Poetry Lab: Marco Scalabrino

Marco Scalabrino

Da dove viene la tua poesia?
Per dirla con Franco Fortini, dalla “esperienza che si trasforma in coscienza”.

Per chi scrivi? Come immagini il tuo lettore?
Immagino che i miei lettori siano tra coloro coscienti che si possa contribuire alla “costruzione di una società libera e giusta, anche coi nostri atti di poesia”.

Come vivi, con te stesso e con gli altri, il tuo essere poeta?
Con piena consapevolezza; con moderato riserbo.

Come hai iniziato?
Cimentandomi con endecasillabi e sonetti.

Come ti veniva insegnata a scuola la poesia? Che ricordi hai?
Allora la Poesia e io non ci frequentavamo.

A chi fai leggere per primo i tuoi versi?
A Maria Pia, mia moglie.

Usi la penna e/o il computer?
La prima stesura è rigorosamente a penna; ogni successivo intervento al computer.

Quanto viene di getto e quanto è frutto di lunghe elaborazioni?
Quanto oggi viene è frutto di un getto lungo parecchi lustri.

A parte le tue, quante poesie di altri pensi di ricordare a memoria?
Nessuna, nemmeno le mie.

Un consiglio prezioso da passare agli altri?
Assiduamente leggere, assiduamente studiare, assiduamente esercitarsi nella scrittura.

Un poeta su tutti.
Omero, per i classici; Dante, per gli italiani; Paolo Messina, per i dialettali siciliani.

*

Battaria

(a Flora Restivo)

Avissivu a sentiri battaria stanotti
è sulu l’universu
nna tuttu lu so pisu
chi di ncapu a li mei spaddi
cu tramusciu d’ossa
e sangu e lastimi
paru paru
jusu jusu
nzina a li pedi
scinni
e nesci
e munciuniatu
di li visciri di la terra
subissa

nun vi spagnati.

Frastuono

Se doveste sentire frastuono stanotte
è solamente l’universo
in tutto il suo peso
che attraverso me
con sconquasso di ossa
e sangue e spasmi
per intero
giù giù
sino ai miei piedi
scende
ed erompe
e sprofonda
sgretolato
nelle viscere
della terra

non state a preoccuparvi.

Trad. Maria Pia Virgilio

*

Ncagghiu lu silenziu

(a Carmelo Lauretta)

Quantu chiù
chi nta na cantunera
s’avi puru a sbuttari

sta staciuni, macari

un canciamentu d’aria
na picata
na pagina ntra ssa tomita di libra …

ncagghiu lu silenziu

e lu fermu.

Imbattermi nel silenzio

Quanto più
che da qualche parte
dovrà pure sfogarsi

chissà che, la prossima estate

un cambiamento d’aria
un impiastro
una pagina di questa caterva di libri …

io non possa imbattermi nel silenzio

e metterlo sotto chiave.

Trad. Maria Pia Virgilio

*


Virtuali e guàrdati

Siddu na vota
stabilisci tu e tu sulu
zoccu e comu e cu cui armari,
goditi ssa frevi.

Unni lu celu
fàgghia na scala di battista
e na sinfunia a ogni pidata,
ddocu è la to vasa.

Quannu lu roggiu
scurri nnavanti e nnarreri
e a crapicciu to si ferma e scumpari,
tannu poi vulari.

Virtuale e guardati

Se una volta / tu e solamente tu riuscissi a stabilire /
cosa come chi della tua vita, / goditi quella febbre.

Dove il cielo / libera una scala di batista /
e una sinfonia ad ogni passo, / quella è la tua meta.

Quando il tempo / schizza avanti e indietro / e a tuo
piacimento si ferma e scompare, / allora potrai volare.

Trad. Maria Pia Virgilio

***

Marco Scalabrino, nato a Trapani nel 1952. Ha pubblicato PALORI (1997), poesie in dialetto siciliano, ha tradotto in Siciliano Nat Scammacca e pubblicato POEMS PUISII (1999), ha tradotto in Siciliano le sillogi Okusiksak e Leone Assiro di Enzo Bonventre pubblicate in POESIE SCELTE (2000), ha tradotto in Siciliano testi scelti di Duncan Glen pubblicati in THREE TRANSLATORS OF POEMS by Duncan Glen (2001), ha tradotto in Italiano Feast of the Dead di Anthony Fragola pubblicato col titolo Festa dei Morti e altre storie (2001), ha pubblicato TEMPU palori aschi e maravigghi (2002) poesie in dialetto siciliano con traduzioni in Francese, Inglese, Italiano, Latino, Spagnolo, Tedesco, ha tradotto in Italiano Eu vivo só Ternuras di Nelson Hoffmann pubblicato col titolo IO VIVO DI TENEREZZE (2002), ha tradotto in Italiano Bagunçando Brasília di Airo Zamoner pubblicato col titolo SCOMPIGLIARE BRASILIA (2004), ha pubblicato CANZUNA di vita di morti d’amuri (2006) in dialetto siciliano, con traduzioni in Inglese, Italiano, Portoghese, ha tradotto in Italiano Parto di Inês Hoffmann pubblicato col titolo PARTO (2007), ha adattato in Italiano la riedizione del 2008 di QUATTRU SBRIZZI di Salvo Basso, ha scritto un saggio su Vito Mercadante pubblicato nel volume del 2009 a cura del Comune di Prizzi (PA) Vito Mercadante dimensione storica e valore poetico, ha pubblicato LA CASA VIOLA (2010) in dialetto siciliano, con traduzioni in Corso, Francese, Inglese, Italiano, Portoghese, Spagnolo e Scozzese. È stato componente della equipe regionale del progetto L.I.R.e.S. promosso dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca – Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia, per lo studio del Dialetto Siciliano nella Scuola www.lires.altervista.org


41 risposte a "Poetry Lab: Marco Scalabrino"

  1. Pensavo leggendo i versi di Marco alla “sicilianità”, ovvero a cosa rende unici autori come Pirandello, Sciascia, Bufalino; ma anche il cinema di Ciprì e Maresco, il teatro di Franco Scaldati, ecc.. Una possibile risposta è la passione nel cercare il “valore aggiunto”, la “trovatura” , come dice Bufalino riferendosi al lavoro di tanti artigiani dell’Isola. Si tratta di qualcosa di molto di più della ricerca dell’effetto, del mirabile. E’ piuttosto una continua sfida al “senso comune” delle cose, a quelle verità piatte e di comodo che attribuiamo alle nostre esistenze.
    Abele

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  2. Mi piace molto lo stile asciutto e quasi sapienziale delle risposte. la poesia ha bisogno di sintesi e la poesia di Marco Scalabrino ne è una delle espressioni più convincenti.Purtroppo non so leggere in siciliano e mi rendo conto che è un limite,per quanto inevitabile per un lettore.I dialettali, soprattutto quelli come SAcalabrino che lavorano molto sulla forza espressiva della parola,devono purtroppo pagare in qualche modo il prezzo della loro scelta comunicativa:è come se la loro parola fosse destinata a restare per i più un parziale segreto,almeno nella sua interezza. Sapienziale, forse, anche questo, come una formula chiusa in un vaso ermetico.

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  3. Li me’ palori a parauni di tutti l’allittrati ca ti scrìvunu non vàlunu. Non anu sucu e sensu. Non mi rinesci fari parauni. Ti rèbbicu c’avanti d’ogni cosa tu si’ PUIETA.

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  4. alcuni dialetti sono vere e proprie lingue, come il siciliano, come il sardo. hanno sonorità difficili da comprendere per chi non appartiene alle due isole. credo che una poesia scritta in lingua e poi tradotta, per essere compresa da tutti, acquisti una valenza e una muscalità in più.
    Blumy

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  5. La Sua poesia, Scalabrino, ha una sua identita’ e profondita’ che reputo estremamente singolari ma che, al momento, esulano dalla mia analisi razionale pur ben raccordandosi ai miei piu’ riposti sensi. Percepisco dunque una piena assonanza con i Suoi versi, insomma. Ma adesso noto solamente che Lei e’ nato poeta e non prosatore, visto il diverso padroneggiamento della lingua italiana prosastica. Ma, cio nonostante, la poesia e’ cosa vera e profonda, nelle Sue mani, questo e’ indiscutibile: la prosa non e’ cosa Sua, la poesia si’ e appieno.
    Ad altri luoghi e tempi un approfondimento da parte mia sul rapporto fra prosa e poesia, grammatica e annessi, connessi, eccetera.

    Saluti carissimi

    Sozi

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  6. Buongiorno a tutti da chi non dorme mai! Vorrei consolare Alessandra Paganardi, dicendole che sono tanti i siciliani, ma anche gli abitanti di altre regioni, che non sanno leggere il proprio dialetto!
    Il fatto che i messaggi, le idee, la magia di un poeta come Marco arrivino ad essere compresi e “sentiti” dice che, laddove c’è poesia, c’è intesa.
    L’intervista e l’asciuttezza che la connota, sono emblematiche di quello che Scalabrino è: caratterialmente schivo e molto portato alla riflessione.Io che lo conosco bene, so quanto rimurginare, limare, guardare e riguardare,”tenere in infusione”, attendere la parola,”quella” e non un’altra, connotino il suo modo di scrivere.
    Sono lieta che il suo nome riceva i riconoscimenti che merita, molta strada l’abbiamo percorsa e la percorriamo insieme, sintonizzati su di una lunghezza d’onda che rifiuta il facile fischiettio.
    Sempre felice di leggere belle interviste come questa.
    Flora Restivo.
    A Senzio, ciao, sono ancora viva. Abbracci.

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  7. Grazie, Flora, per l’incoraggiamento.Intanto ho provato a capire il significato del post di Senzio Mazza e mi sono confrontata con una bravissima collega d’italiano siciliana: faccio progressi!!vedrete che presto riuscirò a leggere in originale tutte le bellissime poesie di Marco, e non sentirò più, come ora, di “perdermi” qualcosa. E’ brutto essere perfezionisti,ma dopo qualche decennio di vita mi sto quasi abituando!!Buon Natale a tutti, ale.

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  8. debbo alla felice penna dell’amico marco scalabrino la mia debolezza verso il cercare di leggere e, quindi, cogliere le infinite sfumature di una lingua, il siciliano in declinazione trapanese, poi da lui resa in poesia: non so se ci sia riuscito o meno (peraltro da poco ho riletto la divina commedia tra difficoltà di linguaggio direi sostanziose, l’italiano dantesco_medioevale resta tuttaltro che semplice!) ma cercare di stabilire sintonie è fondante! bravo, intelligente, raffinato, marco ha aderito con prontezza a ex libris e sono onorato che abbia scelto una mia imago, fatta apposta per lui e la sua poetica, per la IV° di copertina di LA CASA VIOLA; colgo occasione per augurare a marco, ad abele e a tutte e tutti Voi un nuovo anno denso di cultura e intelligenza nel fare..
    r.m.

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  9. Peccato non poter gustare a fondo le sonorità della lingua siciliana, anch’io mi riallaccio a quanto dice Alessandra. Ci viene in soccorso la traduzione , ma qualcosa si perde senz’altro. Ho avuto modo di apprezzare Scalabrino in La casa viola e in questi testi ritrovo la sua mano felice. Una curiosità: come mai la traduzione non è dell’autore?
    Un saluto e auguri a tutti!
    Liliana

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  10. Una bella intervista questa di Marco, diretta, rapida, sintetica e soprattutto molto sentita e condivisa per esperienza di vita e di scrittura.
    Ne approfitto per il mio augurio di buone feste a Marco, Abele e tutti gli amici di viaggio, con cui queste trame dell’anima miracolosamente si intrecciano.
    Mapi

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  11. La lingua madre ha sempre un suono diverso dentro la bocca del poeta.
    Ho avuto il piacere di leggere dei libri di Scalabrino perchè è stato così gentile da mandarmeli lui stesso e lo ringrazio tantissimo di questo.
    Mi stupisce la risposta alla domanda “un poeta su tutti” perchè io vedo Scalabrino, un poeta oltre Dante, in quanto a tempo. Secondo me la scrittura di Scalabrino si identifica e si avvicina molto alla poesia di oggi, attuale, per il verso così semplice alla bocca, dove anche l’endecasillabo pare una cosa naturale, regolare. Sarei curiosa di sapere le sue letture tra i poeti di oggi, viventi e giovani.

    un saluto a tutti e buone feste! ^^
    Anila

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  12. Si vede ed è apprezzabile il lungo lavoro di Marco sulla parola, l’attenzione alle loro sfumature di senso da una lingua all’altra, la traduzione in italiano è altrettanto bella quanto l’originale.
    Una poesia civile nella quale ogni lingua affrontata è un tassello di un discorso più ampio.

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  13. Apprezzo molto la poesia di Marco Scalabrino; ho avuto il piacere di leggere diversi suoi libri. I versi in siciliano mi riportano spiritualmente alla poesia declamata, ai nobili primordi del poema, dei versi “cantati”. Ed inoltre, sono incancellabili dalla mia memoria – e la poesia d’impetuosa musicalità di Marco Scalabrino mi riporta a quell’episodio – i versi in siciliano ascoltati, in una sera della metà degli anni Settanta, dalla declamazione focosa di Ignazio Buttitta.

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  14. Parole essenziali nell’intervista, versi senza orpelli perché Marco non ama fronzoli e ammiccamenti. Nella piccola silloge di dolce musicalità, soprattutto in lingua nativa, trapela la malinconia che emana anche dalla sua persona: creatura schiva, tesa all’auspicio del silenzio, eppura piena di tutto il peso dell’universo.

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  15. …e con Marco, a volte, srotolo il filo della luna, un rocchetto a me ed uno a lui, da un capo all’altro della terra, per andare a pesca d’altura, nelle profondità che la parola tiene tra le sponde, irte, scabre, sprofondate tra spuntoni di roccia, nello scavo dell’umano stare in vita, in tante troppe morti quotidiane.E fa rumore tutto l’universo, quando precipita dall’amo, lanciato da poesia come un ospizio, che altro non è che una lingua, e il suo sale, inerpicandosi per vani di mare e sostanze di cielo riversato.Salire e scendere, nelle pozze salate di una cronaca umana chiusa ormai in una tagliola, e tagliarsi, ustionarsi, per vedere, toccare cosa resta, di vitale, in quel groviglio di silenzio e profondo.
    ferni

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  16. Sintetica, immediata, efficace l’ intervista di Marco Scalabrino così come lo sono anche i suoi versi. E’ la concretezza la qualità che più ama questo autore vicinissimo all’uomo di oggi, ma erede della classicità e cultore della filologia. Si avverte lo spessore di una scrittura densa in cui la parola è scandaglio e volo, coscienza del limite e libertà.

    Un caro saluto,

    Rosaria

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  17. Amico, lettore assiduo ed ammirato, dialettofono suo conterraneo, ho la fortuna di poter apprezzare le significazioni particolari di ogni singola parola, che trovo rigorosamente incastonata – insostituibile – nel costrutto semplice ed asciutto dei versi di Marco Scalabrino.
    Le parole ed il loro concatenarsi (ncrucchittàrisi), nella loro pregnanza semantica contestuale, bastano da sole ad illuminare la poesia di Marco, che pertanto non indulge a forme di banale discorsività, ma fa di ogni suo testo un’espressione essenziale degli empiti dell’anima sua.
    La poesia siciliana contemporanea ha certamente in Marco Scalabrino uno dei suoi cultori più sensibili ed impegnati.
    Francesco Leone

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  18. Mi è sempre piaciuto lo stile di Marco: breve, conciso, lapidario. Il suo messaggio, forte della parola raffinata, ma scevra di ornamenti, arriva preciso e puntuale al lettore il quale non può far altro che lasciarsi avvolgere dalla severa atmosfera creata dall’autore. Molto interessante l’ intervista e da me completamente condivisa la risposta ” Con piena consapevolevolezza, con moderato riserbo” alla domanda ” Come vivi il tuo essere poeta?”.
    Un caro saluto e auguri di buone feste.

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  19. Da maggio 2000 ne è passato di tempo, caro Marco, eppure sempre coerente, attento, amante della parola: assiduamente leggere, esercitarsi…darsi. I miei rinnovati e affettuosi complimenti.

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  20. Ringrazio sentitamente Alessandra Paganardi, Ivan Crico, Senzio Mazza, Blumy, Gian Ruggero Manzoni, Sergio Sozi, Flora Restivo, Roberto Matarazzo, Liliana Z. (confido che ogni traduttore possa aggiungere la propria “visione” al mio testo), Maria Leti, Maria Pina Ciancio, Renzo Marillo, Anila Resuli, Giancarlo Locarno, Subhaga Gaetano Failla, Fortuna Della Porta, Fernirosso, Rosaria Di Donato e Antonio Fiori per i loro benevoli commenti ed ancora Abele Longo. A tutti porgo cordiali saluti e ricambio fervidi AUGURI, Marco Scalabrino.

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  21. La scrittura di Marco Scalabrino è una certezza, fortunatamente invece non è una sicurezza, nel senso che trova chiavi per aprire nuove prospettive, il che è dono di pochi.
    L’intervista assomiglia alla scrittura: pungente e scarnificata, dice ciò che deve senza parole di troppo, nè di meno.
    Francesco t.

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  22. Intervista godibilissima. Grande sintesi, ottimo pensiero. I versi di Scalabrino, grande lingua.
    Auguri anche a tutti voi, amici di vita poetica.
    PVita

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  23. Ringrazio sentitamente e mi scuso con Francesco Leone, Maria Concetta Naro, Francesco T. e Pasquale Vitagliano i cui generosi commenti leggo solo adesso. A loro e a tutti invio cordiali saluti e, per le prossime festività, fervidi AUGURI, Marco Scalabrino.

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  24. molto diretta e vera questa intervista, rispecchia la poesia di Marco Scalabrino
    scarna ma piena di significato, viva, che guarda alla terra ma anche leva la propria vena al cielo.

    Se posso (cioè non aspetto il permesso :)), visto che mi è piaciuto moltissimo e lo trovo perfetto, riporto questo passo del commento di Francesco t.
    “La scrittura di Marco Scalabrino è una certezza, fortunatamente invece non è una sicurezza, nel senso che trova chiavi per aprire nuove prospettive”

    Ciao e grazie!

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  25. Complimenti a Marco Scalabrino per il suo lavoro di scrittura, di altissimo “artigianato”, e per la sua esemplare lucidità di visione poetica e letteraria.
    Un caro saluto.
    Francesco De Girolamo

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  26. Complimenti tantissimi. La tua vena poetica profonda e sensibile penetra nell’anima e la riscalda. Sicuramente la spontaneità e la vivacità dialettale arricchiscono la tua poesia vitalizzando ogni parola ed ogni sentimento eccezionalmente. bravissimo. rossella

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  27. Due giorni appena e già c’é la processione dei commenti? Si deve assolutamente scavalcare qualcuno per riuscire a scrivere? Lu capisci quantu “ncontri”?
    Auguroni, Marco per te e famiglia. Il nostro lavoro é quasi finito e a gennaio andrà dall’editore. Ancora un poco di pazienza!
    Le tue poesie sono una calamita, a quanto pare, e questa intervista é fantastica.
    Non sai le tue poesie?… neanch’io! Mi pare più che logico! …
    … ncagghiu u silenziu
    e lu fermu.
    Se si riuscisse sarebbe un’ottima cosa per un poeta! /Io perdo sempre versi nell’aria rumorosa/ Non mi fa paura la solitudine.
    Almeno potessi fermare …u roggiu
    “Quannu lu roggiu
    scurri nnavanti e nnarreri
    e a crapicciu to si ferma e scumpari,/ tu poi vulari” … ma iu nun vogghiu!
    Ciao, Rosalba
    tannu poi vulari.

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  28. Questa intervista dalle risposte, seppure ridotte all’osso, centrate e significative, è lo specchio della tua figura di poeta, per quanto ho potuto conoscerla dai tuoi versi. Essenzialità di espressione, lavoro certosino sulla parola, amore sconfinato per il mezzo con cui hai deciso di esprimerti. Scelta di vita che porti avanti con coraggio, impegno e determinazione. Se ti conosco un po’, l’unica possibile del resto per te. L’unica che appaga (anche se non sempre paga…). Annalisa Macchia

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  29. Tre scritti stupendi! Che arrivano dall’anima e si fondono a meraviglia col tuo siciliano espressivo e musicale. Magnifica la resa in italiano che integra la lettura in dialetto come uno strascico di sensazioni che resta nel profondo.

    Mi è piaciuta immediatamente, come uno scrigno nascosto che si rivela in un attimo “Ncagghiu lu silenziu”.

    Ciao

    Fernando

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  30. Come ha subito commentato Alessandra Pagnardi, trovo apprezzabile l’intervista per lo stile asciutto e quasi sapienziale delle risposte, in sintonia, del resto, con le poesie riportate. E sulla lingua concordo con chi ritiene che la traduzione dà una seconda vita alle poesie anche in lingue incomprensibili, perché se da un lato la traduzione toglie qualcosa per altri versi ne amplifica gli echi, e l’arricchisce, e la potenzia.

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  31. Nuovi sentiti ringraziamenti a Margherita Ealla, a Francesco De Girolamo, a Rossella Giacchino, a Rosalba, ad Annalisa Macchia, a Fernando Dp (al quale, se mi comunica il suo indirizzo, sarò lieto di inviare la mia pubblicazione), a Piera, a Piero Carbone, ad Antonella Pizzo per i loro benevoli commenti. A loro e a tutti porgo i miei più cordiali saluti e, per le prossime festività, i più fervidi AUGURI, Marco Scalabrino. marco.scalabrino@alice.it

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  32. POESIA PROFONDA ,CONNESSA AL’ESSENZA DELL’IO E DELL’UNIVERSO,CHE,ATTRAVERSO UNA MESCOLANZA SEMANTICA DI VALORI ANTITETICI(SILENZIO:MORTE;VOLO: ETERNITà)MOSTRA COMUNQUE L’URGENZA DEL POETA DI EVADERE DAL FRASTUONO DELL’UNIVERSO CHE LO ATTRAVERSA”CON SCONQUASSOE D’OSSA E SANGUEPER INTERO”.
    ESSENZIALE,PREGNANTE, CHIARA LA LINGUA SIA ITALIANA,SIA SICILIANA.

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