Orestiade pasoliniana. Un ex-libris di Roberto Matarazzo e una piccola nota di Pasquale Vitagliano

Io sono una forza del Passato. Solo nella tradizione è il mio amore.  Vengo dai ruderi, dalle chiese, dalle pale d’altare, dai borghi abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,  dove sono vissuti i fratelli. Giro per la Tuscolana come un pazzo,  per l’Appia come un cane senza padrone. O guardo i crepuscoli, le mattine  su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo, come i primi atti della Dopostoria, cui io assisto, per privilegio d’anagrafe, dall’orlo estremo di qualche età  sepolta. Mostruoso è chi è nato dalle viscere di una donna morta. E io, feto adulto, mi aggiro più moderno di ogni moderno  a cercare fratelli che non sono più.

Pier Paolo Pasolini

2312 - eschilo - pasolini

Nella fortunata collana editoriale, SCRITTORI TRADOTTI DA SCRITTORI, della Editrice Einaudi di Torino, poi riproposta dalle Edizioni dell’Unità, trova collocazione la ORESTIADE di Eschilo tradotta da Pier Paolo Pasolini negli anni ’60.

Testo di rara fascinazione che ha bucato tempo e spazîo come i veri grandi classici della storia delle idee, il testo curato da Pasolini, dona limpidezza e freschezza allo scorrere delle pagine costituenti la tragedia, con un uso linguistico teso a superare la stessa composizione riproponendola quale sorta di opera novella generata da antiche radici ma donandole modernità nel contemporaneo.

Non oso, nella maniera più assoluta, giudicare, da profano e non addetto ai lavori, la qualità di questa traduzione pasoliniana in comparazione con altre traduzioni, ma ciò che mi preme sottolineare è rimarcare il possibile senso della riproposizione di opera che può (e deve) figliare nuove espressioni del fare umano: ed è ciò che, da anni, inseguo nel mio personale peregrinare nei meandri dell’operare alieno.

L’Ex Libris da me elaborato per il testo della Orestiade, Testo a fronte: Eschilo/Pasolini, piccolo foglio timbrico applicato a partizione in bianco del libro, vorrebbe essere segno tangibile di opera che genera opera, l’insieme generante ulteriore prova ideativa.

Per ultima considerazione sottolineerei la importante nota del traduttore al libro scritta con civilissima intelligenza dal civilissimo Pasolini.

Roberto Matarazzo

L’Orestea è l’ultima trilogia di Eschilo. Nell’Agamennone Clitennestra uccide il marito reduce da Troia, reo di aver sacrificato la figlia Ifigenia immolata alla dea per la vittoria, ed Oreste nelle Coefore si vendica uccidendo la madre e il suo amante, Egisto. Nell’ultima tragedia, le Eumenidi, le Erinni vendicatrici lo inseguono, Oreste si rifugia nel tempio di Atena sull’Acropoli. Qui la dea fonda il tribunale dell’Areopago per il giudizio finale. Oreste viene alla fine assolto ed Atena chiede alle Erinni di farsi protettrici della città di Atene e garanti della pace civile, quindi Eumenidi, cioè “benigne”. La trilogia traccia il passaggio dalla società arcaica permeata da un senso di religiosità oscura e violenta ad una società moderna fondata sulla certezza del diritto dell’Areopago.

Pasolini cominciò a tradurre l’Orestiade su richiesta di Vittorio Gassman per un suo lavoro teatrale. E di fronte allo scontro tra passato e modernità, che è il tema centrale della tragedia di Eschilo, Pasolini emotivamente si schiera con Clitennestra, anticipando le re-interpretazioni recenti della tragedia. Nella sua traduzione Pasolini dà forza agli  elementi primitivi. Non è un caso che le ragioni di Clitennestra sono espresse col discorso diretto, che rende immediato il pensiero. Le argomentazioni sono più chiare e ricevono vigore.  Le parole di dolore di Agamennone, invece, vengono riportate in forma indiretta, perdendo forza emotiva. Eschilo aveva fatto la scelta opposta. In questo cambio emotivo, prima, epistemologico, dopo, sta la peculiarità della traduzione di Pasolini. Eschilo è più “moderno” di Pasolini? Sarebbe troppo banale. E’ la prospettiva che è cambiata completamente.

Pasolini ritorna sulla tragedia di Eschilo con un documentario per la Rai, Appunti per un’Orestiade africana. Per lui la tragedia di Eschilo racconta la storia dell’Africa: il passaggio violento e magico da uno stato selvaggio a uno stato civile e democratico. La sfida del Terzo Mondo e, in generale, dello sviluppo, è trasformare  le Erinni in Menadi. L’uomo moderno non si salva se la civiltà arcaica verrà dimenticata, disprezzata e tradita.

Pasquale Vitagliano


5 risposte a "Orestiade pasoliniana. Un ex-libris di Roberto Matarazzo e una piccola nota di Pasquale Vitagliano"

  1. nel ringraziare l’amico P.V. per aver condiviso la possibilità di questo “omaggio pasoliniano” ringrazio A. Longo per squisitezza e signorilità nel saper accogliere..
    r.m.

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