
ENTROPIE (del Sistema Astrale) di Rosemily Paticchio
Opere pittoriche tratte da “Universo” di Sara Giantin
Libri liberi-collana Ebook LaRecerche Edizioni (gennaio 2014)
Nota di lettura
È il blu abissale dell’universo che avvolge la nostra anima, è nella volta celeste la culla primordiale, ciò che ci trattiene nel fuoco della vita e forse persino decide di noi, quando nascere, quando morire, quel momento assoluto che ci trascina nell’ultimo volo. Se da polvere di stelle è nata la progenie umana non finisce qui l’interrogativo poetico sull’infinito indefinito cosmo che da sempre ci accoglie e ci permea della propria sostanza, il chiedersi dei poeti quanto ci sia di autentico nella relazione dell’uomo con la natura, quale l’unione e il legame della sua specie con l’intero universo, con gli astri, le costellazioni e i pianeti che gravitano sopra di noi rappresentandoci misteriosi e inesplorati mondi. Gettarvi uno sguardo largo significa innalzarsi al di sopra delle anguste vedute umane per sondare oltre il granello ruvido della terra che tocchiamo con le nostre mani. Ma se il volersi appropriare sia fisicamente che “spiritualmente” dell’immane universo, che pur sfugge in concreto alla nostra vista, è insito nella natura umana non si può che riconoscere quel perpetuo limite invalicabile (Che cosa sappiamo delle alleanze celesti?) l’indeterminatezza in cui fluttuiamo durante la nostra esistenza, la grande misura del disordine cosmico, impossibile da preordinare. Tuttavia nelle mille inquietudini che attanagliano l’animo umano ci si nutre di questa sprizzante energia cosmica, dell’entropia di un sistema che contrasta la piatta “calma delle pianure incolte, la monocromia delle distese” per trovarvi, forse, il punto di giunzione tra spirito e ragione, tra logica e sentimento, tra ciò che è assoluto e ciò che è relativo, quella vera natura che sospinge l’intero universo. Le drammatiche vicende causate dall’uomo stesso nel mondo continuano a riempire di miseria lo scenario terreno, ma nonostante questo c’è qualcosa più in alto d’infrangibile, come l’elegia inviolata di un tramonto che sa dirigersi in muta battuta/ verso i cascami della perforata notte, per dare l’impulso di vita necessario al tutto. E se da un lato ci rifugiamo piacevolmente nell’incertezza e nella semioscurità della flebile luce lunare che non divulga dal suo incartamento/ planimetrie di concetto/ né il topos di mappe simmetriche, sull’altra sponda del nostro orizzonte c’è l’eterna e infallibile luminosità del Sole che s’incurva e inclina il disco a raggiera/il suo potere diviene marginale/ma il Sole lascia spazio agli altri/ non tramonta mai davvero. E così sentirsi squama sulle pareti di un vulcano significa ancora voler compenetrare questa immensità, e continuare sempre a chiedersi, da poeti quali noi tutti siamo, da quest’umile sconquassato nido, quale sia la giusta appartenenza del singolo individuo nello spazio smisurato dell’universo, quale la vera ricerca di felicità e di armonia con gli elementi del cosmo, perennemente viaggiando nella scivolosa liquida emisfera che ci accoglie da milioni di anni.
Rosemily P.
Solo il blu ci trattiene nel fuoco
solo il blu accadde nel vuoto
e una volta generato dai padri
fu aggregato al polverio delle stelle
solo il blu fu nel liquido amniotico
che tra gli astri assistette a quel parto
solo il blu e quel momento assoluto
che ci trascina nell’ultimo volo
e si fa sfondo tra i cascami del cielo!
Entropie
(Segni di un’ellissi in fuga)
Sotto un occhio di cera e di luce
uno spicchio intriso di sole
mentre dorme il limone appeso all’agrume
dorme pure un’ellissi in fuga
riversata sul fragile fianco
felicemente collocata su sfondo antico
in catarsi nell’ombra fumosa delle ciglia
ogni tanto cedendo una costola
al disordine e al pathos terreno
i riflessi irradiando nel buio
per chi ancora volesse vedere
la sua sagoma su piattaforme oceaniche
o il pallore in fondo ai ghiacciai
sentirsi squama sulle pareti di un vulcano.
Ma scrutando con gli occhi in un cero
non sapremo la trama intessuta
ne portando in giro le facce estese
in figure o enigmatici cerchi
come un raggio sublime di Luna
non divulga dal suo incartamento
planimetrie di concetto
ne il topos di mappe simmetriche
ma sprizzando Entropie nel sistema
l’involuto ci sa ricoprire
brillando le soglie inquiete
barcollando tra rupi selvagge!
Ringrazio infinitamente Abele Longo per la sua accoglienza poetica e spero che i versi risuonino graditi suggerendo ai lettori scenari, pensieri e visioni condivise!
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