Federica Galetto: Assorta la corda vira

Peccato che il termine militanza non si possa quasi più adoperare in versione positiva, perché troppo abusato in eventi “politicamente scorretti”, nonostante uno dei suoi valori sia l’attivismo, la piena attività di infusione vitale in un ideale insomma. Peccato, perché la militanza ben imballerebbe e conterrebbe la densità di impegno e di credo di molti artisti che nonostante la tanta ripetuta e abusata “crisi” (vario utilizzo del termine ma sempre più spesso sovrastato da un valore economico pigliatutto) che continuano il loro percorso diffusivo della cultura, per necessità vitale, per il senso irrinunciabile della vista e della propria impalcatura umana.
Si recuperi, la militanza, dandole una portata positiva nella Poesia, che intona voce e suoni al di là dell’impegno, un ogni spazio diffusivo possibile, in primis nel web. Voci militanti ipersensibili alla poesia, una nuova (non) etichetta, che potrebbe descrivere chi radica la sua passione nell’attivismo di un quotidiano poetico, facendo accomodare la poesia nelle proprie stanze. E’ militante la poesia quindi per Federica Galetto, che nelle sua ariosa Stanza di Nightingale, apre da anni le virtuali mura alle conversazioni in versi di ospiti di tutte le avventure liriche attuali, e la sua poesia, esiste e milita, così sensibile alle grandi possibilità espressive di una visone della realtà al femminile. E scrivere al femminile è una scelta di efficacia di resa, non di genere.
Il suo nuovo lavoro è chiuso in una plaquette Assorta la corda vira, che contiene anche dei collage digitali dell’artista piemontese; la prefazione indica che “i versi di Assorta non rimano, non possono sospendersi in accenti lirici: loro interrogano i mutamenti dell’animo, perché venga trovata la via del vero, e si risvegli quello che è stato percepito come passato e se ne tragga insegnamento per un nuovo ciclo biologico. Costi quel che costi. Anche se il prezzo emotivo del vero ridere o del vero piangere sarà gravoso, si entrerà in un nuovo stato di coscienza, lasciando indietro ogni sogno per poter rinascere, in una terra ancora irraggiungibile”. E questo valore, questo codice del vero, è un valore di lavoro, laddove l’imprevedibilità di una visione creatrice ricostruisce in essenza il segno delle stagioni nella routine dei giorni, che sommati e sottratti, danno la cifra di una vita su una corda che vibra e tira. Il linguaggio poetico consente di stravolgere ogni banalità di termini astratti e concreti, ed è una delle possibili garanzie di vita in attivo che sfugge alla convezione della banalizzazione del quotidiano. Simonetta Sambiase (Meth).

*

Assorta la corda vira
Assorta la corda vira

*

NON MI TORNA COMODO

Non mi torna comodo
infilare quell’ago nelle lacrime
Battere il labbro sul dolore
e farne monete di piombo
Non è mio istinto
votare il corpo al sacrificio
se la forza si impone
sul plesso ricurvo
Sai, c’erano le stelle nel sonno
I sogni non volano
che in terra secca
Rimangono
a dondolare gechi e farfalle
Immobili
Implorando acqua

E si lamentavano di me
Non mi piace l’angolo freddo
del lenzuolo
A ritrovare specchi rotti
nel segmento ferito
d’una pezza consunta
intorno
Erosa la follia dell’amore
getta spiccioli nel pozzo
E se grido l’eco si rompe
All’infinito
Che ancora tremo

*

ORIGAMI SPEZZATO

Ancora mi preme distinguermi
dall’ostilità d’un origami spezzato
Che il lauto pasto del sentire
s’afflosci a lato
restino gli angoli buttati all’indietro
come criniere al vento
Se non possono le tenere carte di riso
infrangere un lieve destino
non certo l’anima frantumata dal
lungo collo mai potrà affiancarti
se tu non mi parli
fra i resti del silenzio
di quando giaceva al suolo
un sasso
coperto di rose al
petalo smosso

*

DEL LEDERE ATTORNO

Del ledere attorno
Fra musicali transiti d’ali
che rabberciano l’aria stesa ad
essere
Non sola ma incompleta
fra i cieli carichi
Dove si annida un sole aperto
là siede un dubbio a spigolo
nominando i buffi pensieri
ingenui ed inattesi
A strati sottili impediti
Che la verità non brilla
fra le setole ritte al pelo asciutto
Perché si crede ancora che
dire sia meglio di no
Non salda il conto
mostrare il diritto e il rovescio
Frammista al tepore
la pianura deserta
teme l’inverno seminato
fra l’erba
Del ledere attorno si nutre
brucando remissioni fra sassi
Niente è più come ieri
In ginocchio si vive ridendo

*

poesie di Federica Galetto plaquette “Assorta la corda vira” per Exosphere Libro Aperto Edizioni


4 risposte a "Federica Galetto: Assorta la corda vira"

  1. Grazie ad Abele Longo, a Doris, a Neobar. In tempi in cui si tenta e si propone di accatastare la Cultura dietro la porta di un non meglio identificato globalismo tecnologico, Neobar è un luogo di Grazia, dove poter ancora intonare toni e voci di Lettere e di Luci e di Suoni, liberi di avere ancora un cuore umanistico.
    Grazie.

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  2. Grazie a te, Meth, per questa presentazione dell’ultimo lavoro di Federica che come una corda vira, spezzando il verso armoniosamente in un flusso di suoni e colori.
    Abele

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  3. Buongiorno, bentrovati e grazie davvero a Meth Sambiase e ad Abele per questa sorpresa e per l’ospitalità su Neobar. Come giustamente ricorda Meth, questo luogo è ancora uno dei pochi rimasti che ha mantenuto una dimensione di umano e genuino scambio culturale. Qui, ci si sente a proprio agio e in compagnia eccellente. Cosa volere di più? Vi saluto tutti caramente ringraziando ancora una volta per questa opportunità.

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