“Chi scommette sulle parole si affida a un timoniere d’altri tempi; la bellezza della rotta disegnata in una successione di suoni è un buon esempio di come Federica Galetto cerchi spigoli taglienti in una curva morbida, portandosi dietro la speranza…” Stefano Colletti

*
Brucia l’infamia
Dell’arsura alle cime
D’alberi come verdi
Fiamme d’arsenico
Minori e dilatate
Nel sole un tramestio
Fa pungente l’aria
*
Brocche e acque
Ricucite nella bocca
Di quando estate ringhiava
Nervi al tramonto
Come tasselli impiantati
In una stella
Esplosa
*
Tralicci spinti
Lontano gli sguardi
Dei lampioni assetati
Le luci separano
Veglia e spasmi
Di migliaia di foglie
Che dormono
Stremate
*
*
Di quando mi guardavi
Oltrepassato il pozzo
D’occhi arresi sul fiume
Non briciole né stami
Conclusi e crepati
Certa del miracolo tr(amo)
Lunghissimi spolveri e deliri
Come lune disperse oltre
Il cancello
*
Ho raccolto la parola
Dei morti ridenti
Seduti si colorano
D’una strana nuance
Marron glacé sulle spalle
E bianchi avorio petulanti
Nel ripetere che si
Avrò il mio premio
Dopo cento giorni di
Galaverna
*
Mai ne ebbi
Abbastanza per ridere
Di quelle maree defluite
Di porti lucidi la notte
E sabbie ruvide per
Scortic(armi)ci il cuore
*

*
L’esatta aurora
Trasgredisce
Trilioni di anni malfermi
Se potessi salirei sulla spuma
A gridare all’onda
per un cucchiaio di sale
Asciutto sulle guance
(Torbido il chiarore del Tempo)
*
Me stessa e la Luce
Un singolare terremoto
Di fo(toni)
L’estuario del rosso
Fiori spampanati che
In(sorgono) e languono
Per dire che giaccio
E non mi alzo
*
*collages digitali ad opera di Federica Galetto. I suoi blog: La stanza di nightingale e La lepre e il cerchio
