Simone Cocco. L’amore che noi dicevamo

L’AMORE CHE NOI DICEVAMO

L’amore
Che noi seguivamo
Cominciava sempre dalla fine

Come se tutto il nostro presunto sapere
Rimasto di stucco in mutande allo specchio
Scoppiando a ridere improvviso
Scoprisse finalmente tutto il vero
Nel volto trasparente di un istante

Tutte le parole fuori
Mute, in fila indiana
In attesa che uscissero dal bagno
Gli aggettivi, i concetti, i “giusti” pensieri
Chiusi là dentro (da una vita) a ben truccarsi

Dato che,
Alla fine, parve chiaro:
È roba più faceta che seria
L’ansia eterna da vuoto in ritorno

E quanta inconsistenza, guarda
In ogni “credo” addestrato dall’alto
E quale assurda e autopunitiva furberia
Nel pieno bisognoso d’io sanguinante dal basso

E dunque
L’amore che noi seguivamo
Annaspava fin dal principio

Come quando l’anima, incerta sul da farsi
Recintava lo spirito con fermezza da filo spinato
E gli occhi piegavano lo sguardo
E gli angeli se la davano a gambe
E i cuori colorivano il buio, di educate scadenze

Un po’ per darsi un tono
O forse più per non pensarsi
In attesa che arrivasse l’ora del gong
E che qualcuno – dal cielo o dall’inferno –
Indossasse la terra a mo’ di scialle di salvezza

E i treni passavano
Sulle pelli e sulle tende degli indiani
Di modo da civilizzare a colpi di cielo in blue jeans
L’ignoranza delle frecce sfuggenti al progresso

E farci poi dei grandi film
Dapprima molto pistoleri e poi pentiti, che,
Coi lupi, o prima o poi ci tocca ballar tutti
A seconda delle esigenze del mercato, o degli agnelli

E insomma
L’amore che noi dicevamo
Era tutto fuorché un fatto

Qualcosa di suggerito, attualizzato,
Mal copiato, da ripetere a memoria
Per non disturbare: per non fare

Troppo male
Al nostro male.

Simone Cocco

*

465459233_2272674533094984_4720577023469870510_n

altro dell’autore Qui

pubblica i suoi testi su FB

su youtube


Lascia un commento