Carolina Almerighi, è nata a Faenza l’Otto Agosto 1996.
Si dorme scomodi in due
Si dorme scomodi in due
Si intrecciano i respiri,
le mani vibrano
si diventa una cosa sola.
Ci si mescola e l’ alchimia che si crea, produce un calore
in grado di assuefare pensieri negativi, paure nascoste.
Mi prendi e dai sollievo ai miei giorni stanchi.
Le mani grandi completano
il puzzle imperfetto del mio corpo, che sbadato si addormenta ancora.
*
L’attesa sospesa
L’attesa sospesa,
in aria,
mentre la terra sotto trema.
I piedi, galleggiano
come capelli al vento,
soavi capelli di bambina.
Crescono,
si nascondono dai piedi ostili.
Avanzano inesorabili
Verso la direzione
Giusta
Sbagliata
Trema
I piedi tornano nuovamente a passeggiare,
Verso direzioni sconosciute.
Sorretta dalle gambe forti
che non aspettano più nulla
Vado avanti
*
La Signora Dura Marcia
Non è l’ebbrezza dentro quel cartone a renderti bella.
Basta osservare ogni gesto,
piccolo e puro,
per ritrovare quella bellezza
che non vedi,
che il Mondo non vede.
Basta
osservare ogni tuo movimento, fluido
per riuscire a scorgere
ciò che il tuo occhio denso non coglie più.
Basta sciogliere i capelli al sole,
rossi come vino,
forti come te,
per sentirsi un po’ più vive.
Basta festeggiare senza che nessuno spii.
Basta alzarsi
Basta
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Molto belle queste liriche di geografie umane ed esistenziali. I corpi contenuti nei confini stretti di un letto come passaggio necessario; un “puzzle imperfetto” che diventa e si completa in un tutt’uno. “Dopo essersi sfamati di sogni”, scriveva Danilo Dolci, “gli occhi al mattino sbocciano spontanei… ad altri sogni”. Particolarmente colpito da “L’attesa sospesa”, un naturale levitare come condizione per tornare e “imparare” a camminare. Tre poesie che rivelano una voce nitida e uno stile ben definito. E non è poco per un’autrice giovane. Complimenti.
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Riporto un commento di Stefano Montes: “belle, ma quella che mi piace di più è ‘Si dorme scomodi in due’ perché trasforma la scomodità in fatto positivo… e questo è secondo me uno dei compiti della poesia”
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Sono poesie limpide, quasi di preparazione atletica, per saggiare la facoltà dell’occhio di vedere quello che non tutti vedono, e per cominciare ad usare le gambe forti per una marcia che sarà ricca e lunga.
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una giovane poeta che ha già da offrire un taglio lucido di vita
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