Il bikini di Sylvia Plath

Cliccare sopra il nome del file qui sotto solo se intendi scaricare il file medesimo (quindi non per sbaglio o per caso).

un, due, tre… stella!

(con dedica a Fatima Hassouna).


4 risposte a "Il bikini di Sylvia Plath"

  1. Che dire di questa poesia tipo “ La vita è bella ” , in un altro contesto dove l’ironia diventa sarcasmo, le file tra i fili spinati diventano ingressi allo spettacolo, un concertone, ma non ci casca nessuno dei ragazzi palestinesi, come invece ha fatto il bambino nel campo di concentramento. Alcuni non vogliono più giocare. Nella società dello spettacolo tutto sembra un film ad effetti speciali, ma quello che si vince è sempre un jackpot alla shot machine e quello non è virtuale.

    Ultima considerazione, la Francia si è unita ai paesi che riconoscono lo stato della Palestina, sono tanti 138 se non ricordo male, questo vuol dire anche riconoscere un governo, una struttura statale sia pure in nuce, questo vuol dire riconoscere all’ANP il governo di Gaza e della Cisgiordania, non certo riconoscere Hamas. D’altronde con gli accordi di Oslo già negli anni 90 c’è stato il riconoscimento reciproco di Israele e dell’OLP (non c’era ancora l’ANP), e questo potrebbe essere un punto di partenza, impegnare progressivamente l’ANP all’interno Gaza magari con l’aiuto delle forze dell’ONU anche per disarmare Hamas ma soprattutto per costituire un governo, e progressivamente ritirare Israele oltre i confini.

    Spero di vederlo il documentario con Fatima Hassouna (finora trovo solo i trailer).

    "Mi piace"

  2. @Giancarlo. grazie per il tuo generoso “ascolto”, fratello, che mi è sempre prezioso. “sarcasmo” non so, almeno non in senso letterale e vocabolarioide di “ironia amara e pungente, ispirata da animosità e quindi intesa a offendere e umiliare“, nel senso che la mia scrittura non è mai ispirata da “animosità” e non intente “offendere e umiliare” nessuno (neanche noi stessi).

    se poi qualcuno si offende o si sente umiliato, mi spiace e chiedo scusa. non era nelle mie intenzioni e vuol dire che le parole mi sono sfuggite di mano (nessuno è perfetto).

    il chiaro/scuro surreale derivante dal giustapporre in una sorta di gioco di specchi tri-frangenti (gioco dei bambini – quotidianità a Gaza – nostra quotidianità) intende solamente scuotere l’albero sperando che cada qualche frutto. lo scarto tra i 3 mondi è evidente, sono speculari eppure non-comunicanti, un’incomunicabilità totale (che, come recita il mio nanoforisma preferito “muove il mondo“). per questo mi è venuta in mente Sylvia Plath e la sua poesia (intitolata appunto “Incomunicabilità“)

    quindi ok, *speriamo* (moriremo cantando). speriamo ma la realtà dei fatti in un contesto dove chi “è stanco di giocare e si chiama fuori“, come Ahmed, lo può fare solo perché è morto (il suo “premio di consolazione”, e yarhàmuh-llah). è difficile anche solo ipotizzare che esista “un punto di partenza” da cui poter ripartire quando siamo pochi metri dall’arrivo (mission accomplished!): Gaza è già rasa al suolo e la popolazione superstite (che sta morendo di fame) non ha più comunque una casa dove poter tornare ad abitare. come puoi pensare che dopo anni ed anni un cui Israele sta portando avanti una guerra prima di strangolamento e adesso di conquista sanguinaria che prevede l’eliminazione e/o la deportazione dei palestinesi, la situazione possa essere “ricomposta” adesso? non so, lo posso anche sperare, ma non riesco proprio a crederci.

    il documentario di (e con) Hassouna, anche dovesse diventare “visibile” non credo che avrò la forza di guardarlo. avrei voluto rivedere mille volte il suo sorriso, quello sì (era una bella persona, sicuramente più di me e forse tanto quanto molti di voi e tanto quanto i suoi 10 familiari tutti uccisi insieme a lei), ma non posso.

    un abbraccio fratello.

    "Mi piace"

  3. immancabili, mi stanno piovendo in testa accuse di antisemitismo (che rigetto in toto).

    ho scritto più volte, e lo ribadisco qui, che come Hamas non èil popolo palestinese”, così il governo israeliano non èil popolo ebreo (israeliano e non)”.

    aggiungo che la cosa surreale è che un tempo si era accusati di antisemitismo se negavi l’olocausto, mentre oggi si è accusati di antisemitismo se denunci un olocausto. devo ricordare a tutti che non io, ma Matan Vilnai (ex militare israeliano, poi vice-ministro alla difesa del governo Barak dal 2007) ha annunciato nel 2008 che “Gaza avrebbe affrontato una Shoah”? si torna a parlare del genocidio del popolo palestinese ora, dopo quasi due anni di una guerra di conquista che ricalca una pulizia etnica, ma sono decenni che Gaza è una sorta di campo di concentramento (frontiere militarizzate, aeroporto bombardato, impianti di desalinizzazione bombardati, impianti elettrici bombardati, riserve d’acqua tagliate, pesca bloccata, settore industriale strangolato) tanto che nel 2010, non io, ma Dov Weisglass (consigliere del governo Netanyahu) parlava sarcasticamente di “mettere a dieta i palestinesi”… sarcasmo almeno pari a quello del ministro israeliano per il patrimonio (Heritage Minister) Amichai Eliyahu. E’ lui, non io, che poco tempo fa ha affermato: “Il governo sta avanzano a grandi passi verso la cancellazione fisica di Gaza. Grazie a Dio, stiamo cancellando questa malvagità. Stiamo mettendo sotto pressione questa gente che è stata educata con il Mein Kampf”. sembra una barzelletta, ma non lo è… è la dimostrazione che la Francia (o che tutto il mondo tranne USA e Israele) può anche riconoscere lo stato palestinese, ma siamo fuori tempo massimo. per capirci è come se la Francia (o tutto il mondo) battesse i suoi pugnettini sul tavolo in difesa degli abitanti di Hiroshima e Nagasaki dopo che è stata sganciata la bomba atomica.

    e la cosa più inaccettabile è che mentre avveniva il genocidio del popolo ebreo durante la seconda guerra mondiale, la gente del mondo era largamente all’oscuro di cosa stesse avvenendo. per contro, il genocidio in corso a Gaza è sotto gli occhi di tutti, con tanto di filmati e immagini di città rase al suolo e di corpi di civili straziati dalle armi e dalla fame (quindi nessuno può trincerarsi dietro un comodo “non sapevo” o dietro un comodo “ma anche Hamas”).

    chiudo aggiungendo le parole dell’ex “berretto verde”, tenente-colonnello delle forze speciali USA Anthony Aguilar (con decenni esperienza al fronte contro Talebani e ISIS), contractor americano per alcune settimane in un Aid Center della GHF. In una recente videointervista alla BBC ha testimoniato di non aver mai visto nella sua intera carriera militare un livello di brutalità contro civili inermi e affamati, con uso indiscriminato e ingiustificato della forza, pari a quello messo in atto quotidianamente dall’IDF.

    altro che antisemitismo! il mio invito rivolto a tutti è quello di provare se possibile ad usare la propria testa e a “restare umani”…

    e in ogni caso mi scuso, come sempre, se nel dire cose che ho sentito il dovere di dire, ho ferito involontariamente la sensibilità di qualcuno.

    "Mi piace"

  4. In a powerful interview with European Center for Populism Studies (ECPS), genocide scholar Omer Bartov (Dean’s Professor of Holocaust and Genocide Studies at Brown University) argues that Israel’s military campaign in Gaza amounts to a “deliberate strategy of slow-moving genocide.” Drawing on the legal framework of the UN Genocide Convention and field reports from Israeli human rights groups, Professor Bartov contends that the Israeli government is intentionally making Gaza uninhabitable through starvation, displacement, and destruction of civilian infrastructure. He warns of a broader system of international complicity—what he calls a “diplomatic Iron Dome”—shielding Israel from accountability. As he dissects settler-colonial logic, media self-censorship, and the erasure of Palestinian voices, Professor Bartov issues a clear call: it is time for the world to confront both the scale of the violence and its own enabling silence.

    https://www.populismstudies.org/professor-bartov-making-life-impossible-in-gaza-is-a-deliberate-strategy-of-slow-moving-genocide/

    "Mi piace"

Lascia un commento