

È una prova – la gioia.
È una morsa benevola che spacca il silenzio. Ogni coraggio. È tutto ciò che si concede al dubbio, oppure l’ostinazione nel riuscire a rendere potente la qualità di un pensiero – aderirvi idealmente e moralmente.
Perché a noi ci scandalizza l’impostura. Quella personale consacrazione alla beatitudine con cui certi umani significano la loro vita; parchimetro dei non-nati. Adulti-bruco.
Non considerano la natura del divino o quella dei santi, o dei beati veri.
Battuti e beati, come la generazione fertile degli anni Sessanta-Settanta, presenti al richiamo di Allen Ginsberg. Ma:
tornando a noi. Accade spesso, dunque, quanto irrilevante sia per gli altri la parola e il gesto. Il solito pieno e il solito vuoto. Il solito tutto e il solito niente. Sembra già un duello taoista piuttosto che la conferma della verità del duale / yin e yang.
Intanto mareggiano i flagellati, i bambini piangono latte, i bambini piangono madri votive. I bambini senza luce scorderanno il loro pianto universo, senza sapere del loro remoto, i giochi tra i papiri…
E così, tra una incoerenza e l’altra si situa la nostra infelicità.
Per questo è una prova – la gioia.
Trattenere e lasciare.
Trattenere e lasciare.
Trattenere e lasciare.
Sei dentro il respiro,
nel tuo stesso respiro.
Diventi respiro.
Oggi ci illumina il sole.
Oggi non abbiamo bisogno di imparare dal freddo.
Tutto è infinita liturgia d'amore. Un sogno che
unisce sogno, e che a noi giunge come l'irruenta
incarnazione degli angeli...
Sai, un giorno mi parlarono di accoglienza, ma restarono solo parole.
Io, invece, volevo un cantico di verità dentro quell’infinita liturgia d’amore.
E allora, tu che sei il mio tutto dentro il mio niente, tu – ora – saprai ascoltare i canti del vento, ne comprenderai l’ira quando cadrai nell’errore.
Perchè non si regala il dolore a chi si vuol bene.
Si dona il tutto e il niente.
Nina Maroccolo

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Nina ♥️
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Non ho parole, troppa emozione. Grazie.
c.
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