Plinio Perilli: per Alfredo de Palchi – IN MEMORIAM – con un articolo di Luigi Fontanella

Per Alfredo de Palchi

IN MEMORIAM

Esattamente tre giorni fa, a New York, dove viveva dal ’56, se n’è andato
Alfredo de Palchi, poeta grande e misconosciuto, che – dopo una giovinezza drammatica: la guerra, la RSI, il riformatorio – esordì nel ’67 da Mondadori, àuspice Vittorio Sereni (Sessioni con l’analista fu un libro importante, nuovo – forse proprio per questo dimenticato, o peggio: rimosso). Seguirono anni difficili, di indomita fierezza ma anche ostinati, anche ostili chiaro-scuri. Ma pubblicò ancora, opere dure, cadenzate, ispirate.
Io stesso che lo conobbi solo nel ’99, a New York, durante un memorabile convegno organizzato da Luigi Fontanella e Alessandro Carrera presso l’Istituto Italiano di Cultura, gli dedicai nel 2016 un saggio,
una sincera appassionata monografia, IL CUORE ANIMALE, stampato a Roma da Empirìa. Studio da cui oggi mi piace riprendere tre o quattro capitoli in esercitazione di critica stilistica, applicata ai più avvincenti dei suoi testi.
Nel 2016, sempre presso neobar.org, gli avevo dedicato NOVANTA, un poemetto scritto in occasione dei suoi novant’anni. Rimando a quella data…

Aggiungo inoltre all’Omaggio doveroso, sincero e addolorato, un recentissimo ricordo di Luigi Fontanella, amico di vecchia data, e primo suo fervido estimatore, divulgatore, a partire dagli anni ’90. Si tratta di un articolo appena uscito sul quotidiano AMERICA OGGI, arricchito da due foto che Luigi mi ha appena spedite, una di De Palchi da solo, con dedica; l’altra, con Luigi e la di lui moglie Irene Marchegiani, anch’ella letterata e italianista di ruolo, presso l’Università di Stony Brook.
Mi piacerebbe che molti giovani lettori entrassero in contatto con l’energia del nostro vecchio Old King Lion (così lo chiamavamo per affetto), uomo e scrittore senza finzioni, senza affettature, senza ipocrisie.
Come sempre dovrebbe essere – e raramente è – nel mondo rutilante o più spesso immobile, impaludato, della Letteratura.

Plinio Perilli
da: Plinio Perilli, Il Cuore Animale, Roma, Empirìa, 2016.

 

OMAGGIO  per Alfredo de Palchi  – In Memoriam – di Plinio Perilli (pdf)

 

Alfredo de Palchi
Alfredo de Palchi, Luigi Fontanella, Irene Parmeggiani

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

articolo di Luigi Fontanella

PER ALFREDO DE PALCHI (1926-2020)

Vengo a sapere dal traduttore e poeta Michael Palma della morte di Alfredo de Palchi, nato a Legnago (Verona) nel 1926 e scomparso pochi giorni fa a New York City (6 agosto 2020). Ad Alfredo ero legato, insieme con Irene, da una lunga amicizia e, per quanto mi riguarda personalmente, da un’intensa operosità letteraria fin dagli anni Ottanta.
De Palchi, al pari di Giose Rimanelli, Giovanni Cecchetti, Rita Dinale, Franco Ferrucci, Joseph Tusiani, e altri importanti scrittori italiani in America che ci hanno man mano lasciato in questi anni recenti, apparteneva a quei poeti che rappresentavano un po’ il decanato (brutta parola, ma in questo momento non me ne vengono altre) della nostra letteratura oltreoceanica.
Arrivato in America nel 1956, De Palchi è stato, di fatto, in terra statunitense, un intenso promoter di cultura (non solo quella nostrana) soprattutto attraverso la storica rivista «Chelsea», fondata a New York insieme con Sonia Raiziss, poi trasformata dal 2002 nella casa editrice Chelsea Editions: veicolo tra i più attivi per la traduzione e la divulgazione della poesia italiana nel mondo anglofono, pubblicando in inglese anche poeti italiani di primo piano, da Sbarbaro a Betocchi, a Bertolucci e Caproni, Cattafi e Raboni, nonché poeti della nostra contemporaneità, sulla discutibile scelta dei quali ogni tanto avevo qualche perplessità. Dopo la morte di Sonia, Alfredo sposò in seconde nozze Rita Di Pace, dalla quale ha avuto una figlia. La chiamò Luce, in palese omaggio ai futuristi, come lui stesso un giorno mi confessò. Mi permetto, per informazioni biografiche-letterarie, rimandare il lettore ai miei capitoli saggistici nei volumi La parola transfuga (Firenze, Cadmo, 2003) e Fra saggio e racconto: la scommessa di Alfredo de Palchi. Omaggio ad Alfredo de Palchi (Gradiva Publications, 2011). Fondamentale, la prima e appassionata monografia a tutto tondo sulla sua opera di Plinio Perilli: Il cuore animale. Vita/romanzo e poesia/messaggio di Alfredo de Palchi (Empiria, 2016), un volume che Alfredo aveva in grande stima.
Attivo come traduttore, insieme con Sonia Raiziss, De Palchi ha pubblicato vari libri di poesia, tra cui segnalo Sessioni con l’analista (Mondadori, 1967); Mutazioni (Campanotto, 1988); The Scorpion’s Dark Dance (Xenos Books, 1993); Anonymous Constellation (ivi, 1997); Addictive Aversions (ivi,1999); Paradigma. Tutte le poesie (Mimesis, 2006); Foemina Tellus (Joker, 2010); Paradigm. New and Selected Poems 1947-2009 (Chelsea Editions, 2013).
Già nel ‘93, in quel primo libro americano che riuniva testi scritti negli anni Quaranta, salvati dalla madre Ines (mi riferisco a La buia danza di scorpione), uscito, come ho detto, prima in traduzione inglese, la curatrice Sonia Raiziss, annotava nell’ Introduzione: «With Alfredo de Palchi the poet is the man. What he has known, what he has lived, is what he writes. He’s one of the most instinctive, shall I say “natural”, poets I know».
Parole, queste, che restano scolpite come uno stemma indelebile, purché si sottolinei che quella “naturalezza” della poeticità depalchiana presupponga anche un intenso lavoro di lima e di revisione; parole che definivano, in modo inequivocabile, fin da allora, l’anima profonda di questo poeta.
La mondadoriana Sessioni con l’analista resta la raccolta centrale di De Palchi, un libro che ebbe, fra gli altri, come storici estimatori, poeti e intellettuali del calibro di Vittorio Sereni, Bartolo Cattafi, Glauco Cambon, Giuliano Manacorda, Marco Forti, Luciano Erba, Carlo Della Corte, Andrea Zanzotto. Libro che ancora oggi non finisce di stupire per la sua audacia linguistica, per le taglienti staffilate che Alfredo dava alla società del tempo (sia italiana sia americana), per la forte intransigenza verso qualunque forma di falso perbenismo; intransigenza e spirito di ribellione di homme revolté, che avrebbero procurato al Nostro, negli ambienti letterari italiani e poi americani, non poca ostilità, nonché un certo isolamento, accresciuto anche dal suo vivere per tanti anni fuori dall’Italia.
Memorabile di quel libro d’esordio, per crudezza e fulmineità di linguaggio, resta, in particolare, il poemetto Un ricordo del 45, che tanto piacque a Sereni, direttore letterario della Mondadori, dopo l’ammirata lettura fattane da Giansiro Ferrata e Bartolo Cattafi. Un poemetto che Sereni aveva già tenuto a battesimo in un suo memorabile saggio uscito nella rivista «Questo e altro» (n. 1, 1962). De Palchi vi racconta, in versi scabri e incisivi, l’esperienza vessatoria e pre-carceraria, rabbiosa e dolorosa, che sarebbe rimasta come una ferita aperta per tutto il corso della sua vita. Credo che chiunque si accinga ad affrontare la lettura delle poesie di De Palchi non debba mai prescindere da questa terribile vicenda biografica, tanto la poesia che da essa è scaturita ne è intrisa dalle prime prove fino alle ultime.
Una poesia, insomma, quella di De Palchi, vitalistica e scarnificata, ricca di humus: termine da intendersi sia come congerie psicologica e socioculturale da cui nascono le asciutte poesie del Nostro, sia come quel particolare complesso di sostanze organiche derivanti dalla decomposizione di residui vegetali e animali; ovvero il loro deperimento, che però coincide e favorisce anche la (ri)nascita di nuovi organismi. Insomma, una congerie esaltante nella quale a tratti pare di percepire quasi un afflato biblico o cosmico: un caos, centrifugo e centripeto allo stesso tempo, in cui s’intrecciano motivi e aspetti del passato (per es. l’infanzia, simbolizzata dall’Adige), come pure l’eterna, conflittuale ma prosperosa oscillazione fra Eros e Thanatos strettamente intersecantisi.
In definitiva, De Palchi, poeta eretico e e nichilista, si pone come uno scrittore denudato di ogni inutile fronzolo – quasi a voler sottolineare ciclicamente il suo stato di morte/rinascita “ab ovo” – di fronte al Creato, alla sua Bellezza e al suo fatale Disfacimento. Il quale Creato è destinato a restare incomprensibile, nella sua persistente evoluzione. Ma resta pur sempre la parola dello scrivente; parola tesa, mobilissima, intransigente, espiatrice e provocatrice, che fungerà da testimone e saprà documentare quella incessante consunzione, quasi volendo – baudelairianamente – indicare una “salvezza” o una stellare utopia dentro la carne del linguaggio. Cito qui una delle sue più intense poesie che, a rileggerla oggi, sembra quasi testamentaria, scritta nel 2007, e uscita, autografa, nel volume da me curato a suo tempo: Una vita scommessa in poesia. Omaggio ad Alfredo de Palchi (Gradiva Publications, 2011):

Il lavoro nobilita la belva alla vita
trascorsa a grattare il salario della paura
in una giungla di lapidi

si legge qui giace il mediocre costruttore
e qui cleopatra con una serpe in mano – giglio offerto a marcantonio
e più in là un raccolto di ossi
attribuito al farabutto grande amico françois
accanto a quello di francesco impazzito di cristo
e della sua chiara che per boschi giunge a todi da jacopone
più folle di tutti
e laggiù sotto quel rettangolo di letame
l’altro mio amico arthur giace con un abbraccio di zanne invendute

amica amata figlia madre sorella
prontamente perfetta per il mio arrivo
allatta al tuo ombelico il mio spartito di terra.

Luigi Fontanella

 

***

La Bibliografia di Alfredo de Palchi

Alfredo de Palchi, originario di Verona dov’è nato nel 1926, vive a Manhattan, New York, dove dirigeva la rivista Chelsea (chiusa nel 2007) e tuttora dirige la casa editrice Chelsea Editions. Ha svolto, e tuttora svolge, un’intensa attività editoriale.

Il suo lavoro poetico è stato finora raccolto in dieci libri: Sessioni con l’analista (Mondadori, Milano, 1967; traduzione inglese di I.L Salomon, October House, New York., 1970); Mutazioni (Campanotto, Udine, 1988, Premio Città di S. Vito al Tagliamento); The Scorpion’s Dark Dance (traduzione inglese di Sonia Raiziss, Xenos Books, Riverside, California, 1993; Il edizione, 1995); Anonymous Constellation (traduzione inglese di Santa Raiziss, Xenos Books, Riverside, California, 1997; versione originale italiana Costellazione anonima, Caramanica, Marina di Mintumo, 1998); Addictive Aversions (traduzione inglese di Sonia Raiziss e altri, Xenos Books, Riverside, California, 1999); Paradigma (Caramanica, Marina di Mintumo, 2001); Contro la mia morte, 350 copie numerate e autografate, (Padova,
Libreria Padovana Editrice, 2007); Foemina Tellus (introduzione di Sandro Montaldo, Novi Ligure (AL): Edizioni Joker (2010); 12 poesie, Tallone Editore, Alpignano (TO) 2014; Nihil, Stampa 2009, Azzate (VA) 2016.

Ha curato con Sonia Raiziss la sezione italiana dell’antologia Modern European Poetry (Bantam Books, New York, 1966), ha contribuito nelle traduzioni in inglese dell’antologia di Eugenio Montale Selected Poems (New Directions, New York, 1965). Ha contribuito a tradurre in inglese molta poesia italiana contemporanea per riviste americane.

(da alfredodepalchi.com)

 


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