Louise Glück:  “First Memory” (Luisa Zambrotta)

Long ago, I was wounded. I lived
to revenge myself
against my father, not
for what he was—
for what I was: from the beginning of time,
in childhood, I thought
that pain meant
I was not loved.
It meant I loved.

Molto tempo fa, fui ferita. Vivevo
per vendicarmi
di mio padre,
non per ciò che era lui—
ma per ciò che ero io: sin dall’inizio del tempo,
da bambina, pensavo
che il dolore significasse
che non ero amata.
Significava che io amavo.

(Trad: L.Z.)

“First Memory / Primo ricordo” è l’ultima poesia della raccolta Ararat (1990) di Louise Glück. Il titolo della raccolta richiama il Monte Ararat, nome del cimitero ebraico di New York dove sono sepolti i genitori e la sorella della poetessa, ma anche il massiccio vulcanico dormiente della Turchia, la montagna su cui, secondo la tradizione biblica, approdò l’Arca di Noè dopo il Diluvio. Il Monte Ararat, dunque, evoca non solo un luogo di sepoltura e memoria, ma anche un simbolo di speranza, un punto di arrivo e di stabilità.

Questa raccolta precede il riconoscimento di Glück come Poeta Laureato degli Stati Uniti, il conferimento del Premio Nobel per la Letteratura e persino la sua vittoria del Premio Pulitzer.

Il libro è un resoconto intimo e semi-autobiografico della vita interiore della poetessa, profondamente influenzata dalle sue relazioni familiari, in particolare dal dolore per la perdita del padre. Si tratta di un viaggio introspettivo, un percorso di perdono e di scoperta di sé, in cui Glück si riconcilia con il passato e giunge a nuove consapevolezze sulla famiglia e su se stessa.

I temi centrali della raccolta – memoria e dolore, rabbia e frustrazione, freddezza e nostalgia – trovano piena espressione in “First Memory”, breve poesia che rievoca un momento primordiale di sofferenza: la percezione, fin dall’infanzia, di non essere amata dal padre e il conseguente desiderio di vendetta. Tuttavia, dopo anni di riflessione e maturazione, la poetessa arriva a una rivelazione essenziale: il dolore non riguarda l’altro, ma sé stessi.

Nell’ultimo verso, “Significava che io amavo”, Glück raggiunge una conclusione illuminante e catartica: il dolore provato è testimonianza dell’amore, e questa consapevolezza segna il culmine del suo percorso di guarigione e riconciliazione.
Il titolo della poesia, dunque, non si riferisce solo a un ricordo d’infanzia, ma anche alla possibilità che, solo ora, la poetessa riesca a vedere con chiarezza il significato più profondo di quell’esperienza.


7 risposte a "Louise Glück:  “First Memory” (Luisa Zambrotta)"

  1. This poem is truly poignant and deeply introspective. Glück manages to convey that universal feeling of pain and loneliness from childhood, followed by the wisdom that comes with time and self-reflection. The final line, “Significava che io amavo,” carries a powerful emotion and opens the way to healing. It’s beautiful to see how the poem transitions from pain to understanding and reconciliation, and the entire collection “Ararat” clearly offers a rich and complex perspective on life and family relationships.

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  2. Riceviamo e pubblichiamo un commento diAntonio Sagredo, che ha avuto problemi con il blog:

    Conoscevo la sua poesia ben molto prima che fosse troppo nota, e non ha mai avuto il mio plauso. Bisogna conoscere quali sono stati i critici letterari che hanno fatto il nome della poetessa all’Accademia svedese. Sono dunque questi critici che fanno vincere o perdere il Nobel ai vari autori, e questi critici fanno parte delle consorterie più potenti. Quindi la qualità viene premiata sempre più raramente. (Antonio Sagredo)

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