Antonio Sagredo: Capitano della mia fede (per don Tonino Bello)

L’ho conosciuto che tornava dai Vangeli

il capitano della mia fede.

Uscì dal tabernacolo della  Poesia

per donarla al Verbo antelucano.

Sulla pietra il tufo balbettava di calura,

mentre la cisterna tracimava di coscienze in contumacia.

La sua voce falciava le coscienze indolenti,

gli occhi caddero sulle mani come ostie – a pezzi!

Aveva addestrata tutta la sua infanzia alle visioni!

L’equazione della sua morte non era immaginaria,

ma la fine cortese l’aspettava sulla soglia

dove le pagine del suo libro sbattevano come ali.

 

Mi hai reso complice di una Poesia che io non conosco,

ma ti sei donato uno strumento di risurrezione!


4 risposte a "Antonio Sagredo: Capitano della mia fede (per don Tonino Bello)"

  1. ringrazio tutti – a.s.

    Poesia, dammi la tua bocca e la tua lingua!
    Non mi resta che il sangue con cui parlare.
    Darò ordini al sangue!

    1990
    —————————————————
    da un poemetto:
    —–
    Il sentiero granato stimolava le orme:
    ah, gli alberi di natale sulle tombe!
    “Ed ecco apparire ad un fischio Dio in persona:
    – Come, anche tu? Và, datti da fare per me,
    il tuo paradiso è per i bisognosi di quiete! ”

    Ma riprendere ora è un sano discorso,
    la sera messapica già sussurra epitaffi
    – la mia terra, il Salento, è già calce di sangue! –
    Poeta, bevi il vino onnisciente, Evestrum
    è il suo nome… ignoto ed oscuro il suo canto!

    Invano danzeremo nel cortile arrossato,
    parleremo sottovoce tra fiocchi di neve
    – uva epica un antico poeta cantò –
    udrai cristalli franare per il peso dei sogni:
    perle… pietre e ancora pietre… perle!
    ma è lieve
    lieve…

    Praga, inverno 1977

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