Poeti del Lunedì: L’ultima auto di Amanda Duran

Amanda Durán (1982 – 2025) è stata una poetessa e artista visuale cilena.

Tutte le stazioni della metropolitana sono vuote.
a malapena qualche bambino si arrampica sui muri con consistenza ragnatelosa.
L’Alameda laggiù è un funerale continuo;
il rumore dei treni si accalca nell’inguine
di chi non ha potuto avere altri figli.
Nessuno pensa più al suicidio,
a rimuovere la propria ombra sul bordo della banchina
E ripetere a bassa voce
una poesia di Bertoni a una ragazza con le tette grosse
(nessuno conosce più le poesie di Bertoni, ma la ragazza è ancora lì).
Prima, c’era chi sedeva per ore a guardare i treni passare,
Mentre inviava e riceveva messaggi sui suoi cellulari prepagati.
Mi piaceva guardare da un’auto ancora e ancora quelle stesse stazioni
Dove oggi galleggiano le piastrelle, cariche di manifesti strappati.

Il carro più bello è rimasto sul ciglio della collina,
Si sente l’acciaio decomporsi, dolce come una pesca,
L’inverno si sta sciogliendo su quel tetto che è una nave,
una finestra aperta, una pietra soffocata dal sottosuolo che tossisce resti d’aria.

Lei vola in questa carrozza vuota, enorme, notturna,
La memoria è disgustosa,
Una donna che non urla è disgustosa,
Si trasforma in una falena, tutta inumidita di vermi,
Sbattendo ancora e ancora contro quella luce tremolante di questa stazione della metropolitana
Proprio nel riflesso di una pubblicità rosa che è appena leggibile.

“Sei triste?” chiede. “
Forse le donne morte sono sempre tristi,
con pezzi di pelle attaccati all’ologramma che sono
come qualcuno che disegna urla nell’aria.”

Sembra bella così, vuota e fragile
come una vergine di gesso.

*


Una risposta a "Poeti del Lunedì: L’ultima auto di Amanda Duran"

  1. Questa poesia è come un libro dei morti, sembra descrivere cosa succede e cosa rimane dopo il trapasso.

    Si guardano le cose della quotidianità e ci appaiono svuotate. I viali sono una sequenza di funerali. Mentre si affievolisce l’empatia con i viventi il corpo entra a far parte del paesaggio, il rumore dei treni entra nell’inguine, una pietra tossisce con i nostri polmoni. In questo stato non si pensa più al suicidio o a sedurre le ragazze dalle tette grosse con una poesia. L’acciaio assieme al corpo si decompone così come l’inverno. La donna morta diventa una falena, non vuole staccarsi da quella metropolitana, lascia pezzi di pelle che disegnano urli nell’aria.

    M compiuto lo stato di “Bardo” quello che rimane alla fine non è una reincarnazione ma solo una vergine di gesso.

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