Felice l’uomo che ha raggiunto il porto,
Che lascia dietro di sé mari e tempeste,
I cui sogni sono morti o mai nati,
E siede a bere all’osteria di Brema,
Presso al camino, ed ha buona pace.
Felice l’uomo come una fiamma spenta,
Felice l’uomo come sabbia d’estuario,
Che ha deposto il carico e si è tersa la fronte,
E riposa al margine del cammino.
Non teme né spera né aspetta,
Ma guarda fisso il sole che tramonta.
![dachau-arbeit-56.4[1]](https://neobar.org/wp-content/uploads/2009/12/dachau-arbeit-56-41.jpg?w=748&h=508)
Dalla Repubblica di oggi:
VARSAVIA – Svitata da un lato e strappata dall’altro. Così è stato rubata l’insegna in ferro battuto, tragicamente celebre, che reca la scritta “Arbeit macht frei” (“Il lavoro rende liberi”), che campeggiava al di sopra del cancello di ingresso del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, nel sud della Polonia.
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non ci possono essere parole, solo il ricordo di giulia levi, la bimba figlia dell’ing. levi di milano, uccisa a 5 anni solo perchè colpevole di essere ebrea, episodio di cui parlò primo levi e che rileggo sempre..
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Riguardo al furto dell’insegna penso che si tratti di un bieco feticismo .
Rosaria
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lager
se penso agli ebrei che nei campi di sterminio
salmodiavano un fremito m’attraversa e un grido
scuote l’anima perforata come la croce al ricordo
del massacro compiuto in nome di follia omicida
la loro preghiera è la nostra è lo stesso verbo fatto
carne mentre migliaia morivano innocenti riversi
lividi come pietre tumefatte al fuoco e arse e fuse
e dissolte fino a divenire solo triste vicenda e fatto
di memoria collettiva tetro e fondo come il centro
del mondo ma forte e vivo come un ricordo che
non si scolora anzi si fa memento ad ogni istante
e dice bada uomo che non succeda ancora
con altre vite altri fatti altre cose che non sai
rivivere l’infamia
inimmaginabile nefandezza
saetta che fulminea piombasse
a incenerire il mondo a rabbuiarne la sorte
Rosaria Di Donato
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Sarà banale come commento ma…
Se questo è un uomo
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi, Se questo è un uomo, 1947)
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Grazie per i commenti e per i versi –
niente di piu’ opportuno e utile di “Se questo e’ un uomo”, Donatella.
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grazie del post Abele e della condivisione con gli altri commentatori.
“Se questo e’ un uomo”, già.
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Gran bella notizia:
CRACOVIA/OSWIECIM – Ancora una volta i polacchi ce l’hanno fatta, hanno mostrato al mondo di sapercela mettere tutta per affrontare le sfide del momento e della Storia. La targa di Auschwitz, quella con la sinistra scritta ‘Arbeit macht frei’ (il lavoro rende liberi), rubata nella notte tra giovedì e venerdì, è stata ritrovata e sarà restituita al museo-memoriale dell’ex lager nazista, la più grande e atroce fabbrica della morte dell’Olocausto, il più grande cimitero del mondo. Con un blitz notturno, la polizia polacca, agenti speciali della Guardia di frontiera, del servizio segreto e dei reparti scelti del ministero della Difesa hanno preso d’assalto un’abitazione privata nel nord del Paese. Là hanno ritrovato la targa, tagliata in tre parti per renderla trasportabile. Là, hanno detto i portavoce della polizia, hanno sorpreso e arrestato i cinque presunti ladri-profanatori, cinque uomini tra i 20 e i 39 anni. Nelle prossime ore le autorità forniranno nuovi dettagli.
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