10 risposte a "Giovanni Catalano: L'amico di Wigner"
Il trattamento della memoria e del quotidiano per quadri, immagini, nuclei di una narrazione essenziale. Poesia vissuta come centro, scandaglio, lente di ingrandimento, in un dis-incanto che stabilisce, in una luce sommessa, un dialogo con ciò che siamo, ancora e nonostante tutto, e ciò che ci portiamo dentro.
Grazie Giovanni e benvenuto!
Abele
la poesia di Giovanni mi è piaciuta dalla prima volta che l’ho letta.
prediligo il suo dire della vita con occhi attenti, assorto quasi nei suoi pensieri.
gli accadimenti sono vincoli tra il sé e il Sé, da cui forse non ci si libera, ma se ne può tentare la ricomposizione…
benvenuto anche da me
e grazie a entrambi
cb
La poesia di Giovanni è come se non subisse meccanismi
costruttivi…come fosse da sempre già lì, sul foglio
nella sua “leggerezza compositiva” che è il dono
di farsi leggere tutto d’un fiato.
E’ un fiume di parole che segue libero il pensiero, in modo naturale, che però non è da interpretare come assenza di lavoro sul linguaggio, sulla parola e sul ritmo, anzi al contrario trovo che questo tuo secondo libro che per certi versi si ricollega perfettamente al primo, sembrandone quasi una “continuazione”, mostri proprio il lavoro di cesello, la risultanza tra fluire e arginare, che accompagna limpidamente il lettore.
Riporto alcuni versi sparsi che particolarmente mi hanno colpita.
Buon cammino Giò.
n.
Chi lavora
deve sempre sperare
che ci sia un giorno di ferie
per finire un libro
perché non può finire così
in pausa pranzo
o la notte
quando ti rimetti a letto
o ti alzi.
E un nuovo nodo
sembra un discorso da calzolai,
di stringhe, di mani sporche
di colla e piccoli chiodi
sotto le suole.
Deve essere un disordine,
…
non c’è lettura
che non produca scrittura e viceversa
…
Come nel nuoto
sincronizziamo respiro e bracciata,
fino ad entrare in risonanza.
C’è un momento in cui
i guadagni compensano le perdite.
Ma è solo un modo
per nascondersi.
Lo sai, si dà a certa poesia
un peso e uno spessore
che altrimenti non avrebbe
e in questo c’è
deve esserci – credo
una contraddizione
continua.
Poesie in un colloquio continuativo, fatto di attimi diversi stesi sul denominatore di un modo di guardare alle cose disincantato ma anche favoleggiante, in piccoli particolari immessi nel contesto, a volte nostalgico di un immediato poco prima, capaci di ampliare l’angolo della visuale immaginativa del lettore, a sorpresa. Uno sguardo percettivo personale reso in modo che tutto “arrivi” naturale, di suggestione convincente.
Grazie anche a Natalia e Doris,
Avete colto alcuni aspetti di una ricerca che effettivamente porta avanti un discorso iniziato anni fa con “Immaginate la ragazza” ma allo stesso tempo prosegue con nuovi argomenti, approfondisce lo sguardo e ne amplia il respiro.
La leggerezza (che rincorre, in un certo senso, un ideale di agile esattezza) mi fa pensare alle lezioni americane di Calvino (l’uccello e non la piuma), è un tema che mi sta a cuore nelle sue infinite potenzialità e nelle sue insostenibili contraddizioni, una sfida che da sempre mi affascina.
Giovanni ha in testa questo libro da più di due anni. La sua bravura sta nell’aver elaborato quel progetto originale, averlo ripensato, modificato, tagliato, tolto e aggiunto. E questo è un bene perché Giovanni è molto più bravo di due anni fa.
Grazie Annamaria, grazie Gianni…mi piace un’idea di poesia “viva”, che come noi ha bisogno di più o meno tempo per trovare, di volta in volta, un certo equilibrio dinamico…
Il trattamento della memoria e del quotidiano per quadri, immagini, nuclei di una narrazione essenziale. Poesia vissuta come centro, scandaglio, lente di ingrandimento, in un dis-incanto che stabilisce, in una luce sommessa, un dialogo con ciò che siamo, ancora e nonostante tutto, e ciò che ci portiamo dentro.
Grazie Giovanni e benvenuto!
Abele
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la poesia di Giovanni mi è piaciuta dalla prima volta che l’ho letta.
prediligo il suo dire della vita con occhi attenti, assorto quasi nei suoi pensieri.
gli accadimenti sono vincoli tra il sé e il Sé, da cui forse non ci si libera, ma se ne può tentare la ricomposizione…
benvenuto anche da me
e grazie a entrambi
cb
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La poesia di Giovanni è come se non subisse meccanismi
costruttivi…come fosse da sempre già lì, sul foglio
nella sua “leggerezza compositiva” che è il dono
di farsi leggere tutto d’un fiato.
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Grazie Abele, Cristina, Maurizio…sono felice di condividere con voi l’anteprima di questo nuovo libro.
Un carissimo saluto,
Giovanni
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E’ un fiume di parole che segue libero il pensiero, in modo naturale, che però non è da interpretare come assenza di lavoro sul linguaggio, sulla parola e sul ritmo, anzi al contrario trovo che questo tuo secondo libro che per certi versi si ricollega perfettamente al primo, sembrandone quasi una “continuazione”, mostri proprio il lavoro di cesello, la risultanza tra fluire e arginare, che accompagna limpidamente il lettore.
Riporto alcuni versi sparsi che particolarmente mi hanno colpita.
Buon cammino Giò.
n.
Chi lavora
deve sempre sperare
che ci sia un giorno di ferie
per finire un libro
perché non può finire così
in pausa pranzo
o la notte
quando ti rimetti a letto
o ti alzi.
E un nuovo nodo
sembra un discorso da calzolai,
di stringhe, di mani sporche
di colla e piccoli chiodi
sotto le suole.
Deve essere un disordine,
…
non c’è lettura
che non produca scrittura e viceversa
…
Come nel nuoto
sincronizziamo respiro e bracciata,
fino ad entrare in risonanza.
C’è un momento in cui
i guadagni compensano le perdite.
Ma è solo un modo
per nascondersi.
Lo sai, si dà a certa poesia
un peso e uno spessore
che altrimenti non avrebbe
e in questo c’è
deve esserci – credo
una contraddizione
continua.
Non è poesia contemporanea.
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Poesie in un colloquio continuativo, fatto di attimi diversi stesi sul denominatore di un modo di guardare alle cose disincantato ma anche favoleggiante, in piccoli particolari immessi nel contesto, a volte nostalgico di un immediato poco prima, capaci di ampliare l’angolo della visuale immaginativa del lettore, a sorpresa. Uno sguardo percettivo personale reso in modo che tutto “arrivi” naturale, di suggestione convincente.
Doris
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Grazie anche a Natalia e Doris,
Avete colto alcuni aspetti di una ricerca che effettivamente porta avanti un discorso iniziato anni fa con “Immaginate la ragazza” ma allo stesso tempo prosegue con nuovi argomenti, approfondisce lo sguardo e ne amplia il respiro.
La leggerezza (che rincorre, in un certo senso, un ideale di agile esattezza) mi fa pensare alle lezioni americane di Calvino (l’uccello e non la piuma), è un tema che mi sta a cuore nelle sue infinite potenzialità e nelle sue insostenibili contraddizioni, una sfida che da sempre mi affascina.
Un abbraccio,
Giovanni
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Come uno storione nella corrente
(sì,quello di quel tale
che solo un libro scrisse)
entro nel flusso orchestrato::
è un basso continuo
di quotidiano recalcitrante
con abile sordina
di rimpianti accostati.
Mi fermo su “non bisogna”
“deve esserci” e “dovrebbe”.
Sulla lingua mi interrogo
che al meglio renderebbe
– o tradirebbe, è lo stesso –
varie modalità (obbligo? divieto?
consiglio-monito-altolà?), ovvero
l’aperta ambiguità dell’italiano.
Un saluto riconoscente per una fonte copiosa di riflessioni.
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Giovanni ha in testa questo libro da più di due anni. La sua bravura sta nell’aver elaborato quel progetto originale, averlo ripensato, modificato, tagliato, tolto e aggiunto. E questo è un bene perché Giovanni è molto più bravo di due anni fa.
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Grazie Annamaria, grazie Gianni…mi piace un’idea di poesia “viva”, che come noi ha bisogno di più o meno tempo per trovare, di volta in volta, un certo equilibrio dinamico…
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