Maria Grazia Galatà: m'abita di fronte un ticchettìo

by Maria Grazia Galatà

*

cercando lapilli
creando blasfemi
si
rivolgo a te il
mio dire irato
urtato radiato
e traumi postumi
non serve la cruna
mancante
o il flagello
dell’osso sacro
mi fu
retro-guardo e
taccio

ultimo respiro

*

erano out et orbi
i silenzi su ricami
di cambi binari
e poi furie
fuorviando
limiteassenza
o follicoli impazziti
offerti alla fuga

ma parlami di rara bellezza
che non osai
ma che sai
nei sottoscala d’ombra
e silenzi

*

mi annuncio precoce
algoritmo distillato
sentire traverso
e che i moventi tocchino
gli specchi
li dove s’attrae
sovvertendo – do
do
do
I do
dolente temo
mon dieu

nessuna profilassi assiale

*

by Maria Grazia Galatà

*

si iniqua
ciclico ciclo al
d’occhio demone
notorio
nel rifugio ornato
e nullo è
se contrapposto
svuota ripieghi
culminando rimandi
né rimedi
allor sapendo
pendulo in dolo

quei punti sottratti

*

sembrava leggera
la mano schiusa
socchiudendo la porta
appena appena
isolata isolanti
e trambusti di voto
tra poco è sera
saremo lontani
manto montato
al calante di tuoni
miei e tu
che m’abbracci il
silenzio giurato
al freddo d’abito
dubbioso
salino silente
e quel miracolo istante
apparente aderenza
sincronica distonia

[I never got a picture of me]

*

by Maria Grazia Galatà

*

l’alba aggancia nell’ombra
nebbiosa nebula
fu migratoria
nè apparenza ma appartenenza
poi
nitida all’oscuro
e silenzi ripresi pressanti sul
plesso

m’abita di fronte un ticchettìo
ma (s)offro l’attesa
ego beatus

*

m’ingravido
una notte d’abisso
nel punto riflesso
né veste d’acciaio
[to be to be]
logorando pastelli
di fumo e volto pallido

si amano cartefragili
nei fragili morsi
tremori imbruniti
ed è se no pieno
se fragile sfiora
una notte d’abisso


6 risposte a "Maria Grazia Galatà: m'abita di fronte un ticchettìo"

  1. La poesia di Maria Grazia nasce da un nucleo che si dipana verticale, spezzando e ricomponendo verso e parola stessa, mai scontata nelle sue associazioni, libera nel percorso verso chiuse folgoranti. Un approccio ludico e raffinato arricchito della sua opera di fotografa con cui interagisce in perfetta armonia.
    grazie.
    abele

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  2. -si amano cartefragili –
    […]
    lo trovo di verso vertice di questa silloge questa immagine
    ossia tutto quello che il poeta disorganizza in inflagrazione
    e che organizza in deflagrazione e nulla ancora riesce a dire
    del suo tumulto – che fragile non è fino a che resta tra il cuore
    e il ventre tra il cuore e lo stato d’ anima o strati d’ anime.
    fragore primigenio che una volta suppurato estrovertendosi dal poeta
    rende lo stesso insoddisfatto appieno del non detto. credo sia questo
    il talento e il sunto dell’ opera d’ arte ossia comunicare estremamente
    il non poter dire. la sensazione che ho qui è che Maria Grazia cerchi
    concetti già presenti nel suo decostruire apparente e dato che i suoi
    versi almeno a mio vedere sono interscambiabili
    c’è fame di concettualizzare i concetti per essenzializzare la natura
    femminile di chi scrive e questo comporta una notevole tensione del doppio
    lavoro che si prigiona anche dalle connesioni poetiche forse anche a sfavore
    di una certa fluidità da intuizione dall0 ascoltarsi anziché dirigere.
    ma è mia personale opinione e opinabile. un saluto a Maria Grazia ad Abele
    e agli ospiti.
    paola

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  3. Per me è sempre un’avventura leggere i versi di chi decostruisce il linguaggio, e ne crea uno personale, come fa Maria Grazia con (a mio parere) una bella libertà. Trovo che sia un’operazione coraggiosa ed estremamente “artistica”, nel senso di un’arte che reinventa l’oggetto a partire dal soggetto che lo guarda.
    Forse l’associare per via di intuizione, e non di direzione cosciente – come nota Paola Lovisolo – è una scelta consapevole dell’autrice (azzardo).
    Grazie ad Abele, e complimenti a Maria Grazia.

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  4. è come stare dentro un terremoto anzi dire terreinmoto spiega meglio altrimenti pare che l’onda si possa fermare e invece qui sussulta il senso si fa vacillante lo sguardo che non osa posarsi riposarsi su una sola parola il particolare scende rincorre amalgama spalanca per evitare l’unica cosa che si vorrebbe fare aprire la porta a questi testi e metterci l’ascolto senza punto senza opposto solo ascolto mentre lo sciame si assottiglia e tutto si diffonde su lastre trasparenti dove tu anche tu stai nascosto ciao maria grazia grazie anche delle immagini tutte davvero belle
    ferni

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