Maurizio Manzo, A Gaza

Maurizio Manzo, A Gaza

A Gaza non c’era la neve
ma è tutto bianco e vento piroforico
a Gaza non c’è la neve
e non ci sono più espressioni
se non quella
a cui tutti ci voltiamo e diamo
tregua nei dibattiti
a Gaza è tutto piatto
un piano terra ingolfato
e non risalta neanche il sangue
un piano sequenza di macchie grige
e fosse comuni
a Gaza noi non ci siamo
ma sembriamo indignati e pronti
a qualcosa nelle nostre tiepide case
dovremmo meditare che se quello è stato
questo è ora.


5 risposte a "Maurizio Manzo, A Gaza"

  1. “dovremmo meditare che se quello è stato
    questo è ora.”

    E’ una chiusa che va oltre Gaza e la terribile attualità della guerra in quella terra martoriata da decenni, per riversarsi sulla nostra realtà di uomini del nuovo millennio.

    Al sicuro nelle nostre tiepide case, sempre pronti a qualcosa d’indefinito e vago ma in fondo impotenti anche dinnanzi alla possibilità che quanto vediamo ora accadere ad altri popoli potrebbe presto accadere a noi.

    Ciao Franco

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    1. La cosa sconvolgente è che questo sterminio in diretta globale, provocato in più modi: bombe, fame, infezioni epidemie, non riesca a far incazzare nessun dio, neanche uno creato con AI che possa appendere netanyahu.

      Ciao Franco

      Grazie.

      mm

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  2. bravo Maurizio. a Gaza tutto è diventato polvere.

    https://pbs.twimg.com/media/GrzjcQCWEAAme_e?format=jpg&name=900×900

    siamo in un periodo storico in cui ci vuole coraggio per restare umani e affrontare la polvere che i “padroni del discorso” vorrebbero nascondere sotto il tappeto. qualche settimana fa mi sono ‘ncazzato (non mi capita spesso) per degli “altrettanto.” ribadisco che sulla faccia della terra in questo momento non esiste nulla di *altrettanto*. e nella storia dell’umanità esiste solo un “altrettanto”: il genocidio degli ebrei ad opera del nazifascismo. usando le tue parole “se quello è stato / questo è ora“.

    da un anno e mezzo Gaza è sinonimo di orrore quotidiano, un orrore metodico perpetrato dall’esercito israeliano e da tutti noi che non siamo capaci di impedirlo. un orrore metodico coperto dai governi delle “democrazie” europee (manifestazioni pro-Palestina vietate o soggette a pesanti restrizioni) e spalleggiato dalla “democrazia modello” (gli USA, per chiarezza). sui media abbondano i casi di censura e di propaganda sionista e anche per questo “a Gaza noi non ci siamo”, come ben scrivi. emblematico che in  un mondo iper-tecnologico dove *emozionanti* realtà virtuali immersive 3D (tipo i visori VR/AR per interagire con ologrammi nel mondo reale) la cronaca e le immagini di Gaza rimangano sbiadite, piatte e distanti, confinate nel limbo “Gaza Notifications” su X o simili.

    resta la mia personale disperazione di medico e di essere umano: a un anno e mezzo dall’inizio del genocidio, il potere che affama e stermina un intero popolo continua ad agire anche oggi, relativamente indisturbato.

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    1. Chiaramente il mio richiamo e parellismo è a quell'”altrettanto” di cui parli, fin dal primo verso: A Gaza non c’era la neve che rimanda Ad Auschwitz c’era la neve
      Il fumo saliva lento di Guccini…per finire coi versi di Levi da Se questo è un uomo; perché la cosa più terribile nell’immobilismo mondiale del potere e del “non potere” sembrebbe far dare sfogo alla vendetta del popolo Israeliano delle cose subite fino al famoso 7 ottobre.

      Però mi chiedo, chi più di loro può capire cosa si prova a essere umiliati e sterminati e non riesco a immaginare una così totale assenza di umanità.

      Ciao Malos

      Un abbraccio

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