
Dario Fo, Florina Cazacu: Un uomo bruciato vivo
di Giancarlo Locarno
Questo libro racconta una storia atroce avvenuta a Gallarate, la città in cui sono nato. Il 14 marzo del 2000 Ion Cazacu, un ingegnere rumeno che in Italia ha dovuto adattarsi a svolgere le mansioni di piastrellista e successivamente di caposquadra in un’impresa edile. Venne bruciato vivo dal proprietario dell’impresa, che gli versò addosso una bottiglia di benzina e gli diede fuoco, solo perché pretendeva di essere retribuito per il lavoro prestato. Ion morì dopo un’atroce agonia di trenta giorni. Il libro frutto dell’incontro di Dario Fo con Florina Cazacu, figlia di Ion, venuta in Italia per seguire il processo e poi rimasta a vivere a Gallarate, è strutturato in forma di dialogo tra Fo che pone delle domande e Florina che racconta e risponde.
Nel brano seguente Florina racconta quello che successe a suo padre:
F – Cosimo Iannace è entrato in cucina mentre mio padre e gli altri due suoi compagni di lavoro stavano mangiando. Teneva in mano la bottiglia di benzina e in tasca l’accendino. Ha urlato verso mio padre :: “ti brucio e ti ammazzo!”,
Papà ha provato a tranquillizzarlo: “Cosimo, calmati, aspetta, parliamo”.
……
Arrivato quasi sulla soglia, mio padre s’è reso conto che Iannece stava estraendo dalla tasca l’accendino. Era troppo tardi per bloccarlo, tant’è che l’imprenditore ha acceso e sono subito divampate le fiamme. La bottiglia è caduta per terra. Nel frattempo gran parte della benzina è finita addosso a mio padre. Iannace è uscito dalla stanza richiudendo la porta. All’istante c’è stata un’esplosione terrificante, tanto che i vetri della cucina sono arrivati fino in strada e il ventilatore l’han trovato nel cortile della casa di fronte…
D – Ma questi sono tutti fatti che si ritrovano negli atti del processo?
F – Sì, è soprattutto grazie alle testimonianze dei ragazzi che io posso raccontarti quello che stai ascoltando. Anche se si erano ritirati contro la finestra, sono stati comunque sfiorati dal fuoco. La cosa terribile è che Iannace dal di fuori ha tenuto la porta bloccata, così da impedire a mio padre di uscire.
Il libro allarga poi il discorso sulla situazione degli immigrati irregolari senza permesso di soggiorno, sono utili perché gli imprenditori possono sfruttarli e poi gettarli via, come è successo ad Andrei un amico di Ion.
Alla sua richiesta di essere pagato gli dice il “padrone”:
“D’accordo fatti trovare dietro il supermercato alle due del pomeriggio domani, e ti darò quello che ti devo”.
“Per sicurezza l’indomani io ero già sul posto un’ora prima. Solo, così come avevamo concordato. Era una bella giornata, il supermercato era chiuso, quindi non c’era tanto movimento. Mi siedo su una panchina e aspetto. Sono già le due e mezzo e non si vede nessuno. All’improvviso vedo comparire un’auto dei carabinieri. La tentazione è quella di scappare. Mi bloccano subito, mi fanno appoggiare sul cofano dell’auto, con le mani dietro la testa. Non riuscivo a capire. Come mai tanta agitazione? Mi controllano tutte le tasche, come se stessero cercando qualcosa di preciso, ma non trovano niente. Qualche spicciolo, il portafogli, quanto basta per un caffè e qualche documento romeno, carta d’identità e patente. Mi fanno alzare e mi chiedono di esibire un documento italiano. Sottovoce e pieno di paura dico: “Non ne ho, non ho il permesso di soggiorno”. A quel punto mi fanno salire sull’auto e mi portano in caserma. Un’attesa interminabile, poi si presentano nella stanza due carabinieri che mi spiegano tutto. Mi informano che è arrivata una telefonata anonima che denunciava che il piazzale dietro il supermercato era un luogo di spaccio di droga. Sapevano che non era vero, ma sono un immigrato irregolare e dunque fanno quello che si fa in questi casi: rimpatrio forzato. Alle sette di sera sono già in volo verso la Romania.
I “padroni” avevano trovato anche il modo legale di disfarsi delle persone che si lamentavano e volevano solo la loro paga, chiamano le forze dell’ordine in modo anonimo e le fanno espellere. Era anche il periodo in cui i piccoli imprenditori cercavano di sostituire i lavoratori illegali dei paesi dell’est con quelli provenienti dai paesi africani, che si accontentavano di una paga più bassa. Nel processo di primo grado e di appello l’imprenditore è stato condannato a 30 anni di prigione, in cassazione l’omicidio è stato derubricato da volontario a preterintenzionale, e ha portato la pena a 16 anni, dopo 10 anni è tornato libero.
La CGIL ha messo una targa nella camera del lavoro di Gallarate per ricordare questo barbaro omicidio.

Nel 2012 dalla storia di Ion Cazacu è stata ricavata una canzone dal gruppo rock “Il teatro degli orrori” nell’Album: Dal vivo”.
Florina Cazacu è nata in Romania nel 1982. E’ arrivata in Italia nel 2000, in seguito alla tragedia di suo padre, con la speranza di ottenere giustizia e l’idea di tornare subito al suo paese. Ma così non è stato. Ora abita a Gallarate, la stessa città dove suo padre è stato aggredito.
concordo, ovviamente, con Dario Fo sullo sfruttamento del lavoro (che cita i “servi della gleba” e gli “schiavi“) e sul discorso in generale, tranne che si tratti di “una vergogna addosso a tutta una nazione, l’Italia“, che suona auto-razzista senza alcuna ragion d’essere.
il criminale autore del criminale gesto è stato infatti punito con l’ergastolo nei normali gradi di giudizio (quindi la giustizia italiana, nel suo complesso, ha funzionato come deve), pena poi convertita dalla Cassazione a 10 anni.
sarebbe come dire, in altro contesto, che la vergogna non deve ricadere su Corrado Carnevale (il *famoso* giudice “ammazza sentenze” della Corte Suprema di Cassazione), ma che deve ricadere su di me, su di te, su tutti i giudici della cassazione, nonché su tutti i siciliani o sull’Italia e sugli italiani. è una strategia comunicativa da “sinistra elitaria”, a mio avviso sbagliata non solo perché NON ottiene il risultato che si propone di ottenere (anzi viene brandita strumentalmente dal potere per colpevolizzarci), ma soprattutto perché è campata per aria nel suo “luogocomunismo” che fa di tutta l’erba un fascio e alza polveroni utilissimi come cortina fumogena…
cercherei, per contro, di lottare contro il singolo criminale assassino (con l’aggravante dell’odio razziale), contro il singolo giudice delle cassazione che ha ridotto la pena, contro i singoli dirigenti e i singoli giornalisti RAI artefici della censura, contro il presidente della repubblica Ciampi (requiescat), contro il sindaco o il singolo assessore di Milano e così via.
chi dà fuoco a un lavoratore o ne fredda due a colpi di pistola è un criminale e i criminali (e gli psicopatici) ci sono tra i datori di lavoro come tra i lavoratori (e nella popolazione generale). qualcuno è in grado di allegare qui uno studio di popolazione da cui risulta una differenza statisticamente significativa in merito al numero di omicidi commessi dai datori di lavoro rispetto alla popolazione in generale? qualcuno è in grado di allegare qui uno studio di popolazione da cui risulti una diversa incidenza (statisticamente significativa) in merito al numero di omicidi (o di femminicidi o di altro) commessi in Italia rispetto al resto del mondo? ebbenesì, la differenza c’è MA IN MENO, ovvero in Italia l’incidenza è più bassa rispetto alla quasi totalità del resto del mondo!
preciso che sto parlando di dati ricavati *dalla realtà oggettiva dei fatti* e non di “sondaggi” o altre amenità propalate dai media del capitale sulla “realtà soggettivamente percepita da intervistati plagiati dai media“. esiste, per contro, una differenza significativa nel numero di reati violenti (omicidi, femminicidi, rapine etc) commessi da cittadini stranieri vs italiani (rapporto di circa 3-4:1 in totale, con punte di circa 8:1 nel caso degli omicidi).
tornando alla parte discorso di Fo, che più mi sta a cuore, quello dei lavoratori-schiavi, è una tragedia che andrebbe affrontata nel suo complesso. ma è anche ovvio che in una sinistra che da Berlinguer in poi (Berlinguer compreso dalla “svolta” della “questione morale” in poi) ha smesso di agire in difesa del lavoro e dei lavoratori, le battaglie che possono essere cavalcate sono la difesa dei diritti dell’immigrato (ivi compreso un giusto processo), dei diritti “cosmetici” e così via MA NON la difesa dei diritti dei lavoratori. con questo mio dire, non intendo certo abbandonare le giuste lotte contro i torti e i crimini subiti da cittadini di qualsiasi nazionalità, etnia, colore o credo politico, ma, giuro, mi fa soffrire vedere che negli ultimi quarant’anni non è stato dedicato neanche un decimo dello stesso vigore indignato in difesa del lavoro e dei lavoratori… dico, avevamo il partito comunista più grande d’Europa!!! che fine ingloriosa…
e mi fa soffrire, parimenti, ripensare al mio amato Dario Fo di “ho visto un re” (la canzone più potente di ogni tempo sulla “lotta di classe”) scendere al livello di un Fassino qualunque e accorrere in supporto dei “girotondini” nel febbraio del 2001. Peraltro, l’evento girotondino al PalaVobis di Milano benedetto dalla presenza di Dario Fo e di molteplici “intelluttuali di sinistra” (e il cerchio si chiude come *veritàlia* docet) prende via grazie al tam tam mediatico di Giovanni Pecora attraverso il sito internet Manipulite.it…
Pasolini li avrebbe presi tutti a calci in culo.
concludendo (chiedo scusa se ho scritto tanto, ma ne sentivo il dovere morale) dobbiamo pretendere che sia fatta giustizia punendo i singoli responsabili, ma la memoria di Ion Cazacu va onorata combattendo al fianco della Costituzione per i diritti dei lavoratori *tutti*.
e un grazie di cuore a Giancarlo che col suo post ha messo in moto queste mie prolisse e forse inutili riflessioni.
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