Isabella Bignozzi: “Fermagenesi”. Nota di lettura Franca Alaimo

Bisognerebbe attingere alla lingua altra dello stupore e della purezza per commentare la vertigine di una scrittura tanto distante (solo i mistici ci regalano parole così oscure per troppa luce), e avere un paio d’ali angeliche per raggiungere il cielo in cui l’ autrice sale, guardando il miracolo del tempo prima del tempo, così come raccontano i versetti iniziali della Genesi, quando la Sapienza danzava nel vuoto gravido già di vita, quella destinata a battere senza fine nei cuori rossi di sangue e amore degli uomini, in un’eterna offerta sacra simile a quella di Cristo che mostra il suo cuore sul palmo della mano, irto di spine, gocciante, perché è il dolore “che insegna la carità”. È infatti la carità a fervere nelle radici nascoste degli alberi, nel “silenzio di frantumate corolle” che tuttavia rigermoglieranno, nelle bianche ossa dei morti che risorgeranno. Poiché, se nel mondo la musica dei cori angelici è sopraffatta dalla distonia e lo splendore della luce è offuscata dal grigiore, e gli uomini sbandano, avanzano “in pendenza fragile” e oscillano “nel separato che taglia, che urla”, tuttavia “un ago di luce che pronuncia l’essere di ognuno tacendo” trafigge e annuncia lo splendore del dopo. Per questo, nonostante le molteplici ombre che oscurano il mondo, Isabella Bignozzi può dire che “mai perduto è stato l’ amore”.
Il messaggio è luminoso e confortante. Ma non posso non immaginare tra quali spine l’autrice abbia dovuto avanzare, quali baratri intimi abbia dovuto indagare per raggiungere una tale tersità ed innocenza. Succede raramente, ma succede, che chi scrive trasformi il linguaggio in un fuoco votivo, in un purissimo, luminoso diamante. Isabella lo fa.   (Franca Alaimo)

 
 
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Isabella Bignozzi: Fermagenesi
 ANTEREM edizioni 2025
 
 
Fermagenesi -Isabella Bignozzi – ANTEREM edizioni 2025
 
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“Rossi erano i cuori, battenti, un attimo prima del mondo. Era una polifonia lo spazio che dirigeva il sogno, una fusione di reale, scenario sinfonico che puntinava dettagli di semicroma, tutti i capi reclinati sulla partitura, come calici irradiati da un’aurora di animale disciolto, muto nel bene, dorato di vita senza bordo, sempre su una riva di amore selvatico, che avvampava senza pensiero e senza margine,
 
le ottave aperte, le ariose corti
volteggiavano
i sipari nel vento
 

Interminato soffio che sopravvivi nella durata, una staffetta di fiati che ancora comincia l’acqua, come insisti linfa e di una trasparenza fletti il silenzio, t’inoltri come un’onda nell’atlantico, mentre chiara la luna è nostra sibilla di notturne infiorescenze, raccolte in sfera di fermezza frontale, in questi blu ripetuti, profondissimi nei millenni che saltano dal buio”.

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Isabella Bignozzi (Bologna, 1971) è una poetessa italiana.

In poesia ha pubblicato: Le stelle sopra Rabbah (Transeuropa 2021), Memorie fluviali (MC edizioni 2022), I bimbi nuotano forte (Arcipelago itaca 2024), Fermagenesi (Anterem Edizioni 2025), opera vincitrice della 38^ edizione del premio Lorenzo Montano. In prosa ha pubblicato: Il segreto di Ippocrate (2020) e Cantami o diva degli eroi le ombre (2023), entrambi editi da La Lepre Edizioni.

Ha tradotto il Salmo 131 per il Salterio dei poeti, volume realizzato per la cura di Roberta Rocelli e Davide Brullo in occasione del Festival Biblico 2025.

È presente con alcuni suoi testi poetici, saggi e interventi critici in diverse opere collettive e riviste letterarie. Insegna presso il Centro Astalli (Jesuit Refugee Service) di Roma.


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