Nella casa del vento, Maria Rosaria Teni. Nota di lettura Cipriano Gentilino

C’è una poesia che non alza la voce. Che non pretende nulla, ma si offre con discrezione. Una poesia che non consola, ma accompagna. Nella casa del vento di Maria Rosaria Teni è tutto questo: un libro che non cerca l’effetto, ma il senso. Una raccolta attraversata da una voce interiore limpida e severa, che ha scelto di restare sulla soglia delle emozioni senza mai forzarle in una retorica del dolore o dell’amore. Il titolo già suggerisce la chiave interpretativa più profonda: abitare il vento non è solo una metafora della fragilità, ma una dichiarazione di poetica. La casa del vento è uno spazio transitorio, instabile, aperto al passaggio del tempo, delle memorie, delle perdite. È un luogo mentale prima ancora che fisico, in cui la parola poetica cerca di farsi radice proprio là dove tutto tende a svanire. Non c’è qui il bisogno di fondare, ma di ascoltare. Di lasciare che l’invisibile prenda forma nella lingua. La forza di questa scrittura sta nella misura. Non ci sono eccessi, né compiacimenti. La parola è sobria, essenziale, consapevole. Ogni testo è composto con una cura silenziosa che si avverte nel ritmo, nella scelta lessicale, nella costruzione del verso. Non c’è nulla di superfluo, ma nemmeno nulla di rigido: la poesia si muove con un respiro interno che sa alternare la densità emotiva alla leggerezza del dettaglio quotidiano, la ferita all’attesa. Quella di Teni è una voce che conosce il dolore, ma non lo spettacolarizza. Lo attraversa con pudore, come si attraversa una stanza in penombra. Eppure, non si tratta di una poesia rinunciataria o trattenuta. Al contrario, è una scrittura che sceglie consapevolmente di restare accanto alle cose, agli affetti, alle assenze, senza illudersi di dominarle. È questo che la rende autentica: non cerca di spiegare, ma di “stare”. Di nominare il vissuto nella sua ambiguità, nella sua incertezza, senza offrire risposte ma senza mai cadere nel mutismo. Ospite errante senza tempo/nella casa del vento…E il mio viaggio si avvia/ silenzioso / rassegnato a/ languire a occidente. Un tempo, in questa raccolta, che non è una linea che conduce da un punto all’altro. È piuttosto, nello scorrere delle sette sezioni della raccolta (Silenzio-Tempo-Ricordi-Mare- Sentimenti- Il vento e la poesia- Il mondo) un campo di sospensioni, di ritorni, di attese. Un tempo interiore che non conosce la fretta della narrazione ma abita la lenta saggezza della sedimentazione. …S’affievolisce man mano il ricordo/tra volute di fumo evaporato nel tempo che inganna / tra sospirate incertezzetrasformando le distanze in una icona sempre più distante e irraggiungibile. E qui come in Goccia o come in Rinascere il tema della relazione è ricorrente e centrale ed è trattato con una delicatezza che rifugge sia la confessione sentimentale sia la chiusura astratta. L’altro e quindi l’altro sé in questi testi, sono spesso un’evocazione, una presenza che manca, una figura che si è perduta nel ricordo ma che continua a esistere come desiderio, come eco. E poi il corpo, il grande assente-presente della poesia contemporanea, qui torna con forza, ma non per essere celebrato o idealizzato. È un corpo reale, vivo, a volte dolorante. È il luogo della memoria e della perdita, della passione e della stanchezza. Avrei voluto darti la mia mano/certa che non l’avresti mai lasciata/ e regalarti l’illusione di vivere/ nonostante la speranza disillusa/ mentre la vita svapora inesorabile… La scrittura qui si piega alla materia e al sentire senza retorica, con una precisione quasi clinica eppure mai fredda. Anzi, è proprio nell’adesione a questa concretezza che la lingua acquista un’intensità nuova, una tensione poetica che sa toccare profondamente chi legge. Nella casa del vento l’autrice accompagna il lettore lungo un filo emotivo che lega i testi in un movimento coerente, quasi circolare. Si ha la sensazione di attraversare un paesaggio interiore che cambia luce, che si schiude e poi si richiude, che offre spiragli ma non si apre mai del tutto. È una poesia che accompagna chi legge in un cammino fatto di fragili equilibri, di domande sussurrate, di immagini che restano…Siamo nuvole di sogni/respiri effimeri/ nel grembo di un cielo/ricettacolo eterno/che accogli sconfinato e germoglia stelle /. In un panorama poetico che spesso alterna l’eccesso all’indifferenza, la voce di Maria Rosaria Teni si distingue per coerenza, misura, profondità. La sua poesia non stupisce, ma resta. Non grida, ma insiste. Non conclude, ma accompagna. È un’esperienza di lettura che lascia il segno, proprio perché non vuole lasciarlo. E che merita, per questo, una lettura attenta e partecipe. Chi entrerà nella casa del vento, forse non ne uscirà con delle certezze. Ma avrà attraversato un luogo in cui il silenzio diventa parola, e la parola diventa gesto di delicata partecipazione.

Cipriano Gentilino

Maria Rosaria Teni, saggista e poetessa per passione, iscritta nell’Anagrafe degli studiosi di Storia Moderna (STM) e nella Soc.Italiana Storia Età Moderna (SISEM), docente di Storia e Letteratura Italiana e Latina. Ha svolto collaborazioni con il Dip. di Storia Moderna dell’Università di Lecce. È autrice del saggio “Una donna e la sua musica: Maddalena Laura Lombardini Sirmen e la Venezia del Set-tecento”, del saggio “Maddalena Laura Lombardini Sirmen: una musicista e compositrice del XVIII secolo”, pubblicato sul n. 2/2006 della rivista “Ricerche Storiche” Ed. Poli-stampa/Pagliai – FI 2006 e della silloge “Dissonanti armonie”. Vincitrice e finalista in numerosi concorsi poetici. Pre-sidente dell’Associazione Culturale “Viva Mente. Presidente e fondatrice del Premio letterario “Vitulivaria”- memorial Gerardo Teni. Fondatrice e Direttore della Rivista on line “Cultura Oltre”. Nel 2020 è stata nominata Presidente Onorario di WikiPoesia.


Una risposta a "Nella casa del vento, Maria Rosaria Teni. Nota di lettura Cipriano Gentilino"

  1. È con infinita gratitudine che accolgo la straordinaria recensione della mia ultima raccolta poetica  “Nella casa del vento”, magistralmente curata dal Dr. Cipriano Gentilino, cui va il merito di aver dato una valenza profonda e altamente significativa ai miei versi,  tanto da farmi scoprire aspetti e sfumature che, visti attraverso la sua sapiente considerazione, hanno assunto per me un valore aggiunto. Grazie aanche a voi per la pubblicazione!

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