Documenti_ Aldo Capitini, Franco Fornari, Guido Calogero – Tecniche della nonviolenza (1963)

Aldo Capitini

Seminario internazionale di discussioni sulle tecniche della nonviolenza, 1-10 agosto 1963. Perugia.

Il concetto di “tecnica”, le ragioni del metodo nonviolento (prima giornata) Capitini precisa che: “Parlare di tecniche della nonviolenza non deve far pensare che basti conoscere le tecniche e adoperarle, senza avere nell’animo la nonivolenza.

Questo sarebbe un equivoco. Si capisce che le tecniche sono procedimenti suggeriti, ma sempre richiedenti preliminarmente l’animo amico della nonviolenza… si capisce che l’animo della nonviolenza è creativo, e può arricchire modi precedenti di agire e ne può trovare di nuovi.

Il professore Franco Fornari – psicanalista – dichiara che partendo dall’esperienza psicanalitica è arrivato al concetto della società omnicratica. Guido Calogero analizza il nesso generale tra nonviolenza e dialogo.
La teoria del dialogo allude al fatto che la relazione tra l’io e il tuo, il riconoscimento dell’altro, non tocca solo il mondo dei suoi affetti, passioni, ma anche delle sue verità, della sua religione. E’ pericoloso esigere dagli uomini, molteplici come sono, azioni che stiano sotto un’unica verità, che potrebbe essere quella di qualcuno che la imponga agli altri. Se vogliamo estendere il rispetto all’altro non già dobbiamo amarci perchè viviamo in una verità comune, ma perchè ciascuno ha un suo modo di capire la verità.

LINK REGISTRAZIONE AUDIO SU RADIO RADICALE: https://www.radioradicale.it/scheda/449405/seminario-internazionale-di-discussioni-sulle-tecniche-della-nonviolenz


Una risposta a "Documenti_ Aldo Capitini, Franco Fornari, Guido Calogero – Tecniche della nonviolenza (1963)"

  1. non conoscevo Capitini, ottima la dritta di Abele! mi hanno colpito alcune sue lucide e acute intuizioni.

    ad esempio il concetto che “si sa che cosa significa la guerra e la sua preparazione: la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile, la strage degli innocenti e di estranei, l’involuzione dell’educazione democratica ed aperta“, concetto che però oggi appare almeno in parte superato.

    intendo, la sottrazione di enormi mezzi allo sviluppo civile ormai avviene *indipendentemente* dalla guerra, ululando alla luna il mantra della scarsità della moneta: “non ci sono i soldi“!!!

    poi, però, non appena l’eurodittatura in crisi si butta a capofitto nella corsa al riarmo, d’un tratto… *magia*! i soldi (che fino a un attimo prima non c’erano per salari, scuole, ospedali, pensioni, infrastrutture etc) appaiono e si possono ovviamente mettere a bilancio per le spese militari senza troppi patemi. e questo perché, dice giustamente Capitini: “La guerra è voluta, preparata e fatta scoppiare da pochi, ma questi pochi hanno in mano le leve del comando.” leve del comando che meglio potremmo definire come “interessi economici” dell’oligarchia del Potere che ruota attorno ai grandi capitali.

    potente anche il messaggio pedagogico-educativo che sta alla base di quella che, partendo dall’utopia, diventa a tutti gli effetti una missione *concreta* di ottimizzazione della democrazia mediante l’omnicrazia. “Per preparare la pace durante la pace è necessario diffondere nell’educazione e nei rapporti con tutti a tutti i livelli, una capacità di dialogo, una sincera apertura alla coesistenza ed alla pacifica competizione di ideologie e di vari sistemi politici e sociali, nel comune sviluppo civile, ed affermare il lavoro come elemento costruttivo fondamentale”.

    da quello che emerge dunque, nel pensiero di Capitini la scuola ha un ruolo centrale di tipo socio-educativo: è la scuola il motore che deve impedire alla società di “chiudersi e cristallizzare” in virtù del peculiare margine di libertà intellettuale che dovrebbe sempre contraddistinguerla. come dargli torto? è l’atto di educare il fulcro pedagogico e pre-politico che consente di *formare* il cittadino e nel contempo di dare forma alla cultura e alla vita democratica stessa in una società autenticamente orizzontale (socialista?).

    da ultimi, aggiungo che mi piace molto la sua idea di una “rivoluzione permanente nonviolenta dal basso”. eh, si inizia dalle parti di casa mia!

    meglio mettersi al lavoro…

    "Mi piace"

Lascia un commento