Roberta De Luca: la “fantascienza?” di Primo Levi

Oggi, 11 Aprile, ricorre l’anniversario della morte di Primo Levi. Roberta De Luca coglie l’occasione per un approfondimento sulla produzione fantascientifica del grande scrittore piemontese. 

Trent’anni senza il Centauro Levi

I lavori qui proposti (vedi link a piè pagina) sono stati realizzati da studenti del Liceo Leonardo da Vinci di Terracina e sono inseriti nella Bacheca per la scuola del Centro Internazionale di Studi Primo Levi di Torino. Si ispirano ai racconti fantascientifici dello scrittore torinese, e sono stati elaborati sulla base dei contenuti della Lezione Primo Levi del Prof. Francesco Cassata, dal titolo “Fantascienza?” (Einaudi editore).
Primo Levi pubblica nel 1966 i racconti fantascientifici Storie naturali (con lo pseudonimo di Damiano Malabaila) e nel 1971 una seconda raccolta dal titolo Vizio di forma. La cronologia delle opere rivela che l’autore inizia a coltivare il genere fantascientifico molto presto, nello stesso periodo in cui sta scrivendo Se questo è un uomo (ultimato nel gennaio 1947), come dimostra la pubblicazione di un primo racconto fantascientifico, I mnemagoghi (scritto nel 1946), su «L’Italia Socialista» alla fine del 1948. Quella di Primo Levi si configura da subito come una fantascienza sui generis, nutrita di ironia e di invenzioni che rispecchiano gli interessi scientifici del suo autore, e nello stesso tempo aperta alla riflessione sull’uomo e sul comportamento umano. Riguardo al legame esistente fra il Lager e le storie di fantascienza, Levi colloca con precisione queste ultime all’interno del proprio percorso artistico e umano, evocando la complessità di esperienze e di prospettive: “Io sono un anfibio, un centauro – ho anche scritto dei racconti sui centauri- e mi pare che l’ambiguità della fantascienza rispecchi il mio destino attuale. Io sono diviso in due metà. Una è quella della fabbrica: sono un tecnico, un chimico. Un’altra invece è totalmente distaccata dalla prima, ed è quella nella quale scrivo, rispondo alle interviste, lavoro sulle mie esperienze passate e presenti. Sono proprio due mezzi cervelli. […]. È l’altro mondo che si realizza nei miei libri. Quello che comprende le mie esperienze giovanili, la discriminazione razziale, i miei tentativi di non differenziarmi dai miei compagni di scuola, poi il mio recupero della tradizione ebraica e la guerra partigiana e infine il Lager e l’aver scritto di questa mostruosa distorsione dell’umano. […]. Stando così le cose, mi pare, è naturale che uno scriva di fantascienza”. [ P. Levi, Conversazioni e interviste]. (Fonte: Centro Internazionale di Studi Primo Levi).
La fantascienza di Storie naturali e di Vizio di forma contribuisce a delineare in modo più completo quello straordinario scrittore, quel poliedrico genio ordinario che, in un perfetto anagramma di Bartezzaghi, è l’impervio Primo Levi.

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Storie Naturali Giornale1

VIZIO DI FORMA – I Ragazzi di via Pantanelle

 


5 risposte a "Roberta De Luca: la “fantascienza?” di Primo Levi"

  1. Ho provato piacere e dolore nel leggere queste pagine . Non erano uomini coloro che hanno indotto tanto razionale dolore.
    Levi ,come tanti sopravvissuti, non é mai uscito dal lager,è come tanti sopravvissuti ha tentato di sconfiggere il senso, ma un giorno quel ventosa era gelido, portava con sè i pianti, le preghiere, le urla feroci tedesche e Primo Levi è stato trascinato via dalla forza del dolore di quel vento.
    Con la sua genialità’ ha scritto, come dicevate, per rappresentare la malvagita’ che é, in qualche componente in ognuno di noi, ma anche per cantare la forza della razionalita’ e di fantasia che permette di combattere il mostro che puo’ svilupparsi
    Per Levi, per Ida eStellina Marcheria per tutti loro non chiedetemi di perdonare, hanno ascoltato e sono rimasti in silenzio
    Che non parlino, che non chiedano
    # pernondimenticare

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  2. ho scaricato e letto entrambi gli allegati. complimenti davvero per come avete stimolato i “ragazzi di via Pantanelle” ad affrontare un percorso critico e creativo usando per filo conduttore la produzione fantascientifica di Levi. è di questo che hanno bisogno, non di una ridicola nonché insidiosissima “alternanza scuola lavoro” (curiosità mia per farmi un’idea dell’età: a quale classe del Liceo fanno capo?).
    peraltro, ammetto la mia ignoranza, non sapevo nemmeno che Levi avesse scritto racconti di fantascienza, eppure da giovine ero un grande estimatore del genere: Bradbury, Dick, Ballard, Sheckley, Sturgeon, Bester, Clarke, Matheson, Blish, Delany, Farmer e compagnia bella – cito i primi che mi vengono in mente – sono stati miei inseparabili compagni di viaggio e a questo punto credo che dovrò proprio procurarmi Vizio di Forma e Storie naturali per colmare la lacuna.
    “disumanesimo”, “razzismo, persecuzioni”, inquinamento… i ragazzi del liceo sembrano avere ben chiari quali sono alcuni mali del nostro tempo e come sia possibile contrastarli (almeno in teoria), ovvero con la “cultura” e la “scienza”, con il “laboratorio del tecnico e le biblioteche”.
    ma allora mi domando, perché poi escono dalla scuola e se lo dimenticano?
    perché ogni giorno mi imbatto in adulti che non capiscono che la prima cosa da fare per salvare un’umanità globalizzata dagli economicismi del dio mercato è di riportare la scuola (cultura e scienza) al centro della società e dello stato? come potremo mai riscoprirci esseri umani (e non consumatori o clienti) se da decenni e decenni la formazione umanistica viene sempre più mutilata? vogliamo che le cose vadano meglio? invece degli specchietti per le allodole (curare i sintomi: casta, cricca, corruzione, inquinamento, razzismo, persecuzioni, vizi di forma), l’unica vera controrivoluzione, l’unico vero umanesimo è quello di *pretendere* che all’istruzione vada almeno il 20% del PIL (curare la malattia). invece nei paesi occidentali che sempre più “migrano verso occidente”, si spende in media MENO del 5% del PIL per l’istruzione (e l’Italia è addirittura sotto la media). sarà un caso?
    e sarà un caso se negli ultimi decenni, i diritti fondamentali della costituzione, tra cui quello all’istruzione, vengono artatamente *relativizzati* subordinandoli ad una scarsa disponibilità di risorse economiche, che invece per definizione sono *infinite*, almeno finché uno stato può battere moneta e fare politica monetaria?
    chiedo venia se ho divagato (ma non poi così tanto) e ringrazio Roberta De Luca per i preziosi spunti di riflessione.

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  3. Malos i tuoi interrogativi sono legittimi e mi attanagliano ogni giorno. Ogni giorno mi chiedo che fine farà il mio lavoro. Però non rinuncio,continuo a sfidare il labirinto, senza farmi condizionare da quello che c’è intorno. Devo dire che ho la fortuna di stare in una scuola ottima sotto tutti i punti di vista. Certo non ho nessuna pretesa, so che i modelli dominanti sono altri. Ma si va controcorrente. Le classi che hanno lavorato sono due prime scientifico, una quest’anno e l’altra l’anno scorso. Ti ringrazio e se mi mandi l’indirizzo via mail ti regalo io i racconti di Levi! Ti abbraccio

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  4. due prime!!! davvero in gamba, i ragazzi (e i loro prof). ho un buon termine di paragone con Silvia, la secondogenita, che fa, per l’appunto la prima liceo e devo dire che purtroppo di attività simili a quelle che hanno portato alla realizzazione dei due e-book dei “ragazzi di via Pantanelle” neanche l’ombra. ironia della sorte, il liceo frequentato da Silvia si chiama “Primo Levi”, ma non c’è stata nessuna commemorazione o altro, oggi. peraltro Giacomo, il primogenito che sta finendo la quinta, ha letto “se questo è un uomo” perché gliel’ho passato io l’anno scorso, altrimenti sarebbe uscito dal liceo scientifico Primo Levi senza averlo letto.
    grazie infinite per l’idea del regalo, ma ho già acquistato su un notissimo sito di e-marketing quella che probabilmente è l’unica copia al mondo esistente rimasta di un *incredibile* libretto che accorpa “Storie Naturali” + “Vizio di Forma” + “Lilit”!
    : ))

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  5. Grazie Ilde, con tutto il cuore, per il tuo doloroso commento. Non c’è altro da aggiungere. Malos, dispiace molto sentire che a scuola Primo Levi sia ancora considerato un minore: è l’unico autore della letteratura italiana tradotto completamente (tutte le opere!) in inglese, e “Se questo è un uomo” è opera capitale del Novecento. Anzi dell’Umanità. Un bacio

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