
Pablo Neruda, una delle figure dominanti della poesia del novecento, verrà messo in scena dal Gruppo Interludi Teatrali fondato e diretto da Augusto Benemeglio, che ha scritto e dirigerà il lavoro.
L’evento sarà realizzato nella Palestra della Polisportiva Casal Palocco (Roma) Domenica, 23 febbraio 2024 alle ore 17,30.
Si parlerà della vita e delle opere di un uomo che presagiva le tragedie del mondo e aveva la forza e la visionarietà di un Goya; un umile figlio di un macchinista delle ferrovie cilene che si nutrì dei grandi spazi, grandi piogge e terremoti, grandi silenzi e grandi solitudini oceaniche; uno che nacque poeta, grande poeta, e fu poi tante altre cose, un cantore dell’amore disperato, un diplomatico giramondo, un politico impegnato, un esiliato dalla propria terra, un simbolo di una nazione e di un popolo martoriato come quello cileno. E le parole di Neruda acquistano una forza nuova, un significato diverso, profondo, lancinante, come una spada, o un vomere che entra nelle viscere della terra. Ma le sue poesie non si rivolgono solo agli occhi di uno spettatore, ma piuttosto all’orecchio di un ascoltatore, perché sono piene di musicalità, hanno ritmo, un timbro che continuamente muta anche all’interno di una stessa poesia. La sua è una voce simile a quella del mare. La sua risacca, il suo respiro è ampio e inarrestabile, la sua rassegnazione nutrita di sdegno, tenerezza e ribellione. Neruda lo conoscono tutti, è un poeta famoso, un Nobel della letteratura, tradotto in tutte le lingue del mondo, ma per conoscere “veramente” questo poeta cileno è necessario conoscere la sua lingua, lo spagnolo, che ha una gamma straordinaria di registri, toni e musicalità. Per questo alcune poesie saranno recitate sia in spagnolo che in italiano. “Pablo Neruda” è uno spaccato della vita e della morte (su cui grava forte l’ombra del dubbio di un omicidio del regime, voluto da Pinochet) del grande poeta cileno, la sua vita irrequieta, i suoi amori, i suoi esili, le sue fughe, le sue lotte, i suoi errori, come le “Odi a Stalin”, sia in vita che in morte, i suoi tanti amori e le sue solitudini oceaniche. Neruda’, con “Canto General”, è stato il creatore di una nuova poesia epica, che sa di antico e lo avvicina a grandi visionari estatici come Whitman e Hugo, una poesia fatta di speranze e utopie che incarna speranze di riscatto, libertà e giustizia del popolo cileno e di tutta l’America del Sud, una poesia che presta la voce agli umili ferrovieri come suo padre , ai pescatori, ai contadini, ai minatori, ai marinai, che hanno l’anima appiccicata al mare, ma talora anche ai demagoghi e ai populisti.
Partecipano al recital: Pino Makovec Loredana Cianci Laura Camicia Carlo Ninni Nicoletta Branchi e Anna Carmen Cianci.
Fonico: Paolo Migani