Monica Baldini: Settembre 2020

 

Ladiversiva

 Settembre 2020 – di Monca Baldini

Lo scuolabus giallo che suona alle nove meno pochi minuti e alle dodici circa, è tornato.

Si ferma nella piazzola, raccoglie i bambini del quartiere e se ne va. Poi ritorna a lasciarli, ogni dì con la stessa regolarità allegra dettata dal colore che richiama le api, il ronzio, il brusio che fanno le voci dei saluti ai compagni, il bel chiasso e il gioco. L’ilarità. Il pulmino arriva lento e danzante come il bruco mela del luna park, come il trenino dei parchi che con il suo andare cadenzato spande per la via, aria festosa e brio che evapora e come un campanile puntuale, detta l’orario.

Settembre è entrato nelle nostre vite di nuovo e dopo un anno, ha riportato diversi altri ritmi come fa sempre.

Ora, è vero, ci sono all’orizzonte minacce varie, interrogativi, dubbi, scenari sfumati e ombrosi, climi e venti da vagliare ma nei ciao rumorosi, sembra scompaia ogni cosa. Sembra si vanifichi la necessità di stare all’erta, di provvedere a sanificare e medicalizzare.

Mi piacerebbe essere in classe con loro senza farmi accorgere. Vedere cosa accade e capire se questa situazione stia modificando il loro umore, li stia innervosendo, agitando o semplicemente modellando. Vorrei essere una farfalla per svolazzare di banco in banco, dagli ultimi ai primi per scorgere i loro sorrisi dietro le mascherine, i loro occhi accesi, le loro domande ed incognite. Frusciare per i corridoi e vedere cosa accade al suono dell’intervallo, captare quella fonte di gioia che è così sana e importante da essere l’input e il vertice a cui rifarsi, da cui partire nelle giornate, e con cui affrontare ostacoli e prove.

Freschezza.

Una freschezza che settembre ci consegna nel suo rimettere in moto oltre che le scuole, le aziende, trarre linee di fine vacanze, di inizi, tumultuose nostalgie e slanci futuri.

“A me è maggio che mi rovina
e anche settembre, queste due sentinelle
dell’estate: promessa e nostalgia”, scrive Patrizia Cavalli in “Vita meravigliosa”, nel capitolo dedicato e nominato “Settembre” in maniera omonima al mese.

“Ecco il giorno e l’aspetta settembre
Il suo immobile ardore un po’ fiaccato,
la languida estiva sbavatura. Eccomi.
 
Ai minuti, al facile perdono,
ai mercati scintillanti di materia,
all’invito innocente del mattino,
alla corsa, al gentile riposo.
 
Nell’aria imbambolata
facce bellissime passano per strada,
perduti amici miei li riconosco.
 
Il tempo senza tempo di settembre
si ripete, estate e infanzia
sono ancora insieme.”
 

Sì l’estate e l’infanzia che scemano e proseguono, si imbizzariscono lievi come un cavallo che mansueto torna al box e si muove nel prato sereno, settembre che placa gli animi e li proietta come per le foglie, in un lento scendere per rinnovarsi. Settembre che è trampolino da fronteggiare come fanno i bambini quando tornano a scuola,

Betocchi a proposito di Autunno scrisse, in “Memorie, Racconti, Poemetti in prosa”: “Quand’era l’autunno, le risatine d’estate non le sentirai più, parvi udire qua e là. Risposero le foglie secche e lo zufolo del cacciatore: – Ho un camino che fuma, e la boscaglia ha sonno. (…) Appena detto l’autunno, era notte presto e l’amor mio non sortì: ed io rimasi sull’uscio di casa, sospeso un po’ con le stelle, un po’ con le lacrime.”

L’autunno dei tepori, delle nuove abitudini.

L’autunno con il suo inaugurarsi ci porta dunque, anche dentro i grandi misteri sulla forza della vita e dell’amore, “perchè forte come la morte è l’amore”, (Cantico dei Cantici, Cap.8) e al contempo sulla precarietà della vita che in questa congiuntura trova bene il suo alveolo di pensiero.

Ci troviamo infusi in un male che serpeggia invisibile, che non odora né fa rumore ma dirige le sorti in maniera astuta, precisa. Una società che sta eruttando la sua distanza dei rapporti e la sua esasperazione di modernizzazione tecnologica e velocità in un distanziamento apocalittico, mascherine, divisori, app e distanziamenti. Un mondo che cova una grande minaccia, la quale non manifestandosi in forme e caratteri, cela lì la sua pericolosità maggiore.

Così ho pensato a “Sereno” di Ungaretti:

“Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
 
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo
 
Mi riconosco
immagine
passeggera
 
Presa in un giro
Immortale.”
 

Mi è passata in lettura, una di queste mattine, anche “Sono una creatura” di Ungaretti:

“Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
 
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
 
La morte
si sconta
vivendo”
 

Insomma, ogni epoca ha la sua di storia e non trascende prove. Settembre, oggi, ha fatto parlare di sé, ha attirato tanto la sua attenzione prima che arrivasse e racchiude molti nervi sottili e frenetici, spiragli e ventagli, questioni non chiarite, mantidi e speranze un po’ come se tutti fossimo chiamati, come in un censimento ideale immaginario, a confrontarci con la dimensione labile odierna.

Da questa cesura però, potrebbero farsi intravedere una nuova inventiva e creatività capaci di farci trovare il buono e il bello, “il sereno dopo la nebbia”. Guardiamo i bambini, ascoltiamo le loro grida di entusiasmo e partiamo.

In fin dei conti, le crisi e il pensiero critico sono sale per la vita e per discernere. Che Settembre sia foriero di resilienza feconda.

Monica Baldini


2 risposte a "Monica Baldini: Settembre 2020"

  1. Settembre il mese dell’estate che va a finire mi richiama alla mente tutta la precarietà dell’esserci. Siamo portati a pensare che tutto dipende dall’uomo che modella il mondo, ma un virus e altri sconvolgimenti naturali mettono questo fatto, ormai assodato, in discussione. “Si sta come \ d’autunno \ sugli alberi \ le foglie” citando ancora Ungaretti.

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  2. Quelle foglie a terra che danzano prima di arrivarci sono il simbolo autunnale che ce lo ricorda silenzioso .
    Da rami in alto, vicino il sole e il cielo alla terra bassa e greve sempre bellezza viva.
    È la fase del riposo, del presente che porta all’inverno ma anche alla primavera.
    Non è triste l’autunno ma evocativo di un rinnovamento, di un mutamento.
    L’uomo sempre cambia, medesimamente. Nell’intimo come nel corpo.
    La sua vita non è statica ma in divenire. L’evoluzione avviene.

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