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Punkromantica n.8
Circumvesuviana Napoli
Che consolazione Signora
porta a due mani e con delicatezza?
La sportina di plastica avvolta intorno
a una pietanza buona,
un non so cosa che sua madre o sua suocera
le hanno preparato, mentre era al lavoro,
per la cena sua e dei figli, del marito…
Ecco oscilli un poco, brava,
nel mezzo del vagone circumvesuviano,
preveda la frenata, il sussulto ad ogni stazione
e preservi stretto al petto il frigoverre
Ah Signora come siamo tutti affamati qui
e cupidi di casa e delizie di focolare,
noi pendolari sporchi stropicciati
noi impiegatucci, studentelli,
pensionati traslucidi.
Persino la ragazzina col visetto pulito,
la pelle bianca bianca, gli occhialini da vista – ma vezzosi-
persino lei e la sua improvvisa cresta verdazzurro
sulla testa rasata ai lati, e con treccia azzurra e verde laterale
persino lei, la piccola
punk romantica scommetto
che ci affonderebbe il dito intero
nel suo gateau di patate (o che so io )
E’ una che vuol spaventare, si capisce,
ma solo perché è fragile e così spaventata.
Fa la cresta per le lotte e per gli amori,
come l’urogallo.
Lei, Signora, che ha il paradiso in braccio,
come si dice: “signora ancora giovane”
lei dal rassicurante sedere un po’ allargato
da figli e vita quotidiana, lei non le creda
lei che è perfetta, maglietta blu
blu jeans a pinocchietto
zoccolo basso argenteo.
Quella piccolina da ancora
il bacio alla mamma, per la buonanotte
e inzuppa latte e biscotti la mattina.
No, neanche io lo so perché
porti un collare da cane
e come ciondolo la pallina da biliardo n.8
appesa al collo.
Ha proprio paura di noi.
Facciamo paura.
***
La sala da pranzo dell’una affaccia
dirimpetto alla sala da pranzo dell’altra, per questo
nota subito il giorno delle persiane chiuse
e qualcosa le si chiude dentro, come un buco
che resta aperto e murato, diviene
una bolla di dolore sospeso.
Immediatamente prepara
un buonissimo dolce decorato
per suoi marito dagli occhi neri
per i suoi tre piccoli dai denti bianchi
la ricetta sarà inglese
tramandata dalla madre quando erano
emigrati in Inghilterra
o francese quando emigrati erano
loro, giovani sposi, nella tedesca ……….
dieci minuti soli dalla Francia.
***
Mette ordine la notte,
la notte del nostro spavento
del sonno che non restituisce il bel sogno
La giovinezza così fraintesa
scambiata più volte e a lungo in per sempre
la smania che ora si volge a ritroso
a riafferrare, a dire aspetta, abbiamo capito, ora sì.
Ma ancora è nulla.
Ancora verrà la notte a mettere ordine.
Incasellare altre certezze al nostro dispetto.
***
Avrà avuto refrigerio
l’anima purgante,
si saranno abbracciate tra di loro
tutte le anime chiamate a fare
un passo avanti
dalle nostre incongrue preghiere?
La casa della sua giovane vicina
ha di frequente le persiane serrate
questo vuol dire che loro sono ancora
nella grande città, il piccolo
ricoverato di nuovo.
Combatte le metastasi
con ognuno dei suoi quattro anni;
è ferito, non certo vinto.
Alla battaglia
ha già sacrificato un rene
ma senza rimpianti.
***
Così piena di questo e di quello, così persa la ragazzina
col destino nel nome
con quella voce che apriva le orecchie
come fossero scatole di sardine.
La ragazza Amy Casadelvino
aveva troppo male al mondo
le pulsava alle tempie
ché non poteva pensare alla nostra obesa ricchezza
e ai già sedici bambini somali
morti di fame in questa frase, morti di guerra
ancora cinque
– uno ogni 2 secondi, uno ogni sillaba, questa
è l’unità di misura, la metrica –
Lei pure, la magra Amyna
mangiava poco, solo
un’insalata d’ectasy con un filo d’olio e d’acido.
E un bel bicchiere di vino, certo.
Anche più d’uno ne era necessario.
Così se n’è andata a ventisette anni,
bevendo per dimenticarci.
(23/07/11 In morte di Amy Winehouse)
Sono delle belle poesie, e mi ricordano la “prosopopea del viaggiatore cerimonioso” di Caproni, una sorta di telecamera che registra il vissuto della gente anche oltre le apparenze, con una leggerezza fatta di cose ‘pesanti’.
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Come sono… buone queste gustose lame al miele e un po’ di etno-spleen.. in versi, Rossella bellissima, dolci dolci e perfetti.
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Poesia che trasuda umanità in istantanee che si muovono al ritmo degli affanni quotidiani. Nella conta di cosa si lascia dietro, di cosa ci sfugge o non abbiamo saputo apprezzare. Di un’ironia che si fa sempre più amara, con la leggerezza che sfiora la morte e le incongruenze dei tempi.
Grazie a Rossella e a Pasquale.
Abele
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Come dice Abele, “poesia che trasuda umanità in istantanee che si muovono al ritmo degli affanni quotidiani”. Mi è piaciuta particolarmente la prima. Descrive particolarmente bene lo stato di smarrimento tipico dei giovani, amplificato a dismisura nei tempi odierni. Ci si ribella senza sapere bene contro cosa, senza sapere bene quali mezzi usare e a quali ideali aggrapparsi. Amore odio per chi ci ha dato la vita, le generazioni precedenti che adesso sembrano toglierci tutto quanto esse stesse hanno conquistato. La paura delle incertezze della vita che si sfoga contro le generazioni precedenti ma che poi torna a chiedere conforto proprio a loro.
Ciao
Fernando
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Aumenta l’amarezza e la dose di bravura. Il tuo percorso è commovente e nello stesso tempo dona fiducia. Tra tutte, mi ritorvo molto in “La notte mette ordine” . Qui c’è veramente qualcuno che fa riposare gli occhi e si tuffa a capofitto nel suo io, con tutto il coraggio e la dignità che ti conosco. Un caro saluto alla mia ottima prefatrice.
Vera
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Le immagini di Weegee e le opere di Carl Andre
ci raccontano di un arte senza ‘Espedienti’
(la morte è morte l’oggetto è oggetto).
Eppure spesso è proprio l’espediente
uno dei più importanti elementi nella
realizzazione dell’opera artistica (come
pure potremmo dire dell’opera poetica).
Nessun espediente neppure nelle poesie
di Rossella Tempesta il poeta non aggiunge e non sottrae nulla
registra impietosamente direi tragicamente
tutto quello che accade: il niente di nuovo.
Quel “niente di nuovo che praticamente
è tutta una vita.
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Cara Rossella, sono capitata qui stamattina e ci sono tornata adesso, dopo avere letto la prima poesia ed averla ripresa. È bellissima, intensa, entra nell’animo altrui attraverso i trascurabili particolari esteriori che, è vero, manifestano paura e sono sfide apparenti. La cresta verde e azzurra significa amatemi, per esempio. E quel gateau della signora un po’ ingrossata dalle gravidanze, così tanto mamma, che tutti i poveri pendolari stanchi vorrebbero assaggiare, ma insieme ad un sorriso forse tanto lontano. Sono andata e venuta anch’io infinite volte dalla scuola e so cosa sia il treno. Ricordo che compravo il pane di casa da una signorina che aveva un piccolo forno a legna sotto la scuola, lo portavo in sala professori e lo distribuivo agli affamati, ecco, è la nostra vita. Così piccola, spaurita, irrenunciabile, bisognosa d’amore non soltanto da dare.
Rossella, leggo e commento soltanto la prima poesia, per ora, mi ha lasciato, da sola, un gusto perfetto e penso che le altre saranno diverse, le leggerò a una ad una, con calma, per assaporarle. Intanto complimenti.
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La seconda poesia mi fa immaginare un lutto e una giovane moglie e madre che, dalla finestra, vede le persiane chiuse nella casa di fronte. Allora, per reazione, prepara un dolce per il marito dagli occhi neri e i suoi bambini dai denti bianchi: nero e bianco come il dolore dell’altra e la gioia della propria vita serena.
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Terza poesia: so cosa siano le notti agitate, i continui risvegli per il corpo che duole o peggio l’anima, fino a che si arriva ad un certo abbandono che dà pace.
Ma qui c’è una ” giovinezza fraintesa” che grida le sue ragioni, che la notte sembra incasellare e quasi mettere in ordine. In effetti, comunque sia, al mattino, con la luce, le cose sembrano più trattabili. La saggezza popolare dice: la notte porta consiglio. E meno male!
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Quarta poesia, di calda umanità traboccante per il piccolo malato, che combatte le metastasi con ognuno dei suoi quattro anni. E c’è un sottile tocco di ironia per quelle anime del purgatorio portate qualche passo avanti, chissà, dalle nostre incongrue preghiere, mentre il vero purgatorio è in terra, in quel piccino che “alla battaglia ha già sacrificato un rene, ma senza rimpianti”. Che sa un bimbo? Ma quanto amore dolore tutt’intorno e dentro l’anima.
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Rossella, stupenda la quinta poesia e la giovane Amina che se ne va così, a ventisette anni, magra senza le nostre oscene diete col dolcificante e il filetto, compagna di tanti innocenti come lei, che bevve per dimenticarci. Sono contentissima di averti conosciuta.
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Cara Rossella, che dire oltre quanto già detto? Mi associo, e ringrazio. Di mio, timidamente.
Ecco una poesia capace, senza alzare la voce, di raccontare lo smarrimento, la solitudine e le insoddisfazioni del nostro tempo, di denunciare la volgarità che lo svilisce, insegnando come la realtà, anche la più dolorosa e inaccettabile, si possa trattare con estrema delicatezza e pacatezza. La tua poesia discorsiva, ma alta, insegna, ancora una volta e con grande efficacia, che le cose più dure, che bruciano dentro, si possono dire con linguaggio piano, il quale, miracolosamente, nel cuore e nella mente del lettore, “urla e e fa male”, per il forte coinvolgimento e l’intensa commozione. Complimenti e un affettuoso saluto. Giovanni
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