Maurizio Manzo: Mappamondo

Laura Knight, In for Repairs
*
quando si apre lo sguardo sulle periferie
pensi al degrado come a una cosa normale
alla banalità dell’inerzia che sviluppa
si moltiplica nel pensiero in prospettiva
se parti da lì non perdoni più il mondo
che diresti diverso dal tuo che sembra
non sprofondare come il tuo
nel buio appena fa sera
ma se arrivi dalla lineare di case
scomparsa crollate come fossero di sabbia
non hai abbastanza forza da immaginare
cosa accade alla mente per il loro
mondo sciolto come un cioccolatino
per i piccoli corpi disfatti in un urlo
interrotto che s’ingolfa di calcinacci
le travi il cemento armato violato
il ferro che viene fuori come frecce
o lance rivolte verso il cielo verso qualcuno
che si è distratto

*
l'andamento è come quando si scivola sul mare
o si srotola i sogni
sembri allegato a un destino
che presuppone l’annegamento
un itinerario confuso
negato improvvisamente
ciò che ottieni è presto tolto
dagli sguardi insistenti
hai la forza di tagliare le onde
come fa il vento spettinandole
ma la deferenza non serve
è una micia che genera mostri

*
possiamo anche discutere
sulla parola da usare
se è quella giusta
ma no che appartiene a un altro
significato più profondo
che mentre ce lo diciamo
la stessa saliva che sputa su un accento
schizza su una piana s’arrovella
su una sdrucciola si colora
di rosso in una tronca avrebbe l’odore
del sangue se non fosse tutto
così distante da distoglierci
perché le parole sono importanti
ma la vita lo è molto di più






5 risposte a "Maurizio Manzo: Mappamondo"

  1. “sciolto come un cioccolatino” o “sbriciolato come un cracker”, in ogni caso, si parla – non a caso – di similitudini di cibo.

    : ((((

    circa le “vertenze sterili”, non sarei così tranchant: da un lato, è indubbio che in tempi di neomalthusianesimo globale tutto ciò che è sterile o che isterilisce sia funzionale all’agenda delle élite, ma dall’altro lato non vedo quale strumento possa esserci di qualche aiuto oltre alla dialettica del discutere… (a meno di non pensarla come Bismark che scrisse: “non si fa la politica coi discorsi, la si fa solo con sangue e ferro“)

    non rinunciamo, dunque, a scrivere: non si può certo sfamare le “periferie” dell’impero a parole (in buona sintonia con gli *aiuti umanitari* che il gen’eroso mondo occidentale sta fingendo di erogare), ma con le parole possiamo “mettere in discussione” l’impero.

    : ))

    e dici bene: il capitalismo liberista globalizzatore è una *miccia* che genera mostri. e forse non è bene mettere in competizione la vita e le parole (l’una non è così divertente senza le altre e viceversa)

    un abbraccio sia a te che al tuo mappamondo (sempre chirurgico nella scelta “della parola da usare”).

    (la prima sezione mi colpirebbe maggiormente in prima persona singolare, rispetto a un “tu” generico, ma “vedi io”…)

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    1. Eh, le similitudini qualcuno dice che non si usano più…le “vertenze sterili” sono riferite ai dibatiti televisivi dove tutti sono esperti e dicono come e cosa si dovrebbe fare, ma sono d’accordo con te che non bisogna mai smettere di discutere e di scrivere di questi temi o meglio di questi inferni scatenati dal potere sulla pelle della gente.

      la prima sezione mi sembrava appunto più “coinvolgente” con questo “tu” generico…ma tu sei Malos e che te lo dico a fare.

      🙂

      Un caro saluto e un abbraccio.

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