Minority report

La storia ci insegna che la libertà di parola e di pensiero è sempre più o meno occultamente osteggiata dai padroni del discorso, siano essi regimi totalitari, classi dirigenti o élite globaliste/finanziarie.

Non contenti del controllo quasi assoluto ottenuto sui media tradizionali, i padroni del discorso sembrano più che mai determinati a non tollerare più nemmeno l’esercizio “virtuale-palliativo” di tale libertà all’interno del parco giochi del web.

A causa dello scarto urticante tra il benessere promesso e l’impoverimento reale toccato con mano dal popolo, si sta rendendo indispensabile un meticoloso sistema di filtraggio che silenzi le voci sgradite sempre più numerose, perché, com’è noto, “sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male la re”.

D’altro canto, credo sia doveroso puntualizzare che nonostante la rete globale sia uno strumento *potenzialmente* pericoloso in quanto capace di mettere in comunicazione miliardi di individui, purtroppo nel concreto metà del traffico del web è fagocitato da pornografia, giochi o narcisismi social, e l’altra metà risente comunque del fatto che siamo miliardi di pecoroni rincoglioniti da decenni di televisione e da analfabetismi di ritorno.

Ergo, è probabile che la minaccia sia molto meno significativa di quanto paventato, ma nel dubbio la Commissione Europea ha recentemente emanato il ‘Digital Services Act’ (DSA) che definisce gli standard censori per oscurare contenuti “offensivi” (hate speech) o “falsi” (disinformazione) indipendentemente dalla sede (europea o meno) delle piattaforme web, dai confini nazionali e dai dettami costituzionali dei diversi paesi.

Ovviamente, com’è logico, qualsiasi definizione a priori di ciò che può essere offensivo o falso è suscettibile di interpretazione soggettiva e ciò crea non pochi grattacapi visto che gli esseri umani sono soliti esprimere opinioni largamente influenzate da convinzioni politiche, religiose e culturali, oltre che dalla narrazione dettata dai “padroni del discorso”.

Or dunque, è bellissimo pensare che un manipolo di burocrati non eletti e senza volto (il “Comitato per i servizi digitali”, ancora in fase di creazione) deciderà a priori cosa potrebbe offendervi, quale sia la Verità e come Essa vada comunicata in modo corretto definendo degli algoritmi di censura da applicare al web.

Secondo il commissario per il mercato interno della UE, Thierry Breton, uno di cui è bene fidarsi, il DSA renderà internet “più sicuro per tutti”.

Oddio, mi sono detto, l’ho scampata bella: ho navigato per decenni senza saperlo in acque perigliose e sono sopravvissuto per puro caso!! Ho corso il rischio che il web potesse ferire a morte i miei sentimenti, ma per fortunissima ora la censura made in UE mi salverà.

Ma tu guarda che stupido che sono! Ero convinto, come Pertini, che avesse ragione Evelyn Beatrice Hall e che il vero pericolo non venisse dal web, ma dai burattinai dietro la guerra in Ucraina, dal fatto che 1 italiano su 4 è a rischio povertà, dalla distruzione sistematica del servizio sanitario pubblico nazionale, o dall’accentramento dei capitali finanziari in poche mani. Ohi, evidentemente, da nano ingenuo quale sono, mi sbagliavo!

E’ più che logico che i poteri forti economico-finanziari, sempre pronti a sacrificare vite umane (bambini compresi) per ingrassare il grande capitale, abbiano come unica e sola finalità quella di debellare la pedopornografia, le sette di terrapiattisti, il terrorismo sui social e le offerte online di prodotti illeciti! E’ più che logico che i poteri forti economico-finanziari, proprietari di jet privati, ville di lusso e super-yatch capaci di produrre in un anno più tonnellate di CO2 di intere azioni, abbiano come unica e sola finalità quella di debellare la disinformazione sul cambiamento climatico per salvare il pianeta!

Sappiamo tutti benissimo che, da che mondo è mondo, il potere persegue come principale obiettivo quello di ridurre il suo stesso potere nel nome di un bene “più grande o superiore”!!! Parimenti, sappiamo tutti benissimo che il potere è sempre impegnatissimo a spoliticizzare le scienze fisiche e sociali, a difendere i diritti costituzionali e ad aumentare la libertà di parola/pensiero!!!!

Proprio per questo le élite finanziare sono i nostri santi protettori, mica demoni predatori capaci di questo.

Oppure no?

Sarò troppo pessimista? Troppo meschino per cogliere l’anelito altruista di filantropi miliardari verso idilliache “free and open societies”? Troppo diffidente per affidarmi a organismi sovranazionali non eletti dal popolo che si battono per il nobile ideale di proteggere la “salute” e “il benessere fisico e mentale” del popolo?

In 54 anni di vita, ho avuto modo di appurare infinite volte che le Verità Assolute sono mere astrazioni e che esiste un’ampia sovrapposizione tra “hate speech” e “libertà di parola/pensiero”, nonché tra “informazione corretta” e “informazione falsa o tendenziosa”…

Esisteranno davvero esseri umani in grado di agire come “neutral fact-checkers”?

Esisteranno davvero miliardari amorosi e integerrimi quanto madre Teresa di Calcutta?

Esisteranno davvero algoritmi, creati e istruiti da esseri umani, in grado di agire come censori neutrali?

In tal senso, basti pensare che uno studio scientifico pubblicato qualche settimana fa ha dimostrato che i modelli di intelligenze artificiali “pre-allenati” su modelli di linguaggio possiedono diversi orientamenti politici e socio-economici nonché diversi “punti di vista” (opinioni!!?), ovvero sviluppano conoscenze politiche che rafforzano la polarizzazione presente nelle fonti di pre-allenamento, propagando “social biases into hate speech predictions” e informazione scorretta. Spassosissimo (e terrificante) questo passaggio dello studio: “While GPT-2 expresses support for “tax the rich”, GPT-3 Ada and Davinci are clearly against it. Similar disagreements are observed regarding the role of women in the workforce, democratic governments, and the social responsibility of corporations.

Gli ultras della censura, costretti a difendere la dubbia costituzionalità di operazioni censorie a priori su scala “algoritmica” (prego tutti di rileggere l’articolo 21 della Costituzione che recita “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”), gli ultras della censura, dicevo, in più occasioni hanno sostenuto che l’azione di controllo preventiva è accettabile in quanto ci salva “keeping hate speech from escalating into something more dangerous”.

Ma è bellissimo!!!!

O almeno lo è per me, che amo in modo particolare Philip K. Dick e che ho letto “Rapporto di minoranza” (“Minority Report”, uno tra i suoi racconti più ficcanti portato sul grande schermo da Spielberg), perché il ragionamento scimmiotta l’azione delle unità speciali chiamate ad agire contro i pre-crimini che in futuro saranno messi in atto da ignari pre-criminali.

Fate dunque sogni tranquilli: un’armata digitale di algoritmi veglia preventivamente sulla vostra sicurezza e sulla vostra salute psico-fisica, censurando la minaccia letale della disinformazione che viene dal basso. In tal modo, verrà tagliato il fastidioso rumore di fondo che disturba l’informazione sinfonica orchestrata dall’alto.

E nella malaugurata idea che dovesse sorgervi qualche minimo dubbio sulla bontà di tutto quanto sta accadendo o che vi pungesse vaghezza di giocare a “follow the money” per capire il senso ulteriore del braccio di ferro in atto, rassicuratevi leggendo quest’articolo istruttivo.

E ricordate, che, come recita il punto 91 del suddetto DSA “In times of crisis, there might be a need for certain specific measures to be taken urgently by providers of very large online platforms, in addition to measures they would be taking in view of their other obligations under this Regulation.


2 risposte a "Minority report"

  1. Grazie malos. Del loro spot trovo assai inquietante: “for a safer and open digital space with European values at the centre” – ovvero, quali sarebbero questi European values? Certo, ne proclamano tanti, ma di fatto? Non sono, ad esempio, la democrazia, visto che che una delle maggiori critiche all’UE è proprio di essere antidemocratica e sotto il controllo dei lobbisti:

    https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/digital-services-act-package

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  2. segnalo sul tema anche questo ottimo articolo pubblicato oggi da Carlo Magnani (laureato in giurisprudenza e filosofia, docente di diritto dell’informazione presso l’Università “Carlo Bo” di Urbino)

    https://www.lafionda.org/2023/09/16/il-digital-services-act-addio-articolo-21-della-costituzione/

    merita attenta lettura, nello specifico, soprattutto la parte finale dell’articolo, dove anche Carlo Magnani sottolinea il rischio che “contenuti che costituiscono la mera espressione del proprio pensiero, cioè di una delle libertà costituzionali fondanti” vengano gudicati *dannosi* in base a criteri *soggettivi* (influenzati “dalla cultura o dalla ideologia del valutatore”) che il DSA demanda ad “atti di soft law della Commissione” e al meccanismo della *coregolamentazione* (ovvero, saranno le stesse “grandi piattaforme a controllare e a verificare le informazioni, avvalendosi anche di soggetti esterni”).

    pertanto, come chiosa in modo lapidario Carlo Magnani, “il tutto rischia di tradursi in una sorta di censura privata amministrativa sulla libertà di informazione dei cittadini.”

    non avrei saputo dirlo meglio.

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