INTERLUDI: “IL GIARDINO DI CECHOV” DI AUGUSTO BENEMEGLIO

Domenica, 19 maggio 2024, alle ore 18.30, nella palestra della Polisportiva di Casalpalocco, una delle zone-giardino di Roma-sud,  a pochi passi da Ostia,  andrà in scena il Gruppo Culturale Interludi con“IL GIARDINO DI CECHOV”, un lavoro scritto e diretto da Augusto Benemeglio,  che è  uno snodo di tutti i destini incrociati dei mitici “eroi” teatrali del grande scrittore russo: da  Ljuba e Lopachin, (Anna Carmen Cianci e  Pino Makovec) del “Giardino dei Ciliegi”  allo “ Zio Vanja” (Carlo Ninni), eroe delle rinunce e dei rimpianti per una vita sprecata, ma anche un dramma della pietà, a Nina e Trigorin  (Loredana Cianci e Augusto Benemeglio), protagonisti de “Il Gabbiano”,  dramma della gelosia e delle disillusioni. Ci sarà anche l’intervento di due critiche letterarie d’eccezione, una contrapposta all’altra (Nicoletta Branchi e Caterina Agagliati) checi sveleranno i segreti dell’arte di Cechov. E, infine, ilsensibile fonico, Paolo Migani, con le musiche dei grandi autori russi.Da  questi incontri e scontri tra i personaggi,  e dai suoi racconti, nasce la testimonianza, la cronaca e la storia di tutti i drammi del suo tempo: una sorta di minuzioso catalogo psicologico , morale e intellettuale della Russia, tra l’età delle riforme (l’abolizione della servitù della Gleba) e  la rivoluzione, un’epoca storica di trapasso.  Ma nel Giardino di Cechov oltre  quel senso di impotenza e di fallimento  dell’esistenza umana , di sfiducia per ogni credo o  partito politico e ogni  ideologia ( “Odio la menzogna e la violenza in tutte le sue forme… Le cose più sacre per me sono il corpo umano, la salute, l’intelligenza, il talento, l’ispirazione, l’amore e la più assoluta libertà dalla violenza e dalla menzogna”), c’è – come contrappeso –  quel senso di ironia e umorismo che contrassegnano i suoi “atti unici”, a partire da “L’Orso”.  Anton Cechov è stato tante cose: studente di medicina sempre al verde, con numerosa famiglia sulle spalle, scrittore umoristico, che scrisse per tutte le rivistine usa e getta, medico nella vita e per certi aspetti   anche nella sua scrittura, asciutta ed essenziale, un malato di Tbc immedicabile, sempre costretto a fuggire dal freddo della sua Russia, (venne diverse volte anche in Italia, a Firenze, Roma, Venezia); è stato un  rivoluzionario  del teatro senza grancassa e senza proclami, semplicemente portando sulla  scena la vita che si vive ogni giorno.“ La scena è arte, la scena riflette in sé la quintessenza della vita , sulla scena non bisogna portare nulla di superfluo”. Con Il giardino Cechov rivedrete alcuni di questi suoi “eroi”  che rappresentano la struttura di un’anima in transito, una sorta di sinfonia di Ciajkowsky, o un quadro di Kandinskij, opere  che non sempre si capiscono d’acchito ,  ma una volta che l’hai comprese, non puoi fare  a meno di questa  bellezza che è l’arte.


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