Il termine lezione si rifà al latino “lectio” e sta certo per “lettura”; tuttavia qualcuno, com’è già successo, potrebbe domandarsi, visionando le puntate dei nostri incontri di teoria della letteratura presenti sul Canale Youtube di Critica Impura: “lezione di che, se non si legge niente?”.
Il fatto è che, per la verità, la Critica Impura utilizza il termine “lezione”, appunto, impuramente: ovvero, non come una posizione frontale di auctoritates cattedratiche date una volta per tutte, bensì come prassi ermeneutica del “leggere”, ovvero interpretare, preposta a qualsiasi operazione culturale che si fondi sulla volontà assoluta di comunicazione ed interazione tra l’ermeneuta ed il testo, tra il testo e il lettore, tra il lettore ed il medium critico.
Allora, l’impurezza fondamentale di questo atteggiamento, nel senso della più totale attitudine a “sporcarsi le mani con i testi”, si rende manifesta attraverso la volontà di penetrare dall’interno i meccanismi dell’industria letteraria e culturale italiana in genere e di metterne a nudo le intime contraddizioni ben note a tutti, eppure troppo spesso taciute. Lo scorso febbraio Sonia Caporossi, in un’intervista rilasciata da Critica Impura a Pier Paolo Di Mino su Terranullius , spiegava così che cosa si debba intendere con la figura del “critico lettore”, che poi, in definitiva, altri non è che il critico impuro: “L’importanza di un recupero della dimensione estetica come teoria preliminare alla prassi critica, il ritorno alla centralità del textus e alla pratica filologica del leggere […] è tanto più evidente quanto più essa appare carente nel panorama critico letterario italiano d’oggi, in cui il lavoro del critico sembra rimanere ancorato a logiche di mercato piuttosto che ad attitudini ermeneutiche scevre da condizionamenti. […]”.
In questo senso, per Sonia Caporossi, il critico impuro non è altri che “[…] quello antiaccademico, antimilitante, antifazioso e fuori dall’ordinario, ma neanche, a dirla tutta, associato o a contratto; il critico letterario che si muove nell’ombra, che in mezzo all’ombra agisce e che dell’ombra stessa, in fondo, si perita di parlare; quello che se si fa partigiano, non è per decisione a tavolino, non è per mazzetta, non è per baronaggio e neanche per carriera, non è per amicizie letterarie o impiegatizie, ma per riscontro di bravura, non è per ammiccamento, ma per violenta fascinazione emozionale, non è per produzione scientifica obbligata, ma per impulso sacrosanto alla scrittura, all’analisi critica del mondo circostante, alla sottigliezza dialettica che non tracima fuori dal reale, bensì a questo stesso confine del reale s’attiene, pur s’attanaglia, impaurito dalla grazia o dalla perdita di grazia della letteratura d’oggi […]” (Sonia Caporossi, Fenomenologia della critica. Con spirito. ).
Antonella Pierangeli, a marzo, parlando con Giovanni Agnoloni in un’intervista su La Poesia E Lo Spirito, aggiungeva che “Critica Impura, adottando la negazione dell’ovvietà non soltanto come un procedimento per identificarsi e distinguersi ma anche per impegnarsi, come una sorta di entità onnipresente con cui dialogare soprattutto nella galassia della Rete, a non “produrre” ma “essere dentro” alla stessa materialità del reale, propone l’impurezza come caratterizzazione della propria esperienza critica, offrendo testi che travalicando i generi si trasformano in una verità insopportabile”; cioè, la convinzione granitica che la forza dirompente della bellezza, che si propaga attraverso la scrittura, possa arrivare al critico lettore soltanto in un modo: attraverso il sanguinoso ed estenuante esercizio di un’alterità testuale che travalichi necessariamente le vie obbligate e le costrizioni dei generi letterari.
È così che “intorno a questa operazione di cuore e di passione si apre un vasto territorio di riflessione dal quale, forse, è possibile pensare con uno sguardo diverso quale sia la dimensione dell’ermeneusi, dell’eserciziodell’intelligenza e della nostra critica globale […]”; perché lo spazio letterario è “luogo d’elezione dove la fisicità del senso e il linguaggio non hanno più niente a che fare con ciò che nominano, dove il farsi letterario è corpo di parola, dove la scrittura non enuncia ma crea, e rigenera, il nascosto, perturbante, antipensiero che si annida tra gli interstizi della pagina, in quelle pieghe di senso e fonemi, i cui rilievi sono a loro volta pieni di corridoi, porte, camere, luoghi senza luogo, soglie che attirano […] e Critica Impura, come il linguaggio, non è di nessuno ma si spalanca sempre in mezzo a tutto quel che è stato detto e tutto quello che bisogna ancora dirsi, nel momento stesso in cui si apre a qualcosa che la priva di ogni stabilità e certezza e la rende viva ed esposta alla conoscenza” (Antonella Pierangeli, L’insurrezione della scrittura, l’inquietudine visionaria e l’urlo: un anno di Critica Impura).
Da questa prospettiva teorica e pratica sono nate le nove puntate delle Lezioni di Critica Impura, giunte già alla terza uscita, e che saranno pubblicate da qui al 26 maggio, ogni domenica, sul canale ufficiale del nostro blog . Esse sono nate da un unico incontro svoltosi il 15 gennaio scorso, presso la sede romana dellaScuola Internazionale di Comics, nell’ambito del corso di scrittura creativa tenuto da Alda Teodorani.
Si tratta dell’ulteriore, naturale evoluzione della nostra idea di lavoro culturale, che è stata preceduta a gennaiodalla pubblicazione di “Un anno di Critica Impura” , Web – Press Edizioni Digitali, gennaio 2013: la silloge, completamente riveduta e corretta, degli articoli a nostra firmapubblicatinel corso del primoanno di vita del blog.
Chiunque volesse interagire con noi discutendo, proponendo e intervenendo, chiunque volesse sporcarsi le mani con i testi e rendersi impuri, ci trova all’indirizzo http://criticaimpura.wordpress.com/.
Ringraziamo calorosamente la Redazione di Neobar per l’ospitalità e la condivisa impurezza e vi invitiamo alla visione.
Sonia Caporossi e Antonella Pierangeli
Grazie a Sonia Caporossi e ad Antonella Pierangeli. Guarderò e puntate di Critica Impura, trovo tuttavia di grande interesse l’articolo, che ci porta a riflettere sulla natura e la funzione stessa della blogsfera artistico/letteraria. Credo anch’io nell’importanza di testi che vadano oltre gli schemi canonici, controcorrente, liberi da etichette, appartenenze, scuole, etc.. Per quanto ci riguarda, non ci poniamo nella stessa maniera radicale. Neobar è soprattutto luogo d’incontro che ha dato vita a diverse iniziative ma che non parte da un manifesto di intenti. Inevitabile che frequentandosi si finisce per interagire e trovare punti di contatto, stabilire una certa empatia, ritrovarsi insieme come parte di un viaggio.
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Im_puramente con voi, un saluto… anch’io seguirò le puntate con vivo interesse, saranno causa di riflessione e motivo di ricerca personale. Grazie dunque a Sonia Caporossi e Antonella Pierangeli. Ad Abele la mia adesione al commento precedente e un ringraziamento per l’impegno costante e lo spirito con cui dall’inizio ha improntato Neobar.
Ricordo al lettore che è già uscita la Quarta Puntata http://www.youtube.com/watch?v=VAKUYKo46sw e che altre ne verranno…
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tutto molto bello e condivisibile, anche se le “attitudini ermeneutiche scevre da condizionamenti” mi fanno un po’ paura…
l’idea di sporcarsi le mani mi piace (sarà che sono soprattutto un contadino) e in tal senso mi piace pensare che per rivoltare le zolle d’un retroterra culturale sia più utile una vanga di un’ermeneusi.
: )))
tutto ciò per esorcizzare l’idea che si finisca per circoscrivere la discussione agli addetti ai lavori.
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Un sincero grazie a tutti, continueremo a postare qui sotto le puntate che usciranno nel frattempo, separatamente, per chi è interessato.
La quarta puntata uscita la scorsa settimana è al link seguente:
“La traduzione poetica e la letteratura di genere /4”
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La quinta puntata si trova qui:
“La letteratura di genere non esiste /5”
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decisamente ottima cosa questa incisiva presentazione..
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Sesta puntata: la malattia dell’epigonismo.
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