Simone Consorti: L’Ibis

Pisa, 27/3/2023

L'ibis

Continua a ritornarmi quest'immagine
un tronco
in mezzo a un mare di borragine
tanta nebbia 
(ogni foglia ne è intrisa)
mentre da lontano arriva un bolide
diretto verso Pisa
Al volante una ragazza 
col cellulare in mano
mentre un ibis le taglia la strada 
piano piano

(Un mare di borragine
e di altre erbe aromatiche
e un acquitrino di nebbia
che taglia la scena a metà
così che tra l'ibis e lei
non si sa cosa accadrà)

La macchina ora è ad un passo
meno di un istante e di una vita
dallo schianto 
quando l'ibis (facendosi precedere
dal suo lungo naso curvo)
come in una botola scompare
Né impatti né sangue né lacrime
da raccontare


II

Le zampe come grissini
in un corpo gonfio d'orgoglio
Il piumaggio nuziale
abbinato a quel ricurvo becco lungo
perennemente a lutto
Sei una contraddizione
e con questo ho detto tutto
Tuttavia a Valeria piaci
quando è alla guida ti ammira
e si distrae suscitandomi
un po' di paura
Ricordati che ti ritengo colpevole
e non ti darò scampo
Anche in capo al mondo 
e in tutti gli interstizi
delle tombe degli antichi Egizi
ti verrò a cercare
anzi prepàrati già un epitaffio
se per guardare te
dovesse incidentarsi o farsi un graffio



III

Agonizza nel mio sogno l'ibis rosso
con le enormi ali color porpora
spiegate nel fosso
È troppo sacro per toccarlo
e poi non sono un medico
né conosco il massaggio cardiaco
o ayurvedico
Inoltre è quasi morto già langue
in più mi impressiona
il colore del sangue
e poi chi l'ha detto
che dobbiamo sopravvivere a ogni costo
Mi faccio una foto con lui
e la posto

Simone Consorti è nato nel 1973 a Roma, dove insegna in un liceo. Ha esordito con “L’uomo che scrive sull’acqua ‘aiuto’”(Baldini e Castoldi 1999, Premio Euroclub 2000, Premio Linus). Ha pubblicato i romanzi “Sterile come il tuo amore”(Besa, 2008), “In fuga dalla scuola e verso il mondo”(Hacca, 2009), “A tempo di sesso”(Besa, 2012),“Da questa parte della morte”(Besa, 2015), “Otello ti presento Ofelia” (L’erudita, 2018), “La pioggia a Cracovia”(Ensemble, 2019), “Vi dichiaro marito e morte”(Ensemble, 2021).  Sono uscite diverse sue raccolte di poesia tra cui “Nell’antro del misantropo” (L’arcolaio, 2014),“Le ore del terrore”(L’arcolaio, 2018) e “Voce del verbo mare” (Arcipelago Itaca, 2021). Le sue piéces “Berlino kaputt mundi” e “Sterile come il nostro amore” sono andate, con successo, in scena, rispettivamente al Teatro Agorà e al Teatro Antigone di Roma tra il marzo e il giugno del 2018. Si occupa di street photography; ha tenuto mostre personali in Italia e partecipato a collettive in Francia e Russia

SIMONE CONSORTI

sconsorti1@gmail.com


2 risposte a "Simone Consorti: L’Ibis"

  1. godibilissimo il piglio narrativo, nonché la versificazione asciutta, venata d’ironia istintiva (ne capto il retrogusto), tanto che mi è tornato in mente un ottimo svolazzo di poesia di Prévert intitolato “ritratto di un uccello” o Judy Lee.
    ergo, mi piace pensare – voglia o non voglia l’autore – che tra le righe, ornito_logica conseguenza, si intenda almeno in parte perculare secula seculorum di versi Poetici *mielegiaci* dedicati ai pennuti (da Pascoli a Cardarelli, da Leopardi a Luzi, da Saba al tarabusino di Voodoo) e d’altra parte visto che gli uccelli volano, posandosi qua e là, compensano le frustrazioni dell’uccello dei Poeti…
    (si poteva dire? chiedo scusa ai Poeti se ho osato troppo, orsù si scherza,,,)
    : )))
    beh, torniamo a noi.
    ciò che colpisce qui, è come la parola danzi in equilibrio, a metà strada tra eleganza e… dissacranza. nella meccanica del tutto, appare funzionale anche la rima, dosata con prudenza, così da conferire al tutto musicalità preziosa.
    l’obiettivo dell’autore incede per inquadrature/immagini tra i versi (il “piano piano” sequenza è molto cinematografico, con panoramiche e poi zoom per i dettagli della “scena”) e, d’altro canto, che cosa siamo noi, rispetto ai nostri sogni, se non gli onirici *registi*? coerentemente, la botola che s’apre all’ultimo momento è un coup de théâtre intelligente e *logico* (l’inconscio dell’autore elide lo schianto perché sa bene che lo “impressiona / il colore del sangue”)
    : ))
    grazie a una giusta dose di cinismo, per un sistema a molla con carrucole, cunicoli e ribalte, all’altro capo della botola c’è il fosso, dove il sogno s’incarica di soddisfare il bisogno. così, da un lato le ali dell’ibis ci “spiegano” che non basta essere grandi per evitare di finire agonizzanti in un fosso, dall’altro – grazie all’ibis – l’io sognante esorcizza il rosso (la paura del sangue) nonché l’ansia per Valeria (il timore che s’incidenti).
    ah… che meraviglia, i sogni.
    che resta da chiosare? ibene ibravo ibis all’autore di questa poesia e doverosa segnalazione alla Lipu per ibistrattamento di volatile.
    : )

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  2. Ho apprezzato a pieno questo pezzo che è molto più di un semplice commento, anzi che per me è utile come e più di u intervento critico, oltre ad essere una poesia barocca di per sé. Confesso che non è la prima volta che mi cimento con animali e volatili letterari. La mia riscrittura del celebre passero iniziava così: “D’in sulla vetta d’una torretta/solitario, visionario stai//passero che sogni ben altra vetta/ passero che non ti passerà mai…

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