, il tentativo
nella fisicità che assedia
finisce per confondere le idee

dico di me che sono
ma che bisogno avrei di ribadirlo
se fossi certa della mia esistenza?
i colori del mondo
e un io daltonico

dell’immedesimarsi in questo limite
accogliersi frammento
defilarsi dai soliti registri abbandonando
le tastiere degli organi
alla sonorità di canne in dissolvenza

(inediti)


16 risposte a "Cristina Bove: Quando… Come…"

    1. un regalo leggere Cristina, il taglio esatto delle parole e le riflessioni che fanno fare
      ci sono passaggi da tenere, da ripercorrere profondamente, come per accogliersi infine
      grazie
      elina

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  1. C’è una sottile ricerca dell’io, del voi, del noi dolorosi e c’è, malgrado tutto, un intestardito vivere per questi crocifissi dalla verità. E ti proietti dall’io all’universale coscienza con uno stile tuo tipico, sintetico e addensato.

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  2. il passaggio chiave (o almeno quello che mi s’è marchiato a fuoco in mente) è “dico di me che sono / ma che bisogno avrei di ribadirlo / se fossi certa della mia esistenza?”? in questo senso il filo che unisce le due liriche è quello dello smarrirsi/smorirsi di parole: da un lato c’è il fiato (parola/respiro) che m’ha richiamato i fumetti, dall’altro le canne e il fumo (siamo drogati di vocali-zzazione) assieme al superamento del dire mediante il non detto (non a caso, forse, i mimi). particolare poi, la sonorità in dissolvenza della chiusa, che sembra suggerire una perdita di fisicità sottesa all’inconsistenza della narrazione. il quando e il come “stiamo essendo” diventa così il pre-testo per defilarsi e parcellizzarsi alla vita, quasi a perseguire un ragionamento paradosso che affermi: “io frammento per trovare la verità”.

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    1. Malos! hai colto molto, ma proprio molto, della mia costante incertezza.
      ma se lo hai colto vuol dire che anche tu l’avverti, che “siamo drogati” di desiderio di verità e completezza.
      simpatico il riferimento al fumo… mi sento fatta spesso, di parole, immagini, frammentazioni emotive che non riesco a controllare.
      ma in fondo se non fosse così, forse mi drogherei realmente…
      la perdita della fisicità, dici, ed è così che avverto me stessa, oppure vorrei esserlo, senza corpo, una mente pensante, un’anima, forse…
      Grazie!

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  3. c’è il limite, anche dell'”io daltonico”
    un interrogarsi quasi prendendo ogni singolo frammento ad atomo di un che di cosmico
    e per fortuna, anche per la poesia, che “eppure cede/ogni volta che un fiato la reclama”..

    un grazie e Buona Pasqua!

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    1. cara Margherita, a volte sembra di vedere tutto in bianco e nero, con una intensità che fa desiderare almeno il grigio…
      respiro piano, finché torna il colore, il verso che tramuta il dolore in una respirazione profonda, in un verso che allevia lo smarrimento della mente.
      grazie, e buona Pasqua anche a te!

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      1. arrivo in ritardo (saro’ ancora per qualche giorno in un paesino sperduto senza internet…) ci tenevo a salutare tutti e Cristina in particolare. Mi piacciono molto questi suoi inediti, questo suo continuo riflettere sullo scrivere sempre piu’ raffinato, intrigante e profondo.
        un abbraccio
        abele

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