Ars Poetica o Ars Cra? Discorsetto di fine anno di Flavio Almerighi

indiani deportatiTendenzialmente ogni poeta che si rispetti è imprigionato nel corpo sbagliato.
Ermafrodita? No, semplice sfigato.
Qualcosa che cerca riscatto nelle parole e, quando si prende troppo sul serio, ha un solo muscolo sviluppato. Adoro le multiformi immagini da Dopolavoro poetico che hanno costellato l’intera mia vita fin qui. Adoro il lettore che si ferma al primo rigo e ha già la propria idea sulle afflizioni di chi le ha scritte. Ogni poeta che voglia farsi rispettare si crea attorno un nugolo di mosche, se uomo vorrà essere la fica che non è; se è donna si ossessionerà del peso dei due pendagli di cui mamma l’ha sfornita. E ci scriveranno attorno tutta la vita, e continueranno a prendersi sul serio, a prendere posizione su tutto, tanto il potere logora chi non ce l’ha (vero Rondoni?). Chi potrà si cucirà su misura una definizione, o se la lascerà cucire ai piedi, pur di riuscire a darlo via per un pochino di celebrità.
Capiterà che una Dacia Maraini il cui concetto di poesia è piuttosto vago e, ne sono convinto, Chiara Marinoni scrive molto meglio: troverà modo e maniera di sponsorizzare una giovine poetessa, che poi così poetessa non è. Sai quanti pezzi si vendono con questo giochino, specie se un coglione osa dire la sua al proposito?
Tanti.
Eppure quanto sono belli quei lettori che dopo averti letto ti dicono: Non ci ho capito niente. E ti sbattono in faccia il tuo fallimento: non hai saputo dire, imbecille!
Partiamo quindi dal presupposto che il 99% della poesia che viene “prodotta” (cagata?) in questo paese, è sfogo ormonale che nemmeno dovrebbe uscire dal cassetto o dal taccuino (su cui apporre una bandiera gialla) di chi l’ha scritto.
Continuino i critici a tracciare percorsi, a scrivere decaloghi, e continuino i volenterosi, privi per automutilazione di ogni senso e basta, a cercare di adeguarsi a percorsi che non gli appartengono, i pessimi risultati non valgono nemmeno la pena di essere citati. E con questo un altro 0,99% ce lo stiamo giocati: resta uno 0,001% forse degno di una qualche considerazione.
Tu lettore, scrittore, poeta o cosa credi di essere, sganciati dal personale, ma non dal tuo sentire. Se non hai sentire, o è già troppo tardi o devi fartene uno. Cercati, cerca, non smettere. Il dinamismo non esibito è l’essenza della vita vera. Il tuo sentire probabilmente saprà indicarti quello 0,001% per cui vale la pena sbattersi.
Fregatene del giudizio di chiunque, chi critica caste e cerchie in genere, lo fa perché ne è stato escluso. Più che criticarne, basta non farne parte.
Soprattutto proviamo a stare tutti dentro il corpo giusto, quello che ci è stato assegnato.
Fallo anche tu, sventurato lettore, e parti dai fondamentali. Se scrivo male, vienimelo a dire.


3 risposte a "Ars Poetica o Ars Cra? Discorsetto di fine anno di Flavio Almerighi"

  1. il nucleo polposo del discorso: “sganciati dal personale, ma non dal tuo sentire”. cioè, prova ad essere un poeta invece di un Poeta. il Poeta in genere ci rendiconta quanto dolgono i suoi brufoli. il poeta (per con verso), solitamente ci racconta che “di tutti è solo quanto inaccessibile / fino ch’è inaccessibile” o che “il benessere / accende, verso sera, in tutti gli uomini / una specie di follia”. ed è poeta proprio perché riesce nel miracolo di dare corpo alla “comunica” senza dover farcene una cronaca. sacramento!

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  2. come si fa a capire quale sia il corpo poetico giusto? c’è chi lo cerca per tutta la vita e forse non lo trova neppure. la domanda che assilla è: pubblicare, oppure no, questi tentativi, le faticose tappe di questa ricerca? farle conoscere, a vantaggio del proprio ipertrofico ego, oppure buttarle via, distruggerle, a vantaggio dell’abulico lettore?

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