Adeodato Piazza Nicolai: Inediti (Flavio Almerighi)

TREMIAMO ANCORA

La terra trema ancora; [terrore]
commissariato. Non credo più nella
giustizia neanche in quella divina
ma più di tutto in quella umana.
Sono di certo un santomista, voglio
toccare vedere con occhi e mani.
Poi forse, solo forse crederò. Perdona-
mi, Altissimo, che sogni nel cielo.
Rimango incredulo fino alla morte del
corpo, sperando in qualche minima tras-
migrazione buddista: sono l’ossimoro
in carne ed ossa.

Copyright 2016 Adeodato Piazza Nicolai
Vigo di Cadore, 29 agosto 2016; ore 15:15

NEL BOSCO DEI SOGNI

Passeggiando dormiamo nel bosco dei
sogni, vicino a Lorenzago di Cadore.
Magnifici tronchi di larici pini ed abeti.
neppure un fungo, ma è pieno di
fiori selvaggi, di uccelli: becastorte
subiote gardelin lugarin peruzole;
merle, torde, gaie, poiane Uno scoiat-
tolo solo, mezzo nascosto nelle erbe;
tracce di volpe e del suo partner appena
visibili. Qualche turista da Venezia o Milano
cammina con i figli. Luigina ed io avanziamo
piano piano per assorbire suoni, profumi e
pure la musica del silenzio nell’aria. Lei
scatta varie fotografie e qualche filmetto
con lo smartfone: li manderemo ai nosri figli
appena rientrati a casa nostra. Il Parco
dei Sogni risplende di magia, spero lo vedrete
uno di questi giorni. … I monti sono
dipinti da cirri di cotone, il sole irrompe
da momento in momento. I correttori per
il mio mal di piedi funzionano bene. Vorrei
avervi qui tutti con me …

Copyright 2015 di Adeodato Piazza Nicolai. Traduzione dall’inglese all’italiano di A. P. Nicolai. Vigo di Cadorfe, 11 novembre 2016, ore 6,15.

IL DISGELO, UN FRAMMENTO

Quando la neve sarà tutta sciolta
andremo in cerca del vecchio sentiero
quello che si sta coprendo di rovi
dietro il muro del monastero.
Ai due lati fra l’erba folta ritroveremo
cert’erba il cui nome non ti saprei
citare. … … …
Siamo stanchi d’inverno,
il morso del gelo ha lasciato il segno
su carne, mente, fango e legno.
Venga il disgelo e sciolga
le memorie dell’anno scorso…

Primo Levi

NOTA: Sono i primi versi e quelli finali di una poesia inviata da Primo Levi a Rigoni Stern e citata nel volume di Giuseppe Mendicino: Mario Rigoni Stern- vita guerre e libri , Priuli & Verlucca editore, pg. 267. Una poesia, di cui non rimane una versione integrale, letta da Rigoni in una intervista televisiva (TG1 Notte dell’11 settembre 1987).

EUGENIO MONTALE e ZIO EZ

Il fumo causa rictus e una
sola probabilità di volare …

1.
Sono un fumatore incallito che spegne la sua
cicca col mignolo invece che tra pollice/indice
come usano far tutti gli altri che bruciano labbra
laringi e polmoni. Non siamo eroi o pompieri
e neanche campioni di rugby di tennis di football
americano (anche se si gioca anche in Italia questa
dannata partita). Davvero ladin-cadorino non andrei
mai a giocare contro il Torino; preferisco la Roma,
la Juve la Lazio oppure il povero/penultimo Milan.
Insieme a loro lancio granate di fumo senza compren-
dere un’acca/zeta di quando atterra una cometa partita
chissà quando, da chissà dove, da quanto tempo. TANTI

2.

subito svuotarono la loro borraccia non con la bonaccia
ma dopo la bufera di Eusebio Montale, colui che
mai fu un burocrate labiale bensì piscatore d’ossa di
sabbia dagli scogli del Tirreno. Finita l’impresa poi ha
travasato qualche operetta di altri poeti: T. S. Eliot.
Robert Frost e altri anglicani. Non ha mai suonato la
cetra ma qualche volta il clavicembalo:
una musica pacata, dalle stesse sue parole:
“Ho [sempre] voluto suonare il pianoforte in
un’altra maniera, più discreta, più silenziosa

ma tutto è venuto spontaneamente, non ho
programmato nulla …” Abbastanza saturo e stanco
a causa delle tante bufere subite,
avrà ascoltato qualche fenicottero (inseguito dagli eli-
cotteri delle forze armate italiane) sorvolando prima
la Senna poi il Tamigi, e forse l’Orinoco. Purtroppo s’è
dimenticato del Missouri e del Mississippi preferendo
fermarsi sulle sponde del Fiume Wabash nello Stato
dell’Indiana poiché là lo strano Zio Ez aveva insegnato
(al Wabash College) le sue prime lezioni di lettere anglo-
americane. Sei mesi dopo era stato “bocciato” e cacciato
dal Preside del college: Ezra aveva ospitato due povere
zitelle ghiacciate/assiderate sotto la neve appena discesa,
come panna dal cielo. Ezra Pound s’era poi ritirato a
Londra per rimasticare un po’ di vorticismo e altri suoi
manierismi alquanto bizzarri. … Per quel suo barocco
espatriare sarebbe stato meglio se avesse trovato un “fogher”
(a fianco del nostro “larìn” ladin cadorino) alquanto vicino
al Gabinetto dove Montale ciccava di nascosto le sue parche
sigarette senza filtro. Lui padre/padrone della poltrona
ermetico-moderna. … Forse Eusebio avrà rispedito al mit-
tente qualche poetastro birichino da dietro i banchi liceali
mentre o quando Montale scivolava trascinando le ciabatte
sgangherate dalla pioggia e dal fango e dal sole, tra le crepe
di una baita certamente di stile pseudo-doganale . …

Copyright © di Adeodato Piazza Nicolai,
Vigo di Cadore (Belluno) 18-20 ottobre 2016.
Tutti i Diritti Riservati dall’Autore.

(dall’autopresentazione)

La geografia, come la biologia, condiziona il poeta. Sono nato nel 1944 in un piccolo paese delle Dolomiti, a Vigo di Cadore, provincia di Belluno, nell’area storicamente chiamata Catubrium (Cadore). Porto nel mio sangue tracce di cultura e lingua celtica, ladina e veneta. Nel 1959 sono emigrato negli Stati Uniti, in una cittadina dell’Indiana vicina a Chicago. Ho vissuto lì fino al 1998 completando studi liceali e universitari al Wabash College e alla Chicago University. Ho lavorato trent’anni per una grande ditta siderurgica da dove mi sono pensionato nel 1995. Ho due figli, Michele e Giacomo, ambedue sposati, che vivono a Chicago e Indianapolis rispettivamente. In America ho insegnato lingua e letteratura italiana e statunitense finché sono ritornato a casa, fra le mie “crode”. Attualmente sono Lecturer all’Istituto Linguistico “Cadore” di Auronzo; lavoro come traduttore e membro della Commissione scientifica dell’Istituto Ladin de la Dolomites; sono vice presidente dell’Union Ladina del Cadore de Medo. Sono poeta e cerco di formulare le mie esperienze usando tre linguaggi: ladino, italiano e angloamericano.

apnicolai@hotmail.com


8 risposte a "Adeodato Piazza Nicolai: Inediti (Flavio Almerighi)"

  1. Grazie a Flavio Almerighi, che con questa presentazione di inediti di Adeodato Piazza Nicolai entra a far parte degli autori di Neobar. I versi di Piazza Nicolai riconciliano con il piacere di leggere poesia di una certa fattura, nella sua ironica eleganza , giocando con l’aldilà e la vita più quotidiana, di passeggiate ornitologiche esistenzialiste che diventano riflessioni sulla poesia stessa. Ascolta e riporta sulla terra i grandi, quel Montale ad esempio, sul quale tanto si è sempre disputato, senza vie di mezzo, o sommo o sopravvalutato. Omaggio esilarante l’”insight” dello Zio Ez al Wabash College, dove Piazza Nicolai ha studiato. Grazie anche a Piazza Nicolai, con l’augurio di leggere presto altre sue poesie.

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    1. Le parole sono come foglie, come una stretta di mano, un bacio mai dato ma spesso sognato. Pungono, accarezzano, fanno ridere/piangere/ricordare e quando crudeli fanno male, tanto male …
      Vorrei, anche se spesso non riesco, condividere parole con tutto il mondo per condividere un po’ di speranza ma sopratutto dei sentimenti affettivi, di “amore” nel senso di “caritas” più che di eros.

      Nella mia vita ho avuto la fortuna di trovare e condividere esperienze rare e profonde con la “gemella” dell’anima, dei sentimenti, delle visioni liriche …dell’essere che desidera divenire. Ho anche vissuto l’esperienza dura da emigrante (più di 40 anni in America del Nord) vicino a Chicago. Sulla mia pelle ho condiviso razzismi, intolleranze, anti-italianismi (siamo tutti “mafiosi” ecco il mito comune della gente WASP).
      Ringrazio Flavio Almerighi per il coraggio d’avermi inserito nel blog. Sia negli U.S.A. sia nella mia “Piccola Patria cadorina, sia nel resto dello Stivale quasi nessuno ha avuto il coraggio di pubblicarmi. Ho tradotto tanti poeti dialettali, statunitensi, italo-americani ed italiani (basta cliccare su GOOGLE per verificare). Ho scelto di scrivere nella mia lingua madre, il Ladin-Cadorino, perché è la linfa vera che mi da vita e mi sostiene. Oltre a Leopardi, Montale e tanti poeti statunitensi, anche Saba e P. P. Pasolini mi guidano e consigliano continuamente. Grazie per la sensibilità e profondità dei suoi commenti…se Flavio accetterà, condi-viderò altre poesie e pensieri nel prossimo futuro. Grazie di nuovo e una sgioiosa avventura quotidiana a tutti voi: la vita dovrebbe essere così!!!

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      1. La vita la desideriamo così… piena, densa, in armonia con gli altri, gioiosa come una passeggiata nei boschi… e la poesia serve soprattutto a questo, aiuta a vivere. Ci auguriamo quindi che Flavio proponga presto altre sue poesie, in tutte le lingue in cui le ha scritte. Da un punto di vista personale, mi sento vicino alla sua vicenda esistenziale, vivendo anch’io all’estero (in Inghilterra, da più di vent’anni) e condividendo non solo i suoi poeti italiani ma probabilmente anche alcuni dei suoi statunitensi (tra i miei preferiti: Bishop, Collins, Cummings, Frost, O’Hara, Simic, Stevens, Strand, Williams, Pound). Abele

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      2. Quanto esprimi è profondamente vero perché vissuto in ogni atomo della tua vita e condiviso con me, Grazie! Grazie anche a Flavio che ti ha accolto con la sua sensibile vicinanza di poeta.

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  2. un modo genuino di vivere la parole e la poesia, quello che Adeodato Piazza Nicolai traccia in queste righe, fatto di sentieri pieni di suoni e di silenzi, di crepe e di scorci, di elicotteri e di fenicotteri, di becastorte e di sguardi dritti al cuore. passo dopo passo tanto i versi degli animali incrociati nel bosco quanto quelli delle povere zitelle ghiacciate sotto la neve appena scesa prendono vita nella pagina per riaffermare “tutto è venuto spontaneamente, non ho programmato nulla”. e in effetti, non è forse proprio *il caso* a tirare le fila del mondo, scrivendo la sceneggiatura delle storie che ogni giorno recitiamo? eh, d’altro canto, pare che un dossier della CIA (che per motivi di sicurezza nazionale non può essere divulgato), dimostri che pure Dio crede al caso…
    quindi ringrazio Flavio Almerighi per lo spunto di lettura/riflessione e per l’incontro con quest’autore, f’autore d’una filosofia dimessa, ironica, assolutamente adorabile, priva di bizzarri manierismi anche quando li incontri a corpo testo.
    che dire ancora? che mi riconcilia con la poesia veder spolpare “carmi” fino all’ossimoro con la pacatezza d’una narrazione lirica che non teme di assumere a tratti le sembianze d’una prosa acapata. anche perché quando i correttori per il mal di piedi funzionano bene, è più facile riconciliarsi con il mondo anche se, come capitava a quel (Mon)tale, calziamo “ciabatte sgangherate dalla pioggia e dal fango e dal sole”
    : )))
    dolomitico Nicolai!

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    1. Posso solo rispondere con un abbraccio commosso e sincero. Non è mai facile, dopo una vita di isolamenti e silenzi, sentirsi profondamente toccato da sentimenti veri come il canto di un “lugarin”, il soffio del vento ladin cadorin, la bellezza mozzafiato di una stella alpina e sopratutto, l’onestà schietta dei nostri compaesani. Se tiaccettano come persona onesta allora dialogano con te altrimenti rimani un nemo profeta in catubrium…

      Non desidero altro che dialogare con tutti: giovani e anziani, uomini donne e bambini: un dialogo aperto, umile e sempre prima di tutto ascoltato…

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  3. L’abbraccio di Adeodato lo conosco, con quelle le sue lunghe braccia che ti avvolgono come fosse un gran mantello.
    E’ un abbraccio universale che prende tutto, mari fiumi cieli terra uomini animali. Un vero dono.
    Ben venga la sua poesia piena di amore…

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