Mi ha colpito fin da subito il titolo: La bottega di via alloro. “ La bottega” con ciò che richiama nel suo significato più antico di deposito e quello più recente, e già passato, di stanza di lavoro, luogo di arti intime… e in ultimo la poesia; e quella di Daìta con il suo stupefacente intarsio in una lingua tutta sua, dall’italiano al palermitano (tanto simile al mio salentino, ma che ancora più s’impunta e incupisce sulle U). E poi “di via Alloro”, via di una città dell’anima, Palermo; di un’antica roccaforte, di giardini segreti nati oltre i muri di ruderi lasciati dai bombardamenti; e le sue meraviglie, l’arte più bella custodita nel palazzo Abatellis (soffermarsi con un amico di fronte al Trionfo della morte, l’Annunciazione di Antonello). E ho chiesto a Daìta perché via Alloro…
Abele
. la bottega di via alloro . , la ragione di un titolo
lu cuppiteddu di calia e simenza s’affresca tra le dita di via alloro mentre il passo s’allenta a ogni scorcio di balata, una melodia asciutta e odorosa d’antico ha l’ombra sulle parole centrate da uno sbuffo di sole . si fa vicino il mare e il campanile dei giorni nascosti sotto il coperchio del cielo e c’è una donna indaffarata a concepire il profilo delle mura ca sunnu di li cattive murmurianu in lontananza i nassaioli di na vota assittati al tavolino dell’usuale bar, all’angolo di un bicchiere e di una sonnolenta partita di bastoni . iddi alluccanu curiosi lu passìu mentre ‘u ciatu s’allunga e s’inclina e dai gradini di torremuzza si porge dal viso la bottega, mai esistita, da sempre lì . l’incipit di una andatura intima che si fa vicenda, a una qualunque ora, sul costato di palermo . una tenda di cordicella e rafia in due punti protegge le spalle del ricordo come di quelle domeniche intese a conservare i buttigghi di pummaroru e la buona mescita del bucato che riposa nel ventre rigonfio dei balconi . la stessa donna indaffarata a concepire il profilo delle mura s’immagina sciogliere la trama incisa sulla porta in legno della sua visione edificata tra il rassetto degli scaffali e il passaggio ai cortili con un ramo bucato affamato di un tempo che adagia allo scrittoio una arteria da custodire .
{ ciuri pittati }
avissi a parrari ri chiddu ca nun c’haiu
quannu u ventu cala supra a chiazza
cu li mani azzannate e lu visu stancu
arrubavu
{ ciuri pittati }
pi nun moriri foddi
accussì comu na mennula cunsata
e m’addummisciu sutta u chiantu
‘n mezzu a chista grasta spizzuliata
*
| un comodino è pretesto di mezzo nel diaframma
deflessa moltiplicazione di stanza sospesa o poi
avvolta la sabbia capitata al sospetto degli scatti
avuti di sangue gli infissi sbucciati intorno ai piedi
scolpiti sui balconi al ridursi della scena nei vicoli
seguiti di alloro e le ringhiere fiorite sulla rotondità
della pancia incisa un momento torremuzza antica |
. la bottega di via alloro .
salsedine
era questo l’odore
rolla la pagina :
– manica
imprevista parentesi delle alghe
| graffe
vermiglie mani
non ho pelle
fino all’arrivo del rigo
sopra i capelli
guardo
. la bottega di via alloro .
un titolo
era questo il passo
abbozza il davanzale :
– bus
puntellato squarcio del disturbo
| strappato
angolo mancino
non ho ombra
fino all’interno della sedia
sopra i seni
sospendo
*
. allattari cu l’occhi
lu nidu du jardinu
appuiatu picciriddu
nto funnu di li vrazza .
*
. imparando a dimenticare il nome
un possibile è rimasto alla cornice
voltata a un cantico copriva acerba
la visione del basilico infilato
al cielo
ancora da cominciare parola la difesa
in ogni vuoto attorcigliato ai grani di
una catenella d’infanzia che era una
promessa il rame quando a dipingersi
bastavano
le tegole lasciate ad asciugare sulla sedia
e un pizzicotto di terra a sciogliersi sopra
le ferite arrivate domani all’imbrunire delle
ciglia più tardi la protesta e il tovagliolo
piegato nella cura
del cotone quasi a strappare le mani per il troppo
buio o per la lingua che non ha l’intenzione dei panieri
sul cortile nei giorni tagliati dietro la persiana incipriata d’alloro
o nascono solo dei minuti appesi al silenzio della porta con davanti
un dondolo
immaginato lento a una pignata
e
g i r a g i r a g i r a
mentre a credere è l’acqua .
( daìta martinez )
Sulla Bottega di via Alloro: