
Cannocchiale scomposto sulle vite degli altri
Arnesi stesi al sole
Sgabuzzino degli stracci
e del pronto soccorso
Frammenti
Ritagli di calcinacci in mostra
sugli acari
Polvere
sul tappeto della mia impudicizia
negli angoli bui della mia bellezza
canuta
Vescica che bolle, ora
lombare che attende l’insegnante di yoga
e il suo sorriso beffardo
*
Scivolo sugli allori
il rosmarino m’incolla alle parole che non trovo
Codardia infestante
Sugli zigomi il suo vestito più bello
la maschera allegra dei nostri dieci anni
Ridiamo ancora
in tondo
ad un canotto che gira
che brucia
per i funghi di mare
gli sgombri salmastri
e il wrestling in tv
che si fa beffa del cielo
stellato
e delle rondini opache
*
Colatura d’acciaio sui timpani
ghiaccio al crepuscolo spento
Archeologia della compieta
preistoria del buio
e delle hit parade
I Bee Gees sono in panne
al mercato
il mio otorino in fuga
coi tappi in mano
tra le dita gli artigli snocciolano
il rosario,
della carne
*
Glossario dell’odio
a tavola
vedevo bruciare le stelle
e le spighe di grano
arso
al sole,
d’estate finiva il mio passato
tra le rughe
d’ardesia le carie
nel ventre molle della fatica
e dei baci
*
Vent’anni di pubertà, sbilenca
una mano accanto ai brufoli
che nutrono la fronte
in ombra la soda
caustica la coscienza obliqua
che spazza via il pavimento, i numeri
alle pareti
le pedate le scuse
svilite dalla tenera età
sotto attacco
della bufera di sole che resiste
ai piaceri
ai giorni
***
I suoi versi sono un brainstorming. Richiami continui, salti semantici inauditi, links verbali, associazioni linguistiche multiformi, sincronicità jungiana applicata ai versi, luoghi fisici e sentimentali, paradossi logici. Ad una prima lettura si può provare una vertigine e sentirsi smarriti. Siamo stati tirati dentro una dionisiaca danza verbale. In superfice questo accade. Infatti, la poesia di Cafagna è ontologicamente leggera. Fugge dalle oscurità primordiali, di cui conserva solo una patina di cenere, per ascendere verso una consapevolezza maggiore di sé stessi e della realtà. Gli apparenti frammenti della polverizzazione esistenziale ritrovano un’armonia finale nella liberazione della propria identità da ogni pregiudizio, schema, canone, ideologia. Troviamo conferma che il paradosso della finzione non esiste. Che piangere per Anna Karenina può farci comprendere davvero il dolore umano. Che l’esperienza artistica può avere lo stesso fondamento logico della conoscenza razionale. Anzi, la prima, più dell’altra, può catalizzare un processo permanente di cambiamento e di miglioramento. Sisifo ghigna ai fornelli/ montagne di cacio in frantumi/ grumi pindarici nel piatto/ Che fatica/ Intanto scorro reels stellati/ idiozie milionarie/ che inseguono la nostra fine/ Marx è morto/ Nessun manifesto ancora nel web. (dalla postfazione di Pasquale Vitagliano)
«A giugno l’afa è senza nome», e tuttavia esiste e si impone sensorialmente. Le parole, in questo contesto, paiono perdere consistenza, si svuotano progressivamente di significato, mentre se ne accumulano di nuove che faticano a trovarne uno. La nostra esperienza si configura così come una sospensione costante, in bilico tra ciò che è o potrebbe essere e il momentaneo refrigerio del non-detto, di ciò che permane nascosto nelle profondità del sentire ma che preferiamo non portare alla luce. Ci percepiamo liberi, o quantomeno persuasi di esserlo, di fluttuare in un’afa che cela forse un’afasia: l’incapacità, sempre più evidente, di esprimere il reale. La poesia di Nicola Cafagna intercetta e interpreta precisamente questo stare “tra”, abita gli interstizi, sosta negli spazi liminali, restituendoci un senso di disorientato stupore. (Abele Longo)

Nicola Cafagna, avvocato, è nato a Barletta, dove vive. “A giugno l’afa è senza nome” è il titolo della sua prima raccolta poetica pubblicata a gennaio 2025 da Italic peQuod. Altri suoi scritti e versi sono apparsi su blog e antologie quali La poesia e lo spirito, Giustizia è poesia Piccola Antologia Civile e Antologia Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio, risultando tra i poeti segnalati nelle edizioni 2024 e 2025.