Carlo Regis: Costa questa macchia di sangue la libertà (Cipriano Gentilino)

CARLO REGIS  

CANTOMA PIAN (1960)
Cantoma pian,
la lun-a stà për nasse;
giassà ’d soa lus,
as vesto già le ròche
con plisse ’d nebia
e guant d’ombre pì ‘ncreuse.
Cantoma pian,
parej le steile a bogio
e ’nt n’atim sol
a scrivo ’nsima al cel,
con ’na cascada ’d feu,
lòn che ’nt ël cheur an brusa.
Cantoma pian,
van pì lontan le vos;
pòrtà dal vent
as pòso ’nt la pianura
a ravivè ’l lumìn
ëd coi ch’an veulo bin.


CANTIAMO PIANO
Cantiamo piano,
la luna sta per nascere;
ghiacciate dalla sua luce
già si vestono le rocce
di pellicce di nebbia
e guanti d’ombre più profonde.
Cantiamo piano,
così le stelle si muovono
e in un solo istante
scrivono sul cielo,
con una cascata di fuoco,
quello che ci brucia in cuore.
Cantiamo piano,
le voci vanno più lontano;
portate dal vento
si posano nella pianura
a ravvivare il lume
di chi ci vuole bene.


-Quaresima va!
La stdla fra le erbétte
tenza violétte.

Quaresima vai!
La stola fra le erbette
tinge violette.


*


-Pasqua 1’é davsin,
él so’ a fa babdia
tenza ij pangin.

Pasqua é vicina,
il sole fa cucu
tinge le primule.



A Mondovì, in Piazza Maggiore, è presente una targa commemorativa dedicata ai partigiani lì fucilati dai nazi-fascisti. I versi sono di Carlo Regis:

Mace ëd sangh su la piassa stamatin,
an sle pere grise, sul murajon scrostà,
doi pòvri fagót, un preive e dij sassin:
a costa mace ’d sangh la libertà.

Macchia di sangue sulla piazza stamattina,
sulle pietre grigie, sul muro scrostato,
due poveri fagotti, un prete e dei carnefici:
costa questa macchia di sangue la libertà.

Carlo Regis (1930-2015) è stato uno dei più importanti poeti dialettali piemontesi del XX secolo. Nato e vissuto a Mondovì, in provincia di Cuneo, Regis si è dedicato alla valorizzazione della lingua e della cultura piemontese, utilizzando il dialetto come strumento espressivo privilegiato. La sua poetica è stata profondamente influenzata dalla sua terra d’origine, dalle tradizioni locali e da una sensibilità lirica che lo ha reso una figura di riferimento nel panorama letterario piemontese contemporaneo. Regis infatti ha svolto un ruolo attivo collaborando con riviste letterarie, partecipando a incontri di poesia e contribuendo alla diffusione del dialetto attraverso le sue opere. La sua scomparsa nel 2015 ha quindi lasciato un vuoto significativo nella letteratura regionale, ma il suo lascito poetico continua a essere studiato e apprezzato. La produzione poetica di Carlo Regis comprende diverse raccolte in dialetto piemontese spesso stampate in poche copie e quindi difficilmente trovabili.  Tra le più significative si ricordano: Èl nì d’ajassa – Poesie an piemonteis* (1980) – Centro Studi Piemontesi, Poesie pubblicate su varie riviste letterarie piemontesi, Numerosi componimenti inediti diffusi oralmente o tramite circoli culturali locali

Il suo stile è essenziale, spesso vicino alla brevitas degli haiku giapponesi, e gioca con le sonorità e i ritmi della lingua locale. Il critico letterario Giovanni Tesio ha inserito Carlo Regis tra i più importanti poeti dialettali del Piemonte contemporaneo, sottolineando come la sua opera rappresenti un punto di equilibrio tra tradizione e modernità. La sua scrittura è stata paragonata a quella di altri grandi poeti piemontesi come Remigio Bertolino e Giovanni Tesio stesso, per la capacità di elevare il dialetto a strumento di riflessione esistenziale e sociale. L’innovatività di Regis è stata apprezzata anche da studiosi di linguistica, che hanno evidenziato la sua abilità nel recuperare espressioni arcaiche del piemontese e nel reinterpretarle in una chiave poetica moderna. La sua scelta di strutture metriche brevi e intense è stata spesso accostata agli esperimenti della poesia ermetica italiana, dimostrando una sensibilità estetica fuori dal comune. Carlo Regis quindi si conferma come una delle voci più autentiche e significative della poesia dialettale piemontese contemporanea. Il suo lavoro continua a essere oggetto di studio e rappresenta un modello di come il dialetto possa essere utilizzato non solo come veicolo di memoria, ma anche come strumento di innovazione poetica e di riflessione sulla realtà sociale.

Cipriano Gentilino


Una risposta a "Carlo Regis: Costa questa macchia di sangue la libertà (Cipriano Gentilino)"

Lascia un commento