Maurizio Manzo: Abbracci e canti

by m. manzo

di certo stai aprendo le finestre
abbracci il cielo e chi presto
ti porterà le nuvole
è bello e giusto che sia così
che ci siano canzoni e danze
vessilli che ora coprono gli assilli
loro non devono aprire niente
sono già sotto il cielo da tempo
e non ci sono pareti dove segnare l’odio
però le stelle la notte saranno
di nuovo stelle
e alle cadenti puoi chiedere
di esaudire i desideri


5 risposte a "Maurizio Manzo: Abbracci e canti"

  1. sempre notevolissima, come ogni sempre, la sensibilità *millimetrica* dei versi di Maurizio.

    la foto spopolata mi rimanda a chi di questi abbracci e canti non sarà partecipe (perché semplicemente non c’è più).

    forse per questo, “vessilli che ora coprono gli assilli” è immagine potente, ma pure mesta: rammenta il paravento (della festa) che non ferma certo la tempesta. significante, poi, la rima interna vessilli/assilli che riecheggia il *giocosmetico* della speranza sul volto segnato dal tempo della realtà (“già sotto il cielo da tempo“).

    sognare e sperare (forse) non è ancora uno psicoreato (ma chissà), quindi approfittiamone, almeno fino a quando, invece delle bombe, cadono le stelle!

    poi, mentre rileggevo, mi son risorte in testa le stelle di un’altra poesia notevole, “Aprile 1945” (“posso finalmente guardare le stelle”) di Dino Buzzati, autore che amo tantissimo, specie per i suoi racconti. ma tra le righe qui, il suono delle stelle (e strisce) è più cupo: inevitabilmente, manca il *per sempre* delle “cose orribili passate per sempre

    nello specifico di Gaza, resto pessimista (temo che si tratti solo d’una paUSA)

    un abbraccio

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    1. Eh, caro Malos, notevolissimi sono sempre i tuoi commenti… 🙂

      La foto è mia, ma è stata scelta da Abele.

      Sognare e sperare non è uno “psicoreato” e è ciò che ha dato l’impulso a questo testo, diverso dal testo di Buzzati, che non conoscevo, perché è solo un “guarda oggi cadono stelle” ma è pur sempre una pausa che ho immaginato immensa dopo l’orrore.

      Purtroppo anch’io temo possa trattarsi d’una paUSA, ma spero di sbagliarmi.

      Un caro abbraccio

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  2. Aprire le finestre è come aprire gli occhi, le finestre sono gli occhi delle case.

    Le musiche e le danze ci sembrano lenzuola stese sui tormenti di fuori.

    Ma fuori non hanno più case e quindi nemmeno finestre da aprire, l’occhio è libero di vedere tutto, abita tra terra e cielo. L’unico desiderio che può rivolgere alle stelle è quello di non caderci più addosso in forma di bombe.

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