no, non lo è.
non è una colpa non amare più. e non è di nessuno, se tu un giorno, hai iniziato.
oppure io. forse.
forse non t’ho mai amato. avevo bisogno di te. questa, questa è una colpa. il bisogno.
ci sono nata sai. tu non lo sai. non potevi. anche se te lo dicevo, ma non m’hai mai ascoltata. e così me ne sono andata.
ho cercato la tenerezza. ho atteso i mesi e le venute, ma non arrivava mai, il tempo. il mio. ma non te ne faccio una colpa, ché quella è del bisogno. e tu non ne avevi. quello era solo mio.
ci sono entrata, con quello, e con quello mi hai rimandata a casa, assieme alle tue ragioni. e poi.
e poi con i giorni, quelli dell’abbandono. e la paura, che continua a non abbandonarmi. e vedo cinque minuti ovunque. quelli che mi dedicavi tu. e gli altri, ancora adesso, me ne dedicano solo cinque. come i dottori. ma loro non mi curano. nessuno, può.
perché cinque minuti è un tempo eterno, per loro che mi fuggono. è un tempo breve, troppo breve, per me, invece. e nemmeno una carezza. solo mani in tasca. come se passassero per caso, e invece per me sono casa. ma nemmeno loro lo sanno, proprio come te. perché per te esisti solo tu, e ce ne sono tanti di tu. e sono tutti occupati a rincorrersi, per diventare i primi, e poi ancora più primi. che squallore, dico io.
però poi mi dico che io ho bisogno di questo squallore, perché se ti corro dietro.
ma non sono io, che lo faccio, ma i ricordi. e loro sono qui dietro, ché ogni ieri è un ricordo. ed ogni oggi, è un tormento, che mi tormenta, con nessuno.
oggi ho visto poveri, che si rubavano.
io non mi sono sentita nemmeno povera.
ho messo la mano in tasca, e non ho trovato nemmeno cinque minuti.
trenta aprile duemilaundici ore 01,52
http://iostoconletartarughe.splinder.com/post/24502898/cinque-minuti
Grazie a Simy per il suo saper guardare alle cose con spietata delicatezza. Scrivere è il bisogno di fermare il tempo, l’unico modo per dare un senso e sentirci vivi. Mentre nella vita l’equivoco di fondo è pensare di averne tanto di tempo. E allora succede che cinque minuti diventano un’eternità, mentre è quel che basta per riprendere il fiato, e aprirsi agli altri in un sorriso.
abele
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La colpa del bisogno, la “cura” dei cinque minuti…
Leggo con piacere le parole di Simonetta Bumbi,
parole che svelano il sipario sulle immagini dell’umanità che siamo.
Dura e delicata insieme, questa scrittura che insegna…
Vincenzo
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Intensa ed emozionante la poesia di Simonetta, che ha la capacità di osservare lo svolgersi dell’esistenza in tutti i suoi contrasti ed intrecci, facendoli confluire nei versi delicati e forti insieme.
grazie
cb
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grazie, ed un sorriso, a voi…
simy
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mi complimento per grande raffinatezza umana e poetica..
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C’è davvero tutto in questi Cinque minuti… Un concentrato di forza poetica e di energia racchiuse in versi dallo stile schietto e molto moderno; le incognite che caratterizzano la vita di ciascuno di noi: il tempo, l’attesa, la paura, l’abbandono, il bisogno. E se, come dice Abele, l’equivoco di fondo è pensare di avere tanto tempo – almeno finchè si è giovani.. – è pur vero che un tempo breve può diventare eterno (come nella poesia) e un tempo eterno può durare…cinque minuti!
monica martinelli
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voi mi mancate, come io manco a me stessa.
grazie
simy
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ritrovo tanti pezzi di vita sincera in questa scrittura e il bisogno di dire, versare attraverso immagini la voglia del racconto amaro, dolente e infine delicato
sono fiori innocenti i suoi versi
grazie
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mi sono detta innamorta ma
la realtà è che avevo paura
paura di incrociarmi con la solitudine in me stessa
è sempre stata meglio quella degli altri
che ti urtano a cui vai incontro o sbatti addosso
credendo siano una pagina aperta ma
la pagina tu la tieni chiusa e l’inchiostro
se ne sta riposto in un angolo ancora non noto
tra gli ultimi in cui ti capiterà di provare a viverti
Grazie Simonetta.ferni
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grazie. grazie.
grazie.
simy
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chi ha cinque minuti per leggere, in una realtà sempre più povera di parole e ricca di immagini? **cinque minuti, solo cinque e vedrai, con le panatine t’innamorerai!** canta la pubblicità (emblematico, no?). “e sono tutti occupati a rincorrersi, per diventare i primi, e poi ancora più primi. che squallore” scrive simy e il nano condivide, vieppiù estendendo la rincorsa financo ai secondi (tic, tac) visto che, in effetti, proprio le panatine sono annoverabili tra i secondi (piatti).
e piatti sono, i nostri bisogni, ormai…
insomma, un abbraccio a simy con l’augurio di mettere la mano in tasca e trovarla scucita: a me capita spesso, ed è un’ottima via di fuga
🙂
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