Poeti del Lunedì: Dio lo sa di esistere? di Italo Bonassi

Italo Bonassi (1932 – 2025) poeta, saggista, critico e giornalista pubblicista è nato in Alto Adige da genitori istriani, ha vissuto a Merano, a Bolzano e dal 1975 a Rovereto.

Io a volte mi domando se per caso
Dio lo sappia di esistere. Non penso
che gl’importi comunque di sapere
se gli si creda: esiste, e ciò gli basta,
né altro gl’interessa, e se tu trovi
un codicillo in cui venga attestato
che sa che non esiste, vieni avanti,
e attestalo davanti ad un notaio
o a un parroco, o a chi altro. Che tu creda
o no, gli è indifferente:
tanto, lo sa ch’ esiste, per la quale
continua a fare il Dio, e tu l’Uomo.

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7 risposte a "Poeti del Lunedì: Dio lo sa di esistere? di Italo Bonassi"

  1. Il poeta è già avanti, si pone la seconda domanda su Dio, se sia cosciente o abbia un inconscio e nel quale sia tutto rimosso.

    La prima domanda riguarda la sua esistenza, se esiste o no, questo per me si riduce al problema di sapere perché esiste qualcosa piuttosto che il nulla, cioè la condizione in cui non esiste niente. Finché non si capisce scientificamente come si può originare qualcosa dal nulla, il problema rimane aperto.

    Il poeta ha già le risposte, Dio sa di esistere, e ciascuno continua a fare il proprio mestiere, d’altronde nemmeno un Dio potrebbe sapere di non esistere.

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  2. E forse quello ha sempre atterrito il genere umano: la rigidità dei ruoli. Con qualcuno che ha provato a essere dio, con risultati per lo più tragici, e dio, se si degna di esistere, che tanto “umano” non lo è mai stato.

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  3. più che una poesia mi suona mera prosa acapata.

    per il resto, l’autore ozia attorno al nulla senza un guizzo che renda la lettura meritevole, tanto che i commenti in calce ai versi (tranne il “grazie” e i “vero” di almerighi) risultano più ricchi e stimolanti.

    : ))))))))

    a proposito dell’inconscio, citato da Giancarlo (accantonando per un attimo il sofismo se il nulla abbia un inconscio oppure no), mi preme analizzare quello dell’autore. in chiusa, si premura di affiabbiare la maiuscola sia a Dio che a Uomo. Ciò Suggerisce Un Bisogno Inconscio Di Iniziare Una Frase Anche Se Non Lo Sta Facendo, Oppure Un’Allucinazione Di Segno Di Interpunzione Antecendente (Succede Spesso Quando Si Mangiano I Funghetti). peccato non poterlo intervistare e/o psicanalizzare ora che sa la verità…

    procedo dunque per inferenze.

    scartata l’ipotesi che l’autore creda a dio come “persona” (vanno scritti in maiuscolo in nomi propri di persona), il fatto che appaiano maiuscoli sia Dio che Uomo suggerisce un insconscio bisogno dell’essere umano che scrive poesie (ma non vorrei generalizzare troppo) di elevarsi dalla condizione umana equiparandosi a DIO.

    interessante…

    : )  

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