Una poesia del cammino esistenziale, del camminare a piedi “come un’ombra impazzita che segue sé stessa”, e ci si trascina dietro le spalle il tempo, come fosse un’oggetto che occupa spazio e può anche germogliare. Ci si parla in seconda persona, forse, per tenersi compagnia, e il pensiero ripercorre tutte le sue immagini di paesaggi scabri e procede con la stessa logica del camminare.
letto tutto. parole che sfuggono, il senso delle cose che si sfalda e diventiamo tutti delle ombre (nitide, oblique, come quelle impresse sulle mura dell’immagine di copertina). la doppiezza del tempo passato e presente, i versi ricorsivi, molto ripiegati su se stessi (eh, in fondo, chi più del poeta è un’ “ombra impazzita che (in)segue se stessa”…), quasi che l’io poetico abbia preso coscienza dell’impossibilità di costruire un ponte tibetano che trasponga l’universo soggettivo oltre il dirupo della pagina (o della fine del libro).
nel complesso ottima resa poetica (però ti preferisco combattivo).
: )
ma me lo scarico subito!
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Ma da dove si scarica?
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cliccando sul titolo a lato della foto
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E’ una bella scrittura, tersa, enigmatica, evanescente come il sogno della poesia!
Complimenti,
Rosaria D Donato
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Grazie, Rosaria.
Un saluto!
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Grazie, non riuscivo proprio a trovarlo.
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lo scarico anch’io
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Grazie!
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Una poesia del cammino esistenziale, del camminare a piedi “come un’ombra impazzita che segue sé stessa”, e ci si trascina dietro le spalle il tempo, come fosse un’oggetto che occupa spazio e può anche germogliare. Ci si parla in seconda persona, forse, per tenersi compagnia, e il pensiero ripercorre tutte le sue immagini di paesaggi scabri e procede con la stessa logica del camminare.
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Ciao Giancarlo, grazie delle tue note brevi, ma sempre illuminanti.
Un saluto.
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letto tutto. parole che sfuggono, il senso delle cose che si sfalda e diventiamo tutti delle ombre (nitide, oblique, come quelle impresse sulle mura dell’immagine di copertina). la doppiezza del tempo passato e presente, i versi ricorsivi, molto ripiegati su se stessi (eh, in fondo, chi più del poeta è un’ “ombra impazzita che (in)segue se stessa”…), quasi che l’io poetico abbia preso coscienza dell’impossibilità di costruire un ponte tibetano che trasponga l’universo soggettivo oltre il dirupo della pagina (o della fine del libro).
nel complesso ottima resa poetica (però ti preferisco combattivo).
: )
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eh, ci sono in campo altre battaglie e chissà che non vengano fuori anche solo come ombre.
Ciao Malos, un abbraccio!
mm
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