Notizie dalla riviera adriatica
“Sii gentile. La gentilezza è un gesto rivoluzionario.”
Leggo su un foglio appeso a scuola.
Bella frase sì ma quanta retorica. Verrebbe da dire. Lì su due piedi davanti la macchinetta del caffè in una normale pausa ricreativa e meditativa – rigenerare e avere un buon equilibrio da spendere è la molla -. Eppure mettendo piede là fuori, solo poco dopo e ore dopo, scopro che la sua potenza immensa è proverbialmente profetica.
Svolgo le mansioni quotidiane, giro per le strade, le vie e i negozi, gli ambienti di lavoro e incontro le persone. I loro sguardi spaventati e smarriti, noto i loro atteggiamenti scontrosi e difensivi, lo scudo che indossano e mi chiedo.
Cosa sta accadendo? Siamo di fronte ad un cambiamento epocale che sposterà le asticelle a poca tolleranza dietro inclusivi paritari diritti, nomignoli che ci dipingeranno tutti abitanti conformi di civiltà robotiche?
O solo le nostre coscienze stanno tirando la coperta sempre più stretta e invasiva e acrilica e quel lembo lo vogliono solo per sé? Una coscienza allora più emancipata ed egoista?
Assediati da messaggi di protezione, di distanziamento, isolamento e rispetto dell’altro restandogli lontano. Oggi le parole stanno diventando frecce, di guerra o di pace?
Vettori che partono e mirano ad allontanare per fermare l’altro. Lo stanano nella loro iniziativa senza dargli adito né consenso, per misurare la risposta che sia esaustiva e senza accenno a maggiore ampiezza di dialogo, per finirla lì. La conversazione.
Ho notato empatia a zero esponenziale o bruciata sul nascere, ho notato che siamo accolti nel saluto di cortesia e via va scemando il resto appena si può.
D’altro canto, però, leggo di persone che non si arrendono e scrivono belle cose. Ricevo calore da amici lontani e vicini. Aperture di cuore e coscienze che s’illuminano di chiarore e spontaneità.
Bambini che nascono e amori che sbocciano, coppie che si sposano.
Dunque a tirar le somme come in un problema d’algebra, l’andamento è altalenante, potenzialmente attivo e si moltiplica con il coefficiente speranza. La gentilezza e la speranza.
Essere gentili, è sì la frase retorica si direbbe nel 2020, ma è il valore da spendere a fondo perduto ora più che mai si apostroferebbe.
Gentili verso ogni attimo che abbiamo di vedere, di guardarci passando per le vetrine e le porte chiuse dei teatri. Di leggere frasi e post, libri e giornali. Di sentire, di assaporare il foliage che si spande per le città e le firma di un colore nuovo. Il dono dell’autunno che pervade l’umore e lo protrae in una dolcezza che non svanisce. La luce che si incarna nei rami ancora ricchi e nei tappeti variopinti. Gentili verso noi stessi, la vita, la nostra vita e quella degli altri perchè invero siamo ognuno in collegamento.
Il mistero segreto nella materia che ci unisce come perle di una collana e ci incolla ad un invisibile virus elegante di amicizia. I passerotti ci parlano se gli destiamo attenzione, il cielo ci amplia il battito, le nubi ci danno morbidezza, il mare distensione e gli alberi loro, si fanno individuare come quel corbezzolo che ha fiorito.
E ha fatto tante bacche di colori sgargianti, rossi arancio e giallo comprese le tonalità intermedie.
Alcune sono cadute, altre come palline incoronano di preziosità la vista. Talmente meraviglioso da raccontarlo a mia sorella un giorno che neppure ricordo ma con certo un’enfasi di descriverlo che è sopraggiunta come fuoco acceso. E da lì, camminando una domenica mattina, lei lo nota senza averlo mai avuto dinanzi gli occhi solo ad avermi ascoltata. La pianta è dentro un cortiletto che si affaccia poc’anzi sul marciapiede in cui siamo e spende i suoi frutti. Raccogliamo una bacca, la mordiamo, la gustiamo, sorridiamo e sventoliamo che è buona e che ne vorremmo altre e ancora da mangiare. Poi proseguiamo verso il litorale e verso i giardinetti.
Mi pare di scorrere in un film dove l’attimo di scoperta segue il finale di congiunzione, il corpo nuota in un moto e si protende in direzione di fare esperienza, non lascia nulla di intentato nel suo appartenere e non può tacere al grido della vita. Vivere.
Come un vento che spazzola ciò che trova, le parole si allungano e toccano, modificano il corso delle cose, gentili e nevrotiche che siano. La materia prende altri contorni e forme e accoglie o nega.
Ogni gesto anche il minimo ha ripercussioni, ogni scorcio guarda fuori e porta dentro, ha echi prossimi e avvenimenti prossimi e noi siamo la motrice cui è data facoltà di spingere le note sui tasti della tastiera. Di suonare varie mutevoli sinfonie.
Auguri dunque a noi, a tutti, per ogni scoperta e passo nel percorso lungo della vita che esondi di generosa gentilezza gli spartiti.
Monica Baldini
Grazie Monica per questo dono. Ammetto che neanche io sapevo che il 13 novembre si celebrasse la giornata della gentilezza. Una bella coincidenza, come la chiami. Grazie anche per la tua gentilezza 🙂
Abele
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Grazie a te caro Abele, è stato irrefrenabile scrivere della gentilezza dopo quegli “incontri” mattutini e dopo aver rivisto quel foglio appeso nella mente.
La memoria fa scherzi strani a volte e serve empaticamente la chiave per rispondere a quanto accade.
Così, inizio a scrivere della gentilezza subito, salto i programmi, invio e ore dopo, facendo zapping tra social, notizie e scorrendo, scopro che il 13 novembre, la si festeggia a livello mondiale! bellissimo! Coincidenza gentile! Grazie ancora Abele
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La gentilezza ha trovato un interlocutore gentile, Abele.
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Auguri anche a te Monica, e grazie per questa pagina bellissima…
“Gentili verso ogni attimo che abbiamo di vedere, di guardarci passando per le vetrine e le porte chiuse dei teatri. Di leggere frasi e post, libri e giornali. Di sentire, di assaporare il foliage che si spande per le città e le firma di un colore nuovo. Il dono dell’autunno che pervade l’umore e lo protrae in una dolcezza che non svanisce. La luce che si incarna nei rami ancora ricchi e nei tappeti variopinti. Gentili verso noi stessi, la vita, la nostra vita e quella degli altri perchè invero siamo ognuno in collegamento.
Il mistero segreto nella materia che ci unisce come perle di una collana e ci incolla ad un invisibile virus elegante di amicizia. I passerotti ci parlano se gli destiamo attenzione, il cielo ci amplia il battito, le nubi ci danno morbidezza, il mare distensione e gli alberi loro, si fanno individuare come quel corbezzolo che ha fiorito.”
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Grazie a te Doris per questa piena condivisione.
Sono momenti particolari, le strade vuote, gli ospedali pieni, persone immobilizzate da paure varie ed economie al collasso.
Essere accessi e Gentili è forse confinare il lockdown almeno interiore.
Un caro abbraccio
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