
2013 La scala Dicano tutto gli occhiolini l'intermittenza cardiaca di quello che riesce. Palpitazioni o no fila dritta al punto con mosse studiate e un orgasmo nell'entrata o al massimo un condizionale. Allora in una mano il futuro è uno dei tanti pezzi di ferro nella mischia, la conta finita sul petto, con responsabilità da leone. Per bestemmie e apparizioni lo scopo è chiaro senza rivelarlo a se stesso in un riflesso sbagliato. Chi ha talento lo sa a chi potrebbe passare appena c'è da montare la scala. Però il silenzio sono cifre o un uccello che studia aspettando la pioggia il vuoto che lascia il corpo sopra l'immagine. Sitter Le tentazioni sono dietro i quadri mentre una ninnananna è tutto il concerto che conta. La nobiltà forse non sono i colori o la firma in calce. E così, le date l’ammazzano per gradi in discesa e percorsi coi bozzoli. Se vedere è questo o altri fiori o ippopotami per riavvolgere il nastro un grido le basta, scalciando con una mano di latte quasi fossero campane. Un domani con diminutivi consolerebbe chiunque e c'è da giurarci per singhiozzi. Cielo a parte la benedizione è fare di poche ore una tela. Block La mette così ne fa un trattatello di tempistica idiota che schiaccia con grande ristò con pienezza di uomo durante la leva. L'ha fatta la fame, la bigiotteria, il patron della paglia, un fiocchetto. Per non dirla coi tic non bastava fittarla, Concetta è in esproprio, incompresa di domenica. Col sangue della prima avrebbe carburato tutti più olio che correnti d'avanguardia con gran voglia di metallo pesante, solamente. Invece a guardarla è la fede ma tutta inutile se non si rispetta il volume, i piatti diversi sulla tavola. Bloccata com’è, l’America le scende giù per il lato valgo: tecnicamente il mondo le pesa per bilance militari più piombo che liquidi dalla fessura che la fa ancora vivente. Quindi a chi se la sposa dirà una capriola da fare girare con bastoncino di canna in un giardino inconcludente. Per chi glielo ripete dall’aldilà con fisime di gocce che scorrono contate in attesa di una suoneria c'è sempre il colpo di tosse o un uovo al centro della testa. Lo scandalo è un altro se non fosse vero con la chierica, che la malattia è di tutti. Le piace, e tutto cade lì come neve palloncini secondo l'anagrafe. La casa premendo dalla finestra, un clic che è pur sempre un bambù se le passa davanti l'Africa. Quindi quale sorriso non ha un retro, un bancone, una resa. Lo dirà con tutto quello che c'è: la salute, un ermellino, l'oro - chincaglieria della madre tutto possesso anteriore nel baule. Quanto cervello ci metterà nello zoppicare e che tipo di frequenze in quella pietà da sequestro? Per gonne nere e campane va pure bene. Dentro quei chili il mondo si vede con rotta di cervice. Status Sta su colonna d'Ercole dall'ultima vertebra al quoziente intellettivo nascosto. Troppa grazia da concimare: ettari ed ettari di semi – felicità e low cost per chi affaccia sopra il purgatorio. Dove finisce se si parla di nascite è la risposta quando sbatterebbe la creta su altra creta, la disambiguità forzata dello status. E diretto per chi? Troppe famiglie di uccelli e insetti neonati da evitare e fiori giocattolo che hanno l'anima. Sia benedetto Iddio se uno in famiglia resta indietro a zappare saranno figli preti o artisti senza pretese magari avvocati e canzoni. Un coltivatore è un poeta e viceversa. Coltello e sottoveste si arriva a sentire da cani lasciando cuccioli a sbranare cieli coll'estro da imbianchini. Alt, e poi giù con secchiate di polvere mentre l’afa bagna da fare la scogliera in un attimo di corrente. Prémaman Che tutto dondoli è normale e anche una pseudo ignoranza è grasso colato attorno alla tavola: mani per frangette e stai su fai il bravo mirando le dita da morticino sul futuro cariato e guance. E chi è il più bello? A chi vuoi bene, a parte la puzza. Tutto dalla bocca della verità: mazzarelle e colori e vari scosciamenti male interpretati. L’età ha le sue fonti d'oro, campanelle, santini da baciare prima che le trottole abbattano da eroina. Da Ringo si scaldano le pentole si scarica il coupon per il circo e poi le streghe che fanno un baffo a patto che resti la luce accesa. Caro bisnonno dalla fronte in giù: tutto in ordine. Si è desiderata l'ovatta sfregato abbastanza, dividendo le gioie nonostante le quotazioni dei preziosi e i pupazzi non vengono mentre le pile tagliano traguardi negli spot. Un po’ di seme è il riassunto dei pianeti se si innaffiano le scarpe, e chapeau quando i vagiti sono arte contemporanea e padri pagliaccio sotto i carpiati. Ci vuole poesia dalla nascita se cadono porte e indici per pastelli se la prima parola è la finale di Wembley. Rossa Acqua per acqua, così si ragiona per grandi abilità da voltafaccia. Dopo l'elemosina con espressione da barista si prega vogando con gli occhi più larghi dell'intenzione. Quale inferno di mattonelle la aspetta lo dice un filo evacuato colorando. Testa contro di sé e maledetta labirintite finché il vestito non stinge falsando la ripresa: la vita è un idiota dietro le lastre. Urla con gocce che si alzano da grande imitatrice di delfini ma nessuno glielo dice che da lì non si distingue neanche la vita pur crepando annegati. Cemento Attenzione al collasso, dopo la posa. Poi occorrono patinati e ganasce da croupier su ogni livello di peccato. La presa tenuta alta per far finta che sia il sole d'oriente. La disciplina sta alle pulsioni, il resto sono le chiese, l'autismo, se si va oltre le interferenze per etti. Santa romana ha le sue statue lui pietra per paradossi e bilance con cui innalzare la riscossa. Davanti, non altro la trinità: quello che deve essere è riflesso di profilo. Il bello viene nella misura oltre manica e toccate sulle cosce. Va bene così se la mente è il soggetto dove i plurali fanno metà dell'opera. Non c'è malattia se i maestri schiacciano le leve e il pianeta intero sale su respirando: niente colore, poiché la pellicola procede lenta. Con ricarica e olio gli è permesso crepare da poveri ma a raccontarli novella e testimone mentre tutto rimpicciolisce. Cemento vuoto sta fermo nel tempo facendo dell'obiettivo l'incognita. Tanto per sono le prime e le ultime parole. Passepartout Te lo presentano partendo dalla tara e non si scansa a pedate non nitrisce girando la testa per mostrare da che ceppo ti è nato. Stanchissimo da non lasciare segni sul passeggio e chi copula sta a guardare piante seccarsi: sigarette sullo show e tic che fanno da passepartout con l'eco di se stesso. Cosa c'è nei numeri primi lo spiega col talento, senza fisime sul peso, né glamour. E boom, dietro maschera e mantello si passano frontiere e biancheria e il male va via con una mano di bianco. Se ne sta nudo nei tunnel per farsi un’aria di peccato e niente vetro o punesse sotto la pianta per dire la sua. Quando ci scappa la lacrima è un gran casino, tinta su tinta deve ammettere di essere uno zotico. 10 Sta tutto nel saperci arrivare nell’infilarla benino, o no? S’imbottiglia per farne un chinotto una cosa fredda che consola. E’ una specie di panfilo sulla trequarti e sfila con elettricità - Ta’ - da genio sinistro. Dondola, e durante sa già quanti denti, quante bestemmie si alzeranno in volo canarino a centrocampo: ciao e ti sfugge. Mai contati sederi con i riccioli. Col muro del cielo ne fa mille e ogni tanto una spalla gli serve se no sono manate d’aria o discorsi con l’amichetto immaginario. Dall’angolo ci vede una piscina e portoni di scuola da affondare. Statuine, mentre taglia. Fuori anche un fazzoletto va piazzato e gli occhi cadono sull’addome: sono squali e si finisce sugli schermi. Quanti coglioni con magliette di raso sparerebbero alla pecora nera prima che tiri il respiro più lungo nel sette, ma non ce n’è. Saranno al massimo figurine. Extra Di alici se ne pesano ma la maniglia è lorda di tutti i bancali da credere a donne con pinne e pelliccia e terzi occhi per spiare la folla. Su, per elastici extralarge e calzini permettendo a ogni strisciata di scarpe ci si sciacqua di nuovo, puttana la miseria. E va via un penny dal salvacondotto, nel frattempo. Cosa si potrebbe inventare e quale nastro da mediano attaccarsi sulla fronte? Cessi e pantere ai grandi magazzini o professoresse di merceologia? Se all'ippica mettessero la T (...) Assurdo per assurdo si farebbe beato un trans gender appena i carretti se ne vanno e slip al posto delle targhe nobiliari. Già fatto dai re. Che tarantelle se s'incagliano le scene: si scambia partito e sillogismi. Per malattia dell'acqua sono litri di noci e zenzero fuori tempo.
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Vincenzo Mancuso è nato a Torre del Greco il 1974 e vive a Portici (Na). Per anni si è occupato di editoria e giornalismo. E’ presente su alcuni litblog.
Molto belle queste poesie di Vincenzo Mancuso, essenziali come la sua biografia (di più non sono riuscito a estorcergli!).
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Grazie per l’ospitalità e la cura, Abele. Grazie Neobar. A presto
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Belle poesie, che usano le parole semplici in modo creativo e non comune, e con una sintassi originale.
Una poesia che sembra seguire un suo tracciato lineare, ben esemplificato dal disegno di Calder, e a me sembra anche dai graffiti preistorici, di Lascaux ad esempio, che porta nel mondo della modernità di “avvocati e canzoni e low cost”, qualcosa di antico, quando l’arte non si era ancora differenziata dalle attività della vita quotidiana, semplicemente ne faceva parte, voglio dire quando “un coltivatore è un poeta e viceversa”.
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Grazie dell’attenzione, Giancarlo. Mi ha fatto piacere il tuo intervento. A rileggerci.
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Felicissima di ritrovare la poesia di Vincenzo… che belli questi testi che pescano nel ricordo, espressi in vera libertà, senza necessità di spiegare, che i dettagli importanti davvero sono tutti lì, così come detti. Ne deriva una visione abbacinante e frammentata che attrae molto…
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Grazie del passaggio Doris. Felice di essere su Neobar.
A presto
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