Antonio Sanges, disperse atmosfere.
di Iolanda La Carrubba
Sospesi tra le stagioni di un tempo introspettivo, senza artifici retorici, scorrono i giorni ritmati su un andare e venire di intime malinconie ritrovate nella potenza della Natura – Madre – Terra che diventa luogo del disincanto. Un sentiero nuovo si traccia nel linguaggio certo, erudito attraverso la costante ricerca di esili verità che superano le apparenze e si fanno verso.
Nelle periferie di Ere in perenne conflitto, vagano i contenuti a scandire l’incedere delle parole, dove il disarmante assolo dell’Io riflette la frammentazione della società sempre più nevrotizzata. L’attenzione si sposta dal mondo esterno, estraneo a un paesaggio interiore dove il poeta si interroga sul suo ruolo oltre la carta scritta.
Davanti a Il 3 maggio 1808: […] Il mondo intero è un lugubre museo \ una distesa di cadaveri e dipinti. \ Che cosa divido col genio \ che dipinge l’uomo, con l’uomo dipinto, \ che cosa ho in comune con l’uomo che ha vinto \ che se dice di essere nuovo è già vecchio? […]
Indomita è l’attesa dilatata negli intervalli scanditi tra un accadimento e l’altro, mentre si susseguono profonde riflessioni sugli avvenimenti accatastati ai margini di vite parallele.
La prosecuzione di un andamento apparentemente cauto, risulta essere conflitto, urgenza, esigenza di rivolta.
Entra così in gioco l’assurdo, il ribaltamento del senso logico senza tuttavia cedere all’irrazionale poiché è altamente contemplata, in questo vagabondare in cerchio, la constatazione di fondamentali contraddizioni, ovvero quelle in cerca di chiarezza tra le pause e i lunghi silenzi di disperse atmosfere.
Adesso il sipario si apre sul palco-oscenico dell’esistente, primo atto la sfida al fine di comprendere il nonsense soprattutto quello celato dietro le quinte. Ecco che ci si trova catapultati su una dimensione che esamina la superficie instabile delle cose, non il superficiale, ma una superficie beckettiana spoglia del superfluo alla quale Antonio Sanges si rivolge con premura. Qui si vede chiaramente il suo intento poetico e poietico dove si evince un legame con la tradizione che viene rielaborata per esprimere, alle volte con amara ironia, contenuti contemporanei raffinatamente analizzati attraverso una sensibilità colta ed empatica.
Sono gesti di rottura quelli che si susseguono nelle esperienze che diventano aliene dietro il rifiuto delle convenzioni, delle certezze del mondo precedente, narrate tuttavia con un afflato nostalgico.
Questo acuto senso di esplorazione solipsistica si fa coro rivolgendosi ad un Noi-Umano allontanato dallo sgargiante fragore del chiassoso vivere. Nulla si fissa nella memoria-parola-storia se non l’esatto frammento di identità segrete sfuggite ad un’oomologazione forzata e così liberati, diventano “Destini”:
Di tutti quegli alti fati acclamati \ con squilli di trombe, \ di spirti guerrieri \ eterni in alti cieli \ ascoltiamo in silenzio \ le strida sommesse. \ Sotterra i corpi di macerie e cenere \ nei cieli alti fati fatti di nulla.
Nella prefazione a cura di Silvio Raffo si legge:
[…] Sia la natura che i suoi dèi piangenti sembrano o danno l’illusione di essere sempre sul punto di svelare “la maglia rotta nella rete” per dischiudere il varco alla soluzione di un arcano “a portata di mano”; in realtà la natura resta un enigma senza soluzione e gli dèi “figure di second’ordine”[…]
In questo scorrere di un tempo altro si scorge un possibile rifugio, quello che l’unica certezza resta ancora l’ascolto.
Antonio Sanges, “Distensione del destino” Edizioni Ensemble 2025
Antonio Sanges (Tricarico, 1991) è poeta, saggista e studioso di letteratura e filosofia contemporanea. Ha studiato a La Sapienza, Paris 8 e University College London.
Ha pubblicato tre raccolte poetiche, tra cui Distensione del destino (Ensemble, 2025), e il saggio Les jeux sont faits (Carla Rossi Academy Press, 2023), dedicato a Beckett e alla “cultura della superficie”. Vive a Roma. Il suo sito
Il suo sito https://www.antoniosanges.com/
