Gianluca Corbellini: Okonomiyaki

*

 
Okonomiyaki

Okonomiyaki, prima che sia troppo tardi
Saperti le labbra in sandali
E la penombra di traverso, nelle vie di Hiroshima
La terra cala sottile e fa male agli occhi
Come cenere spenta sulla terra.

Vedere le gru a saltare i corsi d’acqua
il sole levarsi sulle colline opache
e noi, a planare l’approdo in spazi di loto
imparare il dolore nel richiamo
di chi aveva segni sulle spalle, come fiori
tenuti nelle pagine dei libri.

Nel nostro tempo di stanotte, oppure il canto
Suonare un flauto di riso
Di colpe lontane, meno ovvie
Temere di chiedersi perché si viene al mondo
Con lo zainetto in spalla, per farsi amico il vento
E poi il sangue, deposto sul pesco nudo.

(Okonomiyaki vuol dire “come più ti piace” , è un piatto giapponese che veniva usato ai tempi della bomba atomica perché non c’era più niente da mangiare. Si preparava una pietanza mescolando una serie di ingredienti a caso per sfamare i sopravvisuti)

*

Di lanterne rosse

Ci sono occhi che ti manca la gravità
come giorni sopiti nei fiori di loto
quando ti piega il corpo di sabbia nudo
oppure il lento scorrerti il grano dei seni
lasciando il sole in punta di mani.

Vorrei fossi fatta di schiena, e sentire
il corallo nel grembo tuo di mare
tra le code distratte di sakamoto
che soffiano via le ciglia, come emigrare
attaccati alla coda di un uccello
e sfiorarne i continenti in tetti

Lo sai di cosa parlo, del timido
rotolare di mollica nell’ovale
o forse vederti in controvento
a sfogliare l’orizzonte, e discernere
in te un bagliore, il peso nullo
di lanterne rosse a cui non so arrivare

*
Il ponte a Chiang Mai

Siamo stati nidi e foglie
appesi al cambio delle stagioni
a dondolare le venature
come su quel ponte a chiang mai
dove le gambe si sfioravano
in bilico sulle corde.

Di me ricorda i silenzi assorti
nei sottoscala degli androni
dove gli amori si toccavano nel buio
tra le sottane delle vecchie stronze
e le ringhiere che tremavano.

Di me ricorda le risposte mute
riparate in fretta a coprire i lutti
nei freddi letti di parole
che poi sanguinano per sempre
e ti ci devi abituare.


24 risposte a "Gianluca Corbellini: Okonomiyaki"

  1. Poesia sommessa, di stati d’animo che diventano un tutt’uno con la natura vista nella dinamica del suo flusso, nella luce sempre diversa e il pathos che avvolge le cose. Immagini e richiami disposti sapientemente come su carta di riso da un viaggiatore felicemente perso nel suo viaggio.
    Grazie Gianluca, Abele.

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  2. Ringrazio Abele per avermi ospitato. Per me è un onore lasciare un frammento in questo spazio che ritengo una delle poche isole dove la poesia, l’arte e la cultura in generale, possono esprimersi senza essere sporcati da nessuna scoria nichilista che è propria di questi tempi. Grazie.

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  3. Conosco la poesia di Gianluca Corbellini da tre mesi ma già in così poco tempo mi ha conquistato. La sua è una poetica intima che alterna tenerezza alla forza delle parole. Secondo me una delle migliori penne poetiche in circolazione. Complimenti per la scelta.

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  4. Nulla togliendo alle altre che già ho letto e avuto modo di apprezzare, la prima è semplicemente meravigliosa. Complimenti sinceri Gianlu! 🙂

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  5. “Di lanterne rosse” la conoscevo già, bellissima. Ma “Okonomiyaki” è stata una sorpresa meravigliosa. Fin dal primo momento in cui ho letto la poesia di Gianluca, ho creduto che lui avesse la capacità di trasportarmi in tutti i luoghi che la sua mente visita, e le emozioni, soprattutto. Mi prende per mano e mi ci fa entrare, così, di colpo, e senza chiedere il permesso. Non a caso lui è il protagonista di uno dei miei racconti, surreali, certo, ma non potevo ignorare tanta maestria nel coinvolgermi. Sei un bel regalo, per me, poeta. GRAZIE.

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  6. Caro Gianluca,
    canto il Loto d’Oro. Canto la speranza.
    Dalle tue liriche emergono questi canti.

    “Siamo stati nidi e foglie / appesi al cambio delle stagioni / …”

    La linfa della tua poetica porta in sé germogli e fioriture. Un’attenzione verso la Storia che ci coinvolge tutti. La poesia è anche questo: Noi in rapporto alla Storia, Noi dentro la Storia… anche quella personale, poiché mai scissa dall’Uno.
    Sì, siamo stati nidi e foglie. Appesi alla vita per comprendere la natura della morte. Nasciamo e moriamo; poi – l’avvento di un nuovo Inizio. Quel germoglio mai destinato a perire veramente…

    Grazie di cuore per avermi donato il tuo canto.
    Dad-pa e dga’-ba (in tibetano Fede e Gioia assumono, spesso, la medesima connotazione)

    Nina

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  7. Una poesia fatta di leggerezza, di piume d’uccello, ma radicata in una natura essenziale, semplice come l’acqua che si raccoglie nel cavo delle mani. Ogni oggetto che si incontra è come un carattere che fluttua sul foglio, e appare circondato da un’aura, come uno spiritello vitale. Belle tutte, ma in particolare ho apprezzato lanterne rosse

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  8. Di me ricorda i silenzi assorti
    nei sottoscala degli androni
    dove gli amore si toccavano nel buio

    come sempre mi riconosco nelle tue poesie, grazie, poeta.

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  9. “imparare il dolore nel richiamo
    di chi aveva segni sulle spalle, come fiori
    tenuti nelle pagine dei libri.”

    in questi bellissimi versi sento fortemente le tue poesie Gianluca (almeno quelle qui proposte)

    e le spalle, nominate due volte nella bella poesia “Okonomiyaki”, di ciò che viene lasciato dietro o incurvato nel trattenere (anche nello scrivere)
    ecco le spalle dello zainetto e dell’errante, rappresentano il ponte, quello che di noi si staglia nel sottoscala o contro il nulla..

    ciao!

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  10. il mio percepire la tua poetica mi spinge oltre la comprensione dell’emozione che mi suscitano questi versi… la trovo incantevole di grande eleganza e grazia…

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  11. Tanta sensibilità, amore per l’altro e per il mondo, un piccolo dolore “cosmico” che parte da dentro (ma ha una sua catarsi nelle immagini molto belle), mi arrivano da questi versi.
    Complimenti a Gianluca; e grazie ad Abele.

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  12. Molto belli questi tre componimenti di Gianluca. Immagini ricercate in intriganti intrecci di significato, ricordo e richiami a un paese lontano, così diverso da noi, ricordandone e filtrando le sue sofferenze più atroci attraverso il figurarsi della sua essenza di natura delicata, sottile, fine e sempre dignitosa nei modi e nelle usanze.

    Ciao 🙂

    Fernando

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  13. Ma che belle poesie, le trovo carnali e simultaneamente delicate, aperte alla compassione fraterna per quel piatto “arrangiato” con tutto quello che si trova in un momento di emergenza. Come non pensare alla situazione attuale del Giappone? E come non sentire l’umanità, l’amore e il dolore degli altri nella mia poesia e nella mia anima?

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  14. La poesia di Gianluca mi ha affascinato da subito.
    Ha un timbro che rimane dentro.
    Possiede un’armonia che rende il viaggio nei suoi versi estrememente piacevole, a volte è sorpresa, a volte è uno specchio per l’anima.
    E come tutte le cose che si incontrano e ci coinvolgono, ci accompagnano ancora nell’umano e poetico conoscere.
    grazie a entrambi
    cb

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