Roberta De Luca: Novembre, il mese della pressione antifascista

http://patrimonio.aamod.it/aamod-web/film/detail/IL8600001402/22/antifascisti-a-roma.html

Novembre, il mese della pressione antifascista. Appunti
Nell’aprile del 1971, al Centro educativo di Borgo di Trappeto, durante un seminario coordinato da Danilo Dolci con il contributo fondamentale di Ernesto Treccani, nasceva l’idea di “un mese di pressione antifascista” da realizzare nel novembre dello stesso anno. A fine luglio, Danilo Dolci stendeva un promemoria con l’articolazione dell’iniziativa che definì “mese di chiarificazione antifascista”, partendo da una premessa necessaria. “Il fascismo” si legge negli Appunti “rigermina. Auschwitz sta figliando nel mondo in diverse forme. È necessario far riflettere chi non sa, o sa poco, o male: in modo che se ne possa trarre implicazioni conseguenti”. La pressione antifascista avrebbe dovuto realizzarsi attraverso una serie concentrata di incontri pubblici nelle città italiane più importanti, con proiezione di documentari (Auschwitz, Hiroshima), partecipazione a mostre (Fossoli, Marzabotto), letture inerenti l’argomento (Dolci ipotizzò di coinvolgere attori del calibro di Volonté, ma anche filodrammatiche locali, studenti e operai), e con la denuncia forte e inequivocabile della presenza in Italia del fascismo, cui opporre un’iniziativa costruttiva democratica. La sintesi programmatica sarebbe stata affidata ad un manifesto figurativo nazionale. Alla proposta di Dolci e Treccani si affiancava anche l’azione giuridica per far riconoscere incostituzionale il fascismo nelle sue filiazioni camuffate. Il 28 novembre 1971 l’idea, che riscontrò subito una risposta positiva massiccia – segno che l’esigenza di contrastare la recrudescenza del fenomeno c’era ed era forte – si concretizzò a Roma, dove trecentomila persone convennero da tutta Italia, per una delle manifestazioni pubbliche più imponenti della storia italiana. Già a dicembre, Danilo Dolci pensò di continuare e allargare l’iniziativa “visto che l’antifascismo per un mese non basta” e promosse di nuovo una profonda e capillare autoanalisi sugli atti neofascisti in tutti i territori italiani, e la conseguente azione antifascista popolare – in senso lato: fabbriche, cantieri, campagne, scuole, magistratura, Parlamento-, sia sul piano culturale con gli eventi già descritti, volti a far conoscere, soprattutto ai giovani, il fascismo, le sue forme, i suoi crimini; sia sul piano giudiziario, se necessario. Infine proponeva la formazione di un Consiglio nazionale per il coordinamento e le connessioni locali-nazionale. Tra le righe di questi punti programmatici, non si lascia sfuggire l’occasione di constatare “la scivolosa ipocrisia attraverso cui ultimamente è stato eletto il capo dello stato italiano (Giovanni Leone ndr).
La conclusione è più forte della premessa, è la pars construens, ed affidata al punto 8) del promemoria: “Sottolineare nell’azione di classificazione, teorica e pratica, la necessità di rinforzare le alternative democratiche ad ogni livello”. La strada è ancora impervia.


9 risposte a "Roberta De Luca: Novembre, il mese della pressione antifascista"

  1. Grazie Roberta. Sempre più impervia, viene da aggiungere. Il fascismo, infatti, nelle sue tante forme e sfaccettature continua a dilagare. Assume le buone e rassicuranti maniere di Marine Le Pen, che finisce addirittura al ballottaggio nelle recenti elezioni in Francia. Si rivolge spregiudicatamente ai più precari, ai senza lavoro, continuando a raccogliere consensi e permettendo a tanti di fare la voce grossa e, perché no, all’occorrenza una bella capocciata al giornalista di turno, che poi su facebook gli daranno ragione.
    http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/11/11/news/giornalista_aggredito_a_ostia_interrogatorio_convalida_roberto_spada-180833781/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S1.8-T1

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  2. qui la lontananza del periodo storico un po’ si sente. intendo, trovo encomiabili Dolci e Roberta da un punto di vista teorico e formale, ma fatico ad individuare un pericolo fascista che provenga “dalle destre” nell’attuale contesto politico italiano, europeo e mondiale. ad esempio dissento leggermente dalla ricostruzione proposta da Abele, secondo cui la Le Pen – o Trump, o Salvini, o Orban, o la Szydlo o chi per loro – siano in sostanza fascisti dalle “buone e rassicuranti maniere”.
    il vero fascismo è sotto gli occhi di tutti, governa il mondo e fa scempio della democrazia da decine di anni, eppure fatichiamo a rendercene conto ancora oggi, anche grazie ad un apparato di indottrinamento mass-mediologico da far impallidire il grande fratello orwelliano…
    evito di dilungarmi, anche perché questo articolo del 2016 scritto dal presidente dei magistrati belgi che s’intitola “Neoliberalism is a form of Fascism”, spiega tutto meglio di quanto riuscirei a fare io qui in poche righe http://www.defenddemocracy.press/president-belgian-magistrates-neoliberalism-form-fascism/
    possibile che non riusciamo a renderci conto di essere accecati delle rappresentazioni parossistiche e strumentali dettate dal pensiero unico “mainstream”? ultimamente la mobilitazione antifascista cui rispondono come “riflesso condizionato” le sinistre (di nome) in giro per il mondo altro non è che il collaborazionismo inconscio dello schiavo. assurdo…
    addirittura, di recente, mi è capitato di essere prima additato come nazionalista fascista perché difendo la sovranità dello stato e un attimo dopo come comunista perché difendo il lavoro e i lavoratori. sono strano io? non mi pare, visto che la mia posizione è in perfetta armonia con il rispetto dei dettami costituzionali…
    il problema è che le sinistre (solo di nome) mondialiste e progressiste, tronfie d’una intrinseca superiorità morale, sono completamente incapaci di autocritica anche quando ogni evidenza politica e macroeconomica grida vendetta. in particolare, le suddette sinistre (sempre e solo di nome) d’Europa mentre da un lato scrutano attente l’orizzonte per stroncare sul nascere improbabili Hitler di destra, non solo non hanno visto arrivare l’Hitler del nostro tempo, ma si sono messe al suo servizio e governano al suo fianco…
    perché, amici di Neobar, nonostante ce l’abbiano venduta come santa, etica e progressista, la dittatura delle oligarchie finanziarie, ovvero l’UE e il suo strozzino (l’euro) con le sue politiche imperialiste, anti-popolari e usuraie, è uno dei mostri più anti-democratici della storia d’Europa d’ogni epoca. e questo Danilo Dolci non poteva ancora saperlo…

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  3. Caro malos, grazie per tua disanima utilissima, e anche al fascismo di cui parli tu mi riferivo menzionando le sue “tante forme e sfaccettature”. Sono d’accordo anche sul fallimento delle sinistre e sul loro collaborazionismo. E comunque mi preoccupano Le Pen e compagnia, questo nuovo fascismo dal volto “umano”, l’appiattimento e banalizzazione del discorso che conquista sempre più proseliti.

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  4. Il mio post é solo di conoscenza su un aspetto della figura di Danilo Dolci e sul suo esempio di partecipazione attiva. Io ero di sinistra e non lo sono più, pur rimanendo profondamente antifascista, anche per i motivi esposti da Malos. Fascismo è per me tutto ciò che opprime la libertà dell’individuo e ostacola l’esercizio della democrazia o dell’idea di democrazia

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  5. @ Abele: preoccupazione condivisa. soprattutto hai ragione a citare come cancro del nuovo millennio la banalizzazione (ogni tanto mi torna in mente un Luttazzi d’epoca, quando nel suo telegiornale satirico iniziava dicendo: “questo telegiornale andrà in onda in forma ridotta per venire incontro alle vostre capacità mentali”… brrr… ahinoi, ho la spiacevole sensazione che il peggio debba ancora venire).
    @ Roberta: ti prego, non dire così!!! spero che con “io ero di sinistra e non lo sono più” intendessi “non mi riconosco in nessun attuale *partito* di sedicente sinistra”, cosa più che condivisibile su scala tanto italiana/europea che mondiale. io sono e sarò sempre di sinistra, a meno che non mi colga un ictus o l’Alzheimer, ovvero sarò sempre schierato in difesa del lavoro, dei lavoratori, dei malati, dello stato sociale, della debolezza, dell’uguaglianza, della democrazia, delle code della gaussiana, delle politiche redistributive, della pace, dell’istruzione, della non commerciabilità dei beni/diritti fondamentali e dell’arte e così via.

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  6. Certo Malos che intendevo questo. Però esserlo dentro e non trovare corrispondenza fuori significa non poter agire attraverso il voto e quindi chiudersi nel proprio particulare, che può essere anche nobile ma forse inutile

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  7. Condivido sia la testimonianza storica proposta da Abele Longo sia il contenuto del link postato da Malos a denunciare l’attuale fascimo nell’organizzazione econimica Europea, e sottolineo come l’aggravante sia proprio la banalità con cui può insinuarsi l’atteggiamento fascista in una società e ancor prima nel quotidiano modo di pensare delle persone. Procedura instilalta da una calcolata distorsione della realtà nell’informazione finché si arriva al punto di non ritorno o al punto di rottura di ogni possibile mascheramento. Qualcosa che secondo me trova terreno fertile anche nelle condizioni generali di disagio di milioni di persone che devono risolvere problemi contingenti assillanti e non hanno la giusta forza o volontà di rimanere lucidi. In proposito durante la trasmissione “Radio anch’io” del 23/11 http://www.rai.tv/dl/portaleRadio/media/ContentItem-5266895d-a7cf-4266-b372-6b83e85b37a1.html dove uno dei temi era lo sciopero dei dipendenti Amazon un ascoltatore riferendosi alla qualità del lavoro all’interno degli stabilimenti Amazon ha tranquillamente dichiarato che essa è certamente importante, ma che il dipendente sa pure in anticipo quale tipo di lavoro lo attende e se una azienda come Amazon ha fatto di un certo tipo di servizio che richiede un sacrifico elevato il motivo del suo successo, bè il futuro dipendente è libero di accettare o meno…orbene a me sembra una dichiarazione piuttosto grave e in tema con il “fascismo”di cui parlate. Un chiaro esempio di atteggiamento indulgente con la mercificazione e lo sfruttamento del lavoro dove i diritti del lavoratore devono subordinarsi alle ambizioni delle aziende, basta che lo dicano prima e poi le vittime non avranno scusanti. Ordunque se i sindacati stessi per tentare di riportare la situazione nella norma devono lottare come non mai contro questo mostro che è il Neoliberismo fascista di cui parlava Malos e anche nelle menti di molte persone c’è purtroppo una certa condiscendenza verso tali situazioni nonché una rassegnazione verso una vita sotto ricatto, forse è segno che si deve ripartire dalle basi di una educazione democratica, da una risposta efficace prima di tutto a livello comunicativo.

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